Capitolo 32

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POV AARON

«Non ce l'ha fatta.»

Queste sono le parole del dottore, che mi rimbombano in testa da ormai una settimana. Non esco di casa, l'unico posto in cui vado è la piscina di casa mia.

Lei ci andava, a lei piaceva, per questo lo faccio.

Ho un vuoto dentro al petto, come una voragine che non vuole chiudersi e sistemarsi di nuovo...
E io non ho le forze di farlo, non lo faccio perché non ne ho voglia.

Le ore che sono stato lì in ospedale quella sera, le ore dopo, sono state piene di...nullla.

Il nulla, dentro di me non c'è più niente, ho smesso di piangere, non lo faccio più, non riesco, l'ho fatto per il primo giorno o due, ma poi basta...

Non vado nemmeno al suo funerale, dovrebbe esserci adesso, in questo momento, ma io sono qui fermo, che guardo l'acqua cristallina della piscina di casa mia.

Ricordando il giorno in cui ho fatto il bagno insieme a lei, la sensazione di felicità che provavo nel stare insieme...ogni volta che ne avevo bisogno mi rifugiavo da lei e ora...

Ora cosa ho?

Non ho più niente se non vuoto, vuoto e basta, papà non mi parla, non lo fa nemmeno Travis, non lo fa nessuno.

Solo Jody tenta di farlo, ma non parlo se non con monosillabi, a momenti non escono neanche quelli, dalle mie corde vocali.

Niente di niente, ho il nulla ovunque, in tutto il corpo non c'è niente, ho iniziato a fare incubi, e non mi piacciono.

Mi rendono nervoso, molto nervoso, ma non riesco a piangere comunque, l'unica cosa che faccio è stringere i pugni e guardarmi allo specchio sentendomi in colpa.

Sono stato io l'ultimo a stare insieme a lei, io e basta.

Una mano si poggia sopra la mia, giro il viso incontrando due occhi verdi, quelli di Jody, sorride, mostrandomi i suoi denti bianchi. «Come stai?»

Guardo di nuovo l'acqua, ma non tolgo la mano dalla presa di Jody. «Come al solito.»

«Sicuro di non voler andare?» Domanda.

Scuoto la testa in segno negativo, guardando poi la mia mano attaccata alla sua.

«Ci sono io per te, lo sai?» chiede guardando l'acqua ora, insieme a me.

Annuisco, sì certo che lo so, è con me da quando ne ho memoria, in realtà non me lo ricordo neanche più, penso da quando sono nato.

È sempre stato al mio fianco, sempre, non mi ha mai abbandonato, mai.

«Isabella sarà sempre con te, e lo stesso io, puoi contare su di me.» la sua voce bassa mi arriva forte e chiara, stringo la mia manina nella sua e chiudo gli occhi.

Con lui, mi sento un po' meglio di prima.


«Un parente di Naomi Calligan?» mi giro di scatto verso il dottore. La sua targhetta prende la mia attenzione, Novir, si chiama così.

Robert si alza di scatto dalla sedia e va davanti a lui, con affianco mio padre, e io mi avvicino. «Sono suo padre.» il dottore guarda la scheda clinica e poi lui.

Passa lo sguardo su tutti quanti, uno per uno e il mio cuore accelera di velocità, sta in silenzio un attimo, chiude gli occhi e io mi impanico un po'.

Un cuore in due: Stelle Gemelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora