Capitolo 34

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POV CLOE

I miei piedi si muovono da soli mentre la mano è ferma sulla pancia e l'altra è impegnata a stringere il pezzo di carta , che ho appena fatto vedere alla segretaria.

Il foglio della prenotazione. Il foglio in cui c'è scritta data ora e stanza dove farò quello a cui penso da giorni, in cui c'è scritto l'operazione a cui verrò sottoposta.

Ho un senso di colpa enorme che mi logora dentro, non solo perché non ne ho parlato con Jody, ma anche perché sto per uccidere una parte di me. Qualcosa che vive e cresce piano dentro la mia pancia.

Come previsto, mia madre non è stata contenta di sapere che volevo abortire, ha cercato di convincermi ma io ero dritta sulla mia idea e lei ha acconsentito, non ha potuto accompagnarmi, l'ha fatto solo quando sono andata dalla ginecologa ieri, che ha dovuto avvertirmi su alcune complicazioni e farmi qualche domanda per prepararmi a quello che sarebbe successo oggi.

Oggi, giovedì 23 Febbraio 2023, dirò addio a una parte di me.

Ho scoperto, dopo la visita di ieri, che sono incinta di un mese, come immaginavo, coincide con il periodo in cui io ho cambiato la pillola e l'ho dimenticata.

La ginecologa mi ha chiesto se avessi voluto tenere la foto dell'ecografia, ero tentata davvero, ma ho detto di no, perché mi avrebbe fatto cambiare idea.

Non ho neanche guardato il monitor mentre mi passava l'ecografo sulla pancia, mi è solo caduto l'occhio, cosa che mi ha costretta a stringere le palpebre più forte possibile, per contenere le lacrime.

Perché l'ho visto, ho visto quel puntino dentro di me, e ho cercato di reprimere l'impulso che mi diceva di dirlo a Jody e di tenerlo, ma non posso, non posso farlo.

Il senso di colpa mia sta logorando, certamente, e lo continuerà a fare sempre di più andando avanti con il tempo. E non so se lo racconterò mai a Jody, non lo so...so solo che non posso tenerlo, non adesso.

Lui ha un futuro da seguire e portare avanti e io ho il mio, sarebbe bellissimo tenere mio figlio, un bambino, ma non ora.

Non mi rendo neanche conto di essere arrivata nella sala d'attesa, al di fuori della stanza in cui devo fare l'operazione finché Naomi non posa una mano sulla mia spalla, per costringermi a sedere.

Mi siedo e cerco di fare respiri profondi per darmi forza, perché tra esattamente cinque minuti, dovrò essere chiamata per entrare in quella stanza dalla qui porta di colore bianco mi richiama.

La guardo, avendo un senso di nausea che si accumula di più dentro di me, perché il mio cervello sta lottando contro il mio cuore.

Il mio cervello, mentre guarda quella porta che determinerà il mio futuro e la mia relazione con Jody, mi dice di farlo, di entrare lì perché non posso fare questo a lui.

Non posso cambiare il futuro di Jody e non posso rischiare che il mio bambino viva con un solo genitore, o con genitori separati, perché mi convince che sarà così. Che ci lasceremo se lo venisse a scoprire...

Poi c'è il mio cuore, che mi spinge a girare i tacchi e correre via da questa stupida clinica e tenermi in grembo la cosa più bella che potrebbe mai capitarmi...e io non so più cosa fare.

Un cuore in due: Stelle Gemelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora