Capitolo 38

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POV NAOMI

Sono passati ormai 6 giorni da quello che è successo a casa di Aaron, e io non voglio ancora parlargli, cerco di non essere sempre negli stessi posti dove c'è lui.

Lo ignoro dopo quello che ha detto, ma è difficile.

Vuole parlarmi e io non ci riesco in questo momento, poi mi ha vista con Jack in quelle condizioni...

E se pensa che ci ho fatto sesso?

Cristo ma perché mi importa, è stato lui a dire quelle cose, e poi l'ha anche picchiato, era così arrabbiato...sbuffo e chiudo forte l'anta dell'armadietto.

Cloe sussulta, poi ispeziona il mio volto con i suoi occhi azzurri. «Hai intenzione di parlargli?»

La fulmino con lo sguardo e scuoto la testa in segno negativo. «Non ancora.»

Lei mi guarda male...non è d'accordo.

Secondo lei devo farlo, le sembrava veramente preoccupato ma io sono troppo arrabbiata per parlare con lui...ma soprattutto delusa.

Ci avviamo in classe e entriamo, vedo un ammasso di ragazze intorno al mio banco e quello di Cloe..
La mia espressione, da arrabbiata si trasforma in confusa, sono molto confusa.

Perché mai c'è così tanta gente intorno al mio banco? Più che altro sono ragazze, ragazzi non ce ne sono.

«Che belle, fortunata lei..» sento dire da una ragazza.

Alzo un sopracciglio dopo aver mandato un occhiata a Cloe, poi mi avvio li davanti e noto un mazzo di rose bianche, tenute insieme da del velo blu.

C'è un bigliettino infilato nel mezzo dei fiori, così lo prendo e lo leggo, anche se so già di chi può essere...

-Ti prego parlami, Stellina.-

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo per evitare di piangere qui davanti a tutti. «Di alla professoressa che sono in bagno e che non sto bene.» dico a Cloe.

All'inizio mi guarda in modo perplesso ma poi annuisce fissando il mazzo di rose ora nelle mie mani, sorride e io non guardo oltre.

Le do la schiena e cammino fuori dalla classe verso il mio armadietto, lo apro ficcandoci dentro il mazzo di fiori e poi richiudo tutto appoggiando la fronte al metallo freddo.

Sospiro e chiudo gli occhi.

Non voglio parlargli, in realtà è la mia testa che dice di no, se fosse per il mio cuore lo avrei fatto anche subito ma la mia testa vince sempre sul mio cuore, è come se azionasse un meccanismo di autodifesa per impedirmi di stare male... anche se forse non farebbe male.

«Ma guarda un po', alla fine vi siete lasciati tu e il tuo amichetto Aaron.» la sua voce profonda e cattiva mi fa venire i brividi di disgusto in tutto il corpo.

Spalanco gli occhi e mi giro di scatto verso Ryan. «No.» affermo in tono duro.

Assottiglia gli occhi neri e mi fissa appoggiato all'armadietto parallelo al mio. «Ah no?»

Stringo gli occhi in due fessure anche io, cavolo se sono arrabbiata. «Mi hai rotto il cazzo, Ryan. Non ti è bastato spararmi una volta, stuprarmi e farmi quasi violentare da un altro, no, tu devi rompermi i coglioni.» non mi sono neanche accorta di aver alzato la voce.

Ma non mi importa comunque, perché lui mi sta facendo impazzire.

Stringe la mascella alle mie parole e si avvicina lentamente, sto ferma non perché non posso muovermi ma perché non voglio farlo io questa volta.

Un cuore in due: Stelle Gemelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora