Capitolo 22

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POV NAOMI

Siamo a tavola e stiamo cenando. Più che cenando io sto giocando con il cibo.

Siamo qui da 2 giorni e non parlo ad Aaron da quella sera.

Cerco di evitarlo in tutti i modi, sono delusa da me stessa, mi sento in colpa.

Jody è venuto a parlarmi e mi ha detto che dovevo lasciare ad Aaron il suo tempo per aprirsi.
Mi ha raccontato che per lui stare con me è già un passo in avanti, fa fatica, perché non sa come comportarsi.

Non doveva neanche dirmelo, l'avevo già capito.

Ho esagerato e dare la colpa all'alcol non ha senso, è stata colpa mia. Dovevo controllarmi, non dovevo pensare che fossi io, però non mi ha dato nessuna spiegazione.

Dovrei prenderlo e parlargli ma non ci riesco, c'è qualcosa dentro di me che mi blocca, è la paura, ho paura di sbagliare qualcosa, di nuovo.

Cazzo non potevo starmene zitta? No no e no.

Perché sono Naomi Calligan e non riesco mai a starmene zitta.

Sono venuta qui per lasciarmi i problemi da parte e se ne creano degli altri, tra l'altro sempre per colpa mia.

È sempre colpa tua, e sarà sempre così.

Sbuffo talmente forte da far girare tutti nella mia direzione.

Arrossisco poco e abbasso di nuovo lo sguardo, guardando il cibo presente nel mio piatto.

Non ho proprio fame. «Jody, ti va di mangiare il mio piatto di pasta? Non ho fame.»

Mi guarda, non sapendo che fare «Sicura ?» chiede.

Annuisco e glielo passo.

Non sto mangiando bene in questi giorni. Si sta avvicinando il giorno della morte di mamma. Per questo succede, in più, la discussione con Aaron non ha aiutato.

Inoltre, tra poco, i primi giorni di Gennaio per la precisione, devo partire per andare a trovarla al cimitero. In Italia.

Non pensavo che quest'anno ci saremmo andati, ma papà mi ha avvisata qualche settimana fa, due settimane fa per la precisione. Si, lo so da due settimane, non l'ho detto ancora a nessuno.

Forse non l'ho fatto perché non mi piace parlarne, o comunque ricordare perché torno lì, di certo non è per una bella cosa ma...in parte lo è, bella intendo, è come se portassi memoria a mia madre, come se le dimostrassi ancora che le voglio bene.

Mi rigiro il bicchiere d'acqua in mano e bevo un sorso. Siamo praticamente tutti in silenzio, tranne per quelle poche volte che parlano Cloe e Jody.

Penso penso penso e penso, non faccio altro da 2 fottuti giorni. Il mio cervello sta per scoppiare, non ce la fa più, chiede pietà.

Mi alzo dalla sedia, per mettere il bicchiere nel lavandino e andare a farmi una doccia. Ne ho bisogno, di una bella fredda.

Sto per uscire quando una sedia striscia a terra, facendomi girare di scatto, spaventata a causa del trambusto creatosi.

«Mi sono rotta il cazzo, siamo venuti qui per divertirci, quindi ora, tu- mi indica con un dito- e tu- indica Aaron- parlate. E non provate neanche a dire di no.» okay, Cloe si è arrabbiata e non poco, il termine migliore sarebbe, infuriata.

È i piedi e a momenti le esce fumo dalle orecchie.

Jody si alza dalla sedia e le accarezza la schiena, per calmarla un po'.

Un cuore in due: Stelle Gemelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora