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«Dove stiamo andando di preciso?»
Hoseok aveva seguito Juliette in metropolitana. Bardato com'era si confondeva molto bene fra le decine di persone che affollavano quel vagone. Era l'ora di punta e avevano già cambiato treno due volte.
«Lo vedrai. Fidati, ti divertirai.»
«Come fai a esserne così sicura?» Lesse il nome della fermata successiva sullo schermo posto sopra le porte del vagone. «Mi stai portando in capo al mondo!»
Juliette si limitò a scrollare le spalle e si aggrappò alle maniglie che pendevano dal soffitto, prima di cadere di nuovo addosso al signore che dormiva, seduto lì di fronte.

«Vieni, dieci minuti di camminata e saremo arrivati.»
Seguì la massaggiatrice lungo le due rampe di scale che dalla stazione portavano all'aria aperta.
Il brusco incontro con l'aria fredda gli tolse per un attimo il respiro.
Il buio era già sceso sulla città e l'umidità era di quelle che ti penetrava nelle ossa.
Si coprì ancora di più con la sciarpa e si chiese cosa ci facessero in una zona tanto periferica di Seoul. Con ogni probabilità era la prima volta che ci metteva piede.
Lungo il tragitto Juliette si fermò a un banchetto a prendere due bevande calde. «Ci serviranno, vedrai.»
Hobi si chiese cosa avesse in mente. Nell'ultima ora si era pentito più volte di aver accettato il suo invito; la conosceva appena, chissà cosa voleva da lui.

«Siamo arrivati! Ta-daaaa!»
La giovane si fermò all'improvviso e roteò su sé stessa con un buffo balzo.
La zona era illuminata da alcuni lampioni e sembrava non esserci anima viva. Alla sua destra c'erano alcune altalene e uno scivolo, circondati da alberi e panchine e, alla sinistra c'erano lunghe lingue di cemento.
«Mi hai portato a un parco giochi?» le chiese Hoseok, con le mani in tasca e l'aria un po' scocciata. Gli aveva fatto attraversare tutta Seoul, sui mezzi pubblici e nell'ora di punta, per fare un giro sulle altalene? Il suo disappunto doveva essere piuttosto evidente.
«N-non è un parco giochi qualunque. Guarda!» lo spinse per il gomito.
Fece alcuni passi in direzione di quelle strane lingue di cemento e capì di cosa si trattasse.

«Un bowling?» Abbassò la mascherina dal volto: c'erano solo loro due nel raggio di un centinaio di metri, non correva rischi.
«Sì!» sorrise la ragazza, con entusiasmo.
«Non capisco...»
Juliette si spostò verso quello che sembrava un distributore automatico. «Funziona così: si mettono alcune banconote qui dentro e lì,» indicò una sorta di vasca, «escono i birilli e due palle per giocare, insieme a un ticket che serve per la riconsegna. Pensa, devo inserire anche i miei dati, perché ci sono furbi che in passato si sono tenuti tutto...»
La giovane digitava veloce sullo schermo touchscreen di fronte a lei.

«Beh? Che stai lì impalato? Mi aiuti a portarli?» gli chiese, con i birilli in mano.
Prese le due pesanti palle, e alcuni dei birilli, e la seguì incerto fino a una delle piste.
La osservò, tutta impegnata, posizionarli in fondo, sui segni appositi.
Gli venne incontro sfregandosi le mani per scaldarle. «Bene, chi comincia? Sasso, carta e forbice?»
Hoseok era perplesso; l'aveva seguita fino in quel posto dimenticato da Dio per giocare a bowling su una pista che... «Le piste da bowling sono di un legno trattato in modo apposito, per fare scivolare bene le palle... mi spieghi come si fa qua, sul cemento?»
Juliette sbuffò: «Senti, Hoseok, rilassati. Siamo qua per divertirci, non per vincere il campionato di bowling!»

Prese la palla blu, si chinò in avanti e con un movimento calibrato del braccio la lanciò in avanti.
La sfera roteò decisa verso i birilli, nonostante l'attrito della superficie irregolare, e ne fece cadere cinque.
«Niente male come primo tiro!» esultò. «Tocca a te.» Si spostò di lato per fare posto al nuovo giocatore.
Hoseok si sentiva un po' a disagio. Non aveva idea di cosa intendesse Juliette con "ti va di fare qualcosa di divertente" ma di certo non immaginava quello.
«Ormai sono qua. Proviamoci.» Prese la palla rossa e ne accarezzò la superficie, un po' consumata per via dell'attrito dovuto ad anni di gioco.
La lanciò verso i birilli ma questa, verso la fine del suo percorso, virò a sinistra e ne colpì solo uno.
«Aaah, accidenti!» si lamentò lui.
«Ahi-ahi, per ora sono in testa io!» esclamò soddisfatta la donna.
«Lo vedremo... Certo che potevi portarmi in un posto meno gelido» commentò, con un brivido.

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