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Tatiana era rimasta sorpresa quando aveva visto Chiara varcare la soglia dello studio.

«Oh mamma, e tu che ci fai qui?» aveva esclamato, lasciando la sedia e correndo verso la sua mentore.

«Sono qui in vacanza per qualche giorno e ho pensato di passare a farti un saluto.» Chiara si guardò attorno con un po' di nostalgia. Quello era stato il suo ufficio per diversi anni e notò come Tatiana non avesse cambiato quasi niente al suo interno: i mobili e le pareti erano rimasti gli stessi, l'atmosfera non era cambiata affatto.

«Ti avrei tolto il saluto, se avessi scoperto che eri venuta in Italia e non eri passata di qui» la minacciò l'ex allieva.

Parlarono un po' di come andava il lavoro, ricordarono aneddoti dei tempi passati e bevvero una tisana insieme.

«Ti sarò sempre grata di aver scelto me per continuare la tua attività qui» la ringraziò Tatiana.

«E chi altri avrei potuto scegliere? Sei stata una delle mie allieve migliori!» Si mise più comoda sul divano viola e un ricordo le riaffiorò alla mente.


Proprio lì, poco più di due anni prima, lei e Yoongi avevano fatto l'amore per la prima volta. Si sentì avvampare e si fece andare di traverso un po' di tisana.

«Oddio, ti direi di bere per fartela passare, ma è proprio quello che stavi già facendo» commentò Tatiana, dandole dei colpetti sulla schiena.

«A posto, a posto...» la tranquillizzò Chiara. Non riusciva a guardare nessun angolo di quella stanza senza rivivere quei momenti.

Ricordò come Yoongi le aveva tolto di mano la tazza fumante e l'aveva baciata, come l'aveva guardata mentre si spogliava e come aveva assaporato ogni centimetro della sua pelle; doveva trovare una via di fuga.


Tatiana stava sistemando delle schede di cartoncino in una grande busta.

«Che stai facendo?»

«Sono le palette delle clienti del Papillon di Cremona. Sai, ho fatto un evento con loro qualche giorno fa e devo andare a consegnarle, oggi sono un po' di corsa purtroppo» le spiegò rammaricata. La sua mentore era passata a trovarla e si trovava costretta, in pratica, a mandarla via.

«E se andassi io, a consegnarle, al tuo posto?» si offrì Chiara, d'istinto. Aveva un bel rapporto con Elisabetta, la proprietaria del Papillon, ed era più di un anno che non la vedeva.

«Ma figurati, ci mancherebbe!»

«No, no! Vado io. Così tu te stai qui tranquilla, continui il tuo lavoro e io vado a salutare Eli» ribadì la donna, prendendo la busta dalla scrivania.

Tatiana ringraziò la sua ex insegnante e l'abbracciò a lungo. «Sono così contenta di averti rivista! La prossima volta che tornerai, passa ancora.»


Come aveva immaginato, Elisabetta fu entusiasta di rivederla e l'accolse quasi saltellando.

La donna le offrì un caffè al bar di fronte e le chiese della Corea, della sua vita da "celebrità", e Chiara rispose in modo generico, senza entrare nei dettagli.

«Ah, un po' ti invidio,» confessò Elisabetta, «ho sempre sognato di visitare l'estremo oriente ma non ne ho mai avuto il tempo. E il lavoro come va? È tanto diverso da quello che facevi qui?»

«Un po' sì. Al momento sto seguendo due band. Il mio compito è quello di aiutare a ideare i concept per i loro comeback, a scegliere gli outfit, i tagli di capelli, il trucco, e così via. C'è sempre tantissimo da fare perché non stanno mai fermi, mai una pausa. Finito un lavoro ne comincia subito un altro!» raccontò, e con un po' di malinconia aggiunse: «Un po' mi manca lavorare con le persone comuni. C'era più varietà, mi piaceva ascoltare le loro storie, tirare fuori la loro personalità attraverso gli strumenti che offrivo.»

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