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Attorno a quel grande tavolo ovale erano seduti sette relitti.
Avevano assistito a tante riunioni in quegli anni, ma nessuna li aveva mai visti ridotti così.

Bang PD e altri due manager stavano illustrando la schedule del mese successivo, ma nessuno li stava ascoltando davvero.

Quello che era successo negli ultimi giorni aveva stravolto tutto e i sette amici non si erano mai sentiti così lontani l'uno dall'altro.

Seokjin aveva l'aria sbattuta di uno che non dormiva da giorni. L'aura gioiosa che lo aveva avvolto sembrava svanita e aveva lasciato spazio a un fumo denso e pesante.
Sembrava invecchiato di colpo, sotto il peso della preoccupazione.

Qualche giorno prima si era diffusa la notizia che Haemin era incinta. Non sapeva chi l'avesse spifferato ai media, ma era saltato fuori il nome dell'ospedale in cui la donna era seguita, con tanto di fotografie che la ritraevano con il ventre appena gonfio che si intravedeva da sotto un maglione.

Seokjin si era infuriato. Si era precipitato in Hybe alzando la voce contro tutti quelli che erano a conoscenza della gravidanza della moglie.
«Sei stato tu, eh? Io voglio sapere chi è stato!» aveva gridato contro un povero impiegato, mentre la vena sul collo gli si gonfiava.
«Calmo, Seokjin» era intervenuto Doyoon. «Non è detto che la notizia sia trapelata dai nostri uffici.»
«Ah, no? E da dove, allora?» Il cantante aveva il volto paonazzo dalla rabbia. «Haemin è stata seguita per strada, te ne rendi conto? L'hanno seguita in macchina! Mi ha telefonato in lacrime perché non sapeva che cosa fare. Non è questa la vita che le ho promesso e non fa bene né a lei né al bambino!» Aveva dato un pugno a un armadietto di metallo, che aveva traballato in modo pericoloso.

«Mi dispiace... cercheremo di tamponare la situazione...» Doyoon era un uomo buono e paziente, ma non aveva la bacchetta magica.
«Tamponare cosa? Ormai lo sanno tutti, anche in Africa!» Jin si era appoggiato, sconsolato, a un muro. Si prese la testa fra le mani e la scosse. «Volevamo aspettare a renderlo pubblico. Sono i primi mesi, i più difficili. Desideravamo viverli in tranquillità, invece no. Questa cazzo di vita me lo impedisce! Non posso essere un normale uomo che sta per diventare papà, no! Devo sempre guardarmi le spalle... sono stanco.»

Consolare Haemin non era stato facile, la giovane donna era terrorizzata. Per qualche anno aveva vissuto in gran segreto la sua storia con l'idol, e nonostante non fosse stato facile, era andata bene. Quando erano usciti allo scoperto da una parte era stato un sollievo, ma dall'altra si era trovata faccia a faccia con i lati negativi della celebrità.

Era stata insultata dagli haters, gente che nemmeno conosceva, che non sapeva niente di lei se non il nome e l'aspetto. Jin le era stato accanto, comprensivo, e l'aveva aiutata a non dare troppo peso a quei commenti crudeli.
Aveva detto addio alla sua libertà. Anche se poteva ancora andare in giro senza troppi problemi, sapeva che avrebbe potuto incontrare fan tossici che non avrebbero rispettato i suoi spazi.
Come Chiara detestava l'idea di andare in giro sempre accompagnata, e a volte se ne fregava, anche se doveva prestare sempre la massima attenzione.

Non si aspettava di certo, però, che la sua gravidanza diventasse di dominio pubblico così presto. Erano stati attenti, lo avevano rivelato solo a poche persone fidate. Com'era potuto succedere? Si accarezzò il ventre; la pancia era appena accennata, ma su una figura magra come la sua era evidente. Indossava sempre capi larghi, per mascherare, ma quei maledetti erano riusciti a cogliere il momento in cui il maglione aderiva al corpo.
Sospirò. Non voleva che il suo fagiolino subisse tutta quell'ansia. Doveva stare calma, doveva imporsi di essere serena; non voleva fargli del male.
Se la mamma è stressata, il nascituro lo sente, così le avevano detto più volte, e lei si sentiva davvero in colpa per questo.

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