43

61 9 9
                                    

Jimin era in coda per il check-in, affiancato da un manager; era importante evitare di destare troppa attenzione e interferenze da parte dei fan e dei giornalisti. Non volevano che quel momento speciale venisse rovinato da sguardi indiscreti, anche se sapevano che alla fine, qualcosa sarebbe trapelato comunque.

Una voce femminile interruppe i suoi pensieri. Jimin e il suo manager si voltarono, quest'ultimo pronto a difenderlo da eventuali fan invadenti.

«Mi scusi?» La voce supplichevole di una giovane ragazza attirò l'attenzione di Jimin. Lei lo guardava con occhi imploranti, il volto pallido e l'aria in preda al panico. «Può guardarmi la valigia per un momento? Ho un'urg... devo andare subito in bagno!» supplicò la ragazza, con un'aria disperata.

Jimin la guardò curioso, quasi divertito dalla sua richiesta insolita. «A dire il vero... » cercò di dire lui, ma la ragazza non gli diede il tempo di finire, consegnandogli la valigia e fuggendo verso i bagni dopo aver eseguito un rapido inchino.

Jimin e il suo manager si guardarono perplessi, poi scoppiarono a ridere.

«Credo che nemmeno sapesse chi sono» commentò Jimin, osservando il bagaglio che la ragazza aveva consegnato.

«Io credo che sia meglio così» rispose il manager, sollevato dal fatto di non dover cacciare via una persona in malo modo.

La fila continuò a muoversi, ma della ragazza non c'era più traccia. Jimin cominciò a provare una certa ansia; non poteva aspettarla per sempre e neanche portare con sé la sua valigia.

Guardava di continuo dietro di sé, sperando di vedere riapparire la giovane.

«Cosa possiamo fare? La lasciamo qui e avviseremo un'hostess» suggerì il manager, cercando di tranquillizzare Jimin, che cominciava ad accusare un certo nervosismo.

Il cantante, però, continuò a scrutare la folla in cerca della sconosciuta.

Mentre osservava il bagaglio, una normale valigia rigida di colore grigio, notò un portachiavi di feltro a forma di cane attaccato ad essa. Si chiese se la ragazza avesse davvero chiesto a un completo sconosciuto di controllare le sue cose. Dopo tutto, il suo volto era uno dei più noti al mondo, e anche se indossava una mascherina, era difficile passare inosservato.

Jimin notò che, sulla valigia, la ragazza aveva appoggiato un cardigan e, trascinandola avanti di qualche metro, questo si spostò, facendo cadere il passaporto.
Lo raccolse da terra, sempre più perplesso. Come poteva averlo lasciato lì? Doveva essere davvero urgente se era scappata via in quel modo. Stava bene?
Si rigirò il passaporto tra le mani, indeciso se aprirlo o meno. Non voleva violare la sua privacy, ma la curiosità era tanta. Voltandosi di spalle rispetto al suo manager, lo aprì.

«Kim Gayun...» mormorò.

Come se nulla fosse, ripose il passaporto sotto il cardigan. Il manager in realtà aveva visto tutto, ma fece finta di nulla. Non aveva voglia di riprendere il suo assistito, voleva solo poggiare il culo sull'aereo e rilassarsi un po'.

La fila continuava a scorrere, ma la ragazza non si faceva vedere. Jimin cominciò a preoccuparsi, ma non poteva rimanere lì a vegliare la valigia per sempre.

A un certo punto, udì dei passi veloci alle sue spalle.

«Grazie, grazie mille!» Gayun era tornata appena in tempo. Era carina, ammise Jimin fra sé.

«Scusatemi per l'inconveniente, non sapevo come fare! Mai più berrò caffè prima di un viaggio così lungo» disse, rivelando forse troppo sul suo malessere.

Jimin sorrise e le fece un piccolo inchino con la testa mentre si allontanavano insieme dal check-in. Mentre proseguivano, Jimin continuò a gettare occhiate alla ragazza. Sembrava davvero ignara del fatto che avesse lasciato i suoi bagagli in mano a una celebrità di fama mondiale.

Crystal Noodle SoupDove le storie prendono vita. Scoprilo ora