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Namjoon era senza parole: cosa poteva mai dire in una situazione del genere? Elsa era l'ultima persona che avrebbe mai pensato di incontrare lì, in Corea.

Era confuso, per non dire di più. Cosa ci faceva lì, quando l'ultima volta che aveva avuto notizie di lei era stato quando l'aveva allontanato in malo modo dalla sua vita?

Da allora erano passati mesi, ma i suoi sentimenti non erano del tutto risolti, e la sua presenza improvvisa gli riportava alla mente ricordi che pensava di aver dimenticato.

«Immagino che tu sia sorpreso di vedermi qui», disse la donna, con un po' di imbarazzo.

Namjoon si guardò attorno, quasi cercando una spiegazione o una scappatoia. Dove diavolo era finito Jimin? Ora Elsa però era lì, di fronte a lui, e doveva affrontare la situazione.

«Non capisco» ammise lui, cercando di mantenere la calma, anche se dentro di sé era un turbine di emozioni.

«Mi dispiace per questa apparizione così improvvisa. Non sapevo come avvicinarti dopo tutto quello che è successo tra di noi» ammise Elsa, visibilmente a disagio e tormentata.

Namjoon incrociò le braccia, un po' sulla difensiva. Non sapeva bene cosa pensare o cosa aspettarsi da questo inaspettato incontro.

«Volevo chiederti scusa» proseguì Elsa, cercando di guardarlo negli occhi ma struggendosi di imbarazzo. «Sono stata davvero ingiusta con te, e tu non meritavi tutto quello che ti ho fatto passare.»

Il rapper rimase in silenzio, cercando di processare le parole di Elsa. Era sconcertato e al contempo toccato dalla sua ammissione.

«Quindi, hai fatto un viaggio di almeno dodici ore solo per scusarti? È un po' una sceneggiata, non trovi?» disse Namjoon, cercando di mantenere le distanze.

Elsa abbassò lo sguardo, e con voce quasi sommessa, rispose: «Dopotutto, anche tu ti sei precipitato a Edimburgo, no?»

Namjoon si interruppe, senza poter replicare. Doveva ammettere che anche lui, in qualche modo, aveva agito in modo impulsivo, mesi prima, seguendo il suo cuore senza pensarci troppo.

«Perché sei qui? E cosa c'entra Jimin in tutto questo?» chiese lui, cercando di dare un senso a quella situazione surreale.

Elsa sorrise appena e spiegò che, arrivata a Seoul, avrebbe voluto cercarlo per parlargli, ma non sapeva come avvicinarlo dopo tutto ciò che era successo. Così, con l'aiuto di Chiara e Jimin, avevano cercato di organizzare un incontro speciale.

«Dovevo immaginare che ci fosse lo zampino di Chiara... e quello di Jimin» concluse Namjoon, che cominciava a collegare le cose.

«Spero tu non sia troppo infastidito e mi dia l'opportunità di parlarti», disse Elsa, con uno sguardo colmo di speranza.

Il rapper, sebbene avesse voglia di fare il prezioso, di tenerla sulle spine e farle capire quanto l'avesse fatto soffrire, si trovò incapace di farlo. La curiosità di sapere perché lei avesse attraversato l'intero globo lo stava divorando più dell'orgoglio ferito.

«Parla» le ordinò, con tono serio. Fece alcuni passi e si appoggiò a una balaustra che si affacciava su uno strapiombo, godendosi nel contempo la splendida vista.

Elsa lo raggiunse e prese fiato prima di parlare. «Ho soffocato i miei sentimenti per così tanto tempo che a un certo punto non sapevo più cosa fosse reale e cosa no. Ho vissuto una realtà che non era la mia perché avevo paura. Non sono come Chiara, che segue il suo cuore senza preoccuparsi troppo delle conseguenze... io ho sempre dato la priorità alla ragione.»

Namjoon notò le mani di Elsa stringere forte la ringhiera di legno, la sua recente manicure, e le mani piccole ma graziose.

«Mi dispiace» ammise con un sospiro. «Pensavo veramente che fosse la cosa giusta da fare.»

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