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«Yoongi l'ha già visto?» chiese Jimin a Chiara, ponendole una mano sulla spalla.
Hobi non poteva vederla in viso, ma le sue spalle curve lo fecero preoccupare.
«Come faccio? Oddio...» sospirò.

«Che succede?» intervenne Hoseok, camminando verso di loro.
«No, è che...» cominciò a parlare Jimin.
«Ho fatto un casino!» lo interruppe la donna, voltandosi di scatto verso il rapper.

«Oh, cazzo!» Hoseok rimase a fissarla impalato.
«Sono orrenda, vero? Sono un mostro! Sembro il pesce pulitore, quello che si attacca al vetro dell'acquario con quella bocca a ventosa...» gesticolò col suo solito fare esasperato.
«No, dai... non è così male» provò a rassicurarla lui, con tono poco convinto.
Alle spalle della donna, Jimin non riusciva a trattenere una risata.
«Non è vero» piagnucolò lei, che quasi faticava a muovere le labbra.
Si nascose il viso fra le mani e scosse la testa.
Jimin l'abbracciò alle spalle e le diede un bacio sul capo.

«Perché lo hai fatto?» le chiese a bruciapelo Hoseok, che si era seduto di fronte a lei. In quella saletta della Hybe c'erano solo loro tre, per il momento.
«Hai idea di cosa voglia dire avere quasi quarant'anni ed essere circondata, ogni fottuto giorno, da gente che potrei aver partorito io?»
«Io lo so...» sussurrò Jimin.
«Tu zitto, che Madre Natura non solo ti ha baciato, ma ti ha letteralmente inondato!» lo redarguì lei.

Hobi le sorrise con dolcezza e Chiara continuò a sfogarsi.
«Qua sono tutti giovani, bellissimi e perfetti. Non sono adatta a stare qui, circondata da tanta bellezza. Io, con questa faccia, lavorerei per aiutare gli altri a tirare fuori la loro bellezza? Non sono credibile.»

Hoseok si appoggiò allo schienale della sedia e osservò la donna di fronte a lui, coi connotati stravolti dai filler intradermici.
A lui piaceva così com'era, al naturale. Non aveva bisogno di omologarsi.
«Penso che tu sia credibile proprio perché sei te stessa» esordì.
Jimin annuì e aggiunse: «Per noi sei sempre stata bellissima.»

«L'hai fatto solo per questo motivo?» incalzò Hobi.
«Beh, sì... all'incirca. L'altra sera, alla festa post Mama, mi sono sentita un pesce fuor d'acqua. Sono qui da quasi un anno, ormai, e la gente mi ha sempre guardata male; alla festa, poi, Yoongi parlava con tutte queste idol perfette e io mi sono sentita una vecchia badante. Prima o poi si renderà conto anche a lui che io...»
«Piantala di dire cazzate!» la rimproverò il rapper.

«Comunque, non avevo intenzione di diventare così» si indicò il viso gonfio. «Sono stata dal dermatologo solo per un consulto. Volevo solo sapere se c'era qualche trattamento per ridefinire l'ovale.»

Hoseok incrociò le braccia al petto. «Fammi indovinare: ti ha detto che la tua pelle è orribile, che se non corri subito ai ripari ti crollerà la faccia, che dovresti fare questo, questo e quest'altro perché dimostri sessant'anni, e così via.»
La donna annuì, con gli occhi lucidi. «Proprio così. Mi sono fatta prendere dal panico e mi son fatta iniettare filler su tutta la faccia.»

I due amici scossero la testa.
«Ascolta, Chiara: cercano di metterti paura così tu compri i loro trattamenti. Qui in Corea è così, sono superficiali e lo sai. L'aspetto esteriore è tutto e non concedono a una persona neanche di avere una ruga o un brufolo. La realtà è che non hai bisogno di tutti questi trattamenti, perché non hai rughe e sì, hai trentotto anni, che sarà mai?»
Hoseok aveva ragione. In Corea la chirurgia estetica era come andare dal parrucchiere in Italia; era una cosa ordinaria, ma per Chiara doveva essere stato uno shock sentirsi dire quelle cose. I medici cercavano di allarmare i pazienti così che si sottoponessero a più trattamenti, anche quando non erano necessari.

«E così Yoongi non lo sa? Non ti ha vista?»

La donna scosse la testa e spiegò che era andata alla clinica quella mattina stessa.
«Non è mica nel suo studio?» domandò il rapper.
«Sì, è lì» confermò Jimin.
«E se ti accompagnassimo da lui, così fa un po' meno paura?» propose Hoseok, porgendole la mano.
Jimin le sorrise e le porse anche la sua.
La donna si coprì il viso con la mascherina, come aveva fatto per il resto della giornata, usando la scusa di un raffreddore, e afferrò le mani amichevoli di fronte a lei.

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