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«Dai, parlaci tu, lo sai che io faccio fatica con l'inglese» bisbigliò Taehyung a Namjoon, passandogli il suo cellulare.
Il leader lo guardò stranito. Anche se non era fluente come lui, ormai si faceva capire bene; forse era il contesto a metterlo in ansia e a fargli dimenticare ciò che conosceva, o forse aveva paura di ciò che poteva sentir dire dall'altro capo del telefono.

Dopo il suggerimento di Jin, Tae si era attivato; voleva ricostruire i fatti di quella notte parigina.
Forse non lo avrebbero aiutato a riconquistare Yunseo, ma lo avrebbe aiutato capire i suoi errori. Era assurdo soffrire per una cosa che non ricordava! Quel fatto aveva rovinato la sua vita e quella della ragazza che amava, doveva quanto meno fare chiarezza.

Dopo diversi tentativi era riuscito a ottenere il numero di telefono di quell'attore americano con cui aveva condiviso la serata. Si era sentito davvero imbarazzato.

«Ciao, sono Kim Taehyung, ti ricordi di me? V dei BTS» aveva esordito, con voce sommessa, tanto che l'uomo gli aveva chiesto di ripetere perché non aveva capito.
«Ah, certo, come potrei dimenticarmi? Sei ormai più famoso di me! Mi fa piacere risentirti. Quella volta sei sgattaiolato via dalla camera senza salutare, come una vera rockstar» ridacchiò l'attore.

«Sì, ecco, mi dispiace» fece una risata innaturale, che risultò quasi grottesca.
Rimasero in silenzio qualche secondo.
«Scusami, come mai mi hai chiamato? Non voglio sembrare maleducato, ma...»
«Sì, hai ragione, perdonami. Io... ricordi per caso come si chiamavano le ragazze che erano con noi?» Tae voleva sprofondare. La voce e le mani gli tremavano e camminava su e giù per casa, con Yeontan che faceva lo slalom fra le sue gambe facendogli il solletico col pelo morbido e rischiando più volte di farlo cadere.
«Una me la ricordo, Katie, ho anche il suo numero, ma l'altra non ho idea di chi fosse, mi dispiace... perché?» chiese con tono curioso e divertito. «Vuoi forse recuperare il tempo perso, eh?»
«Io...» esitò il cantante.
«Non preoccuparti, non racconterò a nessuno di quella notte, la tua reputazione resterà intatta. Allora, vuoi il suo numero?»
«S-sì, grazie.»
Tae osservò il biglietto su cui si era appuntato il numero della ragazza e cominciò a respirare in modo affannato. Avrebbe potuto fare più domande all'attore, e cominciare a fare chiarezza sulla vicenda, ma si era sentito così in imbarazzo che non aveva osato.

Era rimasto per due giorni con quel biglietto sul tavolo della cucina. Più volte aveva digitato il numero sul display del telefono, ma non aveva mai chiamato; altre aveva cominciato a scrivere un messaggio, che non aveva mai inviato.

Un pomeriggio Namjoon era passato a trovarlo, dopo aver visitato una mostra poco lontana dal palazzo in cui viveva Tae, e quest'ultimo aveva vuotato il sacco.
Il leader lo aveva ascoltato in silenzio, a volte strabuzzando gli occhi e quasi strozzandosi con il vino che stavano condividendo.

«Ma che è successo in questo periodo? Jin e l'esposizione mediatica, Yoongi e Chiara che si lasciano o Dio solo sa cosa sono quei due adesso, io che mi faccio mandare a 'fanculo da Elsa...»
«Tu cosa?» chiese Tae, preso alla sprovvista.
«Niente,» sospirò il rapper, «lascia stare. Quindi? Cosa aspetti a telefonare a questa Katie?»

Tae si inumidì le labbra e si sistemò i capelli mossi. «Non lo so.»
«Dai, ci sono qua io come supporto, se serve! Forza» gli porse il bigliettino con un sorriso.
«E se...?»
«Forza!»
Tahyung guardò titubante lo schermo del telefono e Namjoon glielo prese dalle mani.
«Cosa fai?» gli chiese, vedendolo digitare qualcosa sullo schermo.
«Faccio partire la telefonata...»
La faccia di Tae divenne una maschera di terrore.
«Sta squillando.» Namjoon gli lanciò il telefonino con un sorriso soddisfatto.

«Oddio, oddio... e adesso? C-ciao?»
«Chi parla?» rispose una voce femminile dall'altro capo del telefono.
Namjoon gli fece cenno di mettere il vivavoce.
«Sono... Kim Taehyung, V dei BTS, ti ricordi di m-me?» Le mani gli sudavano così tanto che il telefono rischiava di scivolargli dalle mani.
«Certo! Come potrei dimenticarti? Come stai?»
A quanto pare si ricordavano tutti, tranne lui, constatò.
«Be-bene, e tu?» Era così nervoso che a Joon veniva da ridere.
«Benone, in questo momento sono a Tokyo per un servizio fotografico, non siamo lontanissimi!» Katie sembrava molto rilassata.
«Ah, bene, almeno non ti ho disturbata in un orario per te assurdo... o forse stai lavorando?»
La ragazza rispose che si stava rilassando con un cocktail nella sua camera d'hotel.
«Bene...» Tae lanciò un'occhiataccia a Namjoon che gesticolava nella sua direzione, incitandolo a chiederle di quella notte.
«Come mai mi hai cercata?» gli chiese lei, non capendo il motivo della telefonata.

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