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«Potrò vedervi in tv?» chiese Juliette, mentre massaggiava la pianta del piede destro di Hoseok.
Esibirsi ai Mama, anche se non era più una novità, era sempre un evento importante per la band.
Avevano ripassato la coreografia del loro ultimo singolo per settimane, studiato ogni parola che avrebbero pronunciato, e l'ordine in cui disporsi sul palco e red carpet; ogni cosa doveva essere perfetta e nulla era lasciato al caso.

Chiara era stata molto presa in quei giorni: oltre ai loro look, si era occupata anche dei TXT e delle New Jeans, che avrebbero presenziato alla cerimonia. Era così stanca che, una volta a casa, non voleva più sentir parlare di abiti o trucco.

«Conosci la nostra musica?» le chiese Hobi, mentre godeva del massaggio rilassante.
«C'è qualcuno che non la conosce? Vi ho anche visti in concerto, qualche anno fa, a Parigi» ammise con naturalezza.
«Davvero?» Hobi si tirò su, poggiandosi sui gomiti.

«Stai giù!» gli ordinò la ragazza. «Sì, ci ho portato una mia cugina, regalo di compleanno.»

Hobi sorrise e si sdraiò nuovamente. «Non me l'hai mai detto.»
Juliette scrollò le spalle; non le sembrava un'informazione vitale da condividere, del resto, a parte durante le sedute, si erano visti solo una volta.

«E ti siamo piaciuti?» Il rapper era curioso. Non gli capitava spesso di parlare con qualcuno che li aveva visti dal vivo, senza far parte del loro entourage o della categoria "vip".

Juliette passò ad impastargli l'addome piatto, con le mani intrise di oli essenziali profumati.
«Beh, noi eravamo sedute piuttosto lontane dal palco e vi vedevamo per lo più dagli schermi. Non ti dico il casino per trovare i biglietti: sembrava di partecipare a Squid Game!» scosse la testa, ricordando la fatica fatta.
Hoseok fece una smorfia. La massaggiatrice non gli sembrò troppo entusiasta.

«Siete stati molto bravi, comunque, non preoccuparti. Mia cugina era così su di giri!» lo rassicurò.
«E tu?» Tirò su leggermente il capo per vedere la sua espressione.
«Mi sono divertita molto! Il talento, senza dubbio, non manca a nessuno di voi» ammise.
«Però non sei un'Army» puntualizzò Hobi.
Juliette fece senso di diniego con la testa. «Non ho approfondito troppo la vostra discografia, anche se ho diversi dei vostri brani nella playlist di Spotify.» Gli prese una mano e tirò leggermente le dita, per poi massaggiargli i polpastrelli.

Le chiese quali fossero i suoi preferiti.
«Mic Drop, mi piace ballarla mentre faccio le pulizie di casa,» ridacchiò, «poi Fire, Spring Day e Ugh!»
Hobi scoppiò a ridere. «Ti sto immaginando mentre riordini e canti: "Did you see my bag? Did you see my bag?"»
Anche Juliette rise di gusto e, per qualche secondo, fece finta di cercare un'ipotetica borsa a ritmo di musica.

«Qual è il tuo cantante, o band, preferito in assoluto?» Se non era un'Army, allora cosa?
La ragazza ci pensò su qualche secondo. «Mmmh, forse Camille Dalmais.»
Hoseok la guardò confuso; non aveva idea di chi stesse parlando.
«È una cantautrice francese che sperimenta molto. Pensa, un decennio fa, forse più ormai, aveva inciso un album in cui gli strumenti musicali erano ridotti all'osso. La maggior parte dei suoni erano prodotti con la voce, la sua e quelle dei membri della sua band: battiti di mani, pernacchie, versi, colpi sul petto, dita che si sfregano... »
«Tipo musica a cappella?» tirò a indovinare Hoseok.
«No, no!» lo interruppe lei. «È qualcosa di diverso, devi sentirlo! Se mi dai il tuo numero ti giro un link.»

Al silenzio dell'uomo, Juliette ritenne di doversi giustificare: «Tranquillo, non lo venderò alle fan psicopatiche. Altrimenti dimmi tu dove posso inviartelo. Lo invio a Olga così lo gira a te?»
Hobi, che si stava rivestendo, si riscosse. «No, tranquilla, ti lascio il mio numero, mi fido.»
Osservò i tratti esotici della massaggiatrice. Fino ad allora si era dimostrata una persona affidabile. Mal che fosse andata, avrebbe cambiato numero per l'ennesima volta.
Tutte le volte che le sasaeng scoprivano i loro contatti, toccava cambiarli.

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