Le lezioni terminano alle quattro del pomeriggio.
Non ho più incontrato il ragazzo del sogno, né Julian Moss, se non in un breve momento all'ingresso della mensa scolastica. Nella mia testa ho deciso di soprannominarlo faccia d'angelo. Credo che questo nome gli si addica parecchio.
Decido di prendere il bus per il ritorno a casa, e magari fermarmi in un minimarket che ho intravisto all'andata per prendere un paio di ingredienti e sorprendere mia madre di ritorno dal lavoro con una delle mie cene last minute. Ho voglia di qualcosa che possa darmi conforto, sono emotivamente a pezzi e non ho ancora capito quali siano le conseguenze dell'aver strappato il mio nastro per capelli via dalle mani di Evie.
Credo che da ora in poi sia meglio mantenere un profilo basso.
Il sole è ormai prossimo a sparire oltre l'orizzonte e l'aria è freddissima. Vedo una nuvoletta uscire fuori dalla mia bocca tutte le volte che respiro. Il cellulare nella tasca della mia giacca vibra e mi ricordo solo in quel momento di averlo con me.
Il display si accende: 10 messaggi non letti, tutti da parte di Alina.
"Allora?! Raccontami!".
"Non tenermi sulle spine, Nina Harper! Hai attivato il radar per i ragazzi carini?!".
Sorrido e senza quasi accorgermene mi viene in mente lui. Faccia d'angelo.
"Nina Elizabeth Harper, esigo una risposta, ora!".
Il resto dei messaggi è simile ai primi letti, la mia migliore amica sa davvero essere insistente quando vuole.
Esco dal giardino della Grand Chilton e raggiungo la fermata dell'autobus, che si trova accanto un cartellone pubblicitario con una luce led. È il primo segno di modernità che noto da quando ho lasciato il taxi questa mattina.
Decido di non far aspettare Alina più del dovuto e compongo il suo numero nell'attesa dell'autobus. Il cellulare squilla due volte prima che la mia amica riesca a rispondere.
«Sto morendo di curiosità», esordisce come sempre nel suo tipico tono melodrammatico.
«Come posso farmi perdonare?» le chiedo.
«Raccontami tutto per filo e per segno! Com'è la famosa Grand Chilton?!».
«Alina, prima di tutto la scuola è famosa solo nella tua testa. E poi, per rispondere davvero alla tua domanda... beh, mi sento come se fossi appena tornata da un viaggio nel 1805» ammetto con una punta di umorismo e un sorriso che la mia amica non può vedere, ma che sono sicura abbia avvertito.
«Oh mio dio, una vera accademia... dalle foto dev'essere un sogno camminare in quei corridoi, in quelle stanze piene di scaffali, con l'odore dei libri e una melodia suonata al pianoforte» commenta con voce sognante.
«Pianoforte?! Non ti sembra di esagerare?».
«Niente affatto! So che avete una sala per le discipline musicali con almeno due pianoforti a coda e le arpe... le arpe! Ti rendi conto?».
Alina è ufficialmente fuori controllo.
«Stalker» le ripeto per metterla a tacere.
«Nina, mi manchi, qui è una noia mortale senza di te» sento la sua voce diventare di colpo seria. Non rispondo, continuando a guardare dritto di fronte a me. Le luci all'interno del giardino della scuola si sono accese. Cerco di immaginarmela di notte, avvolta nell'oscurità e un brivido si scatena improvviso alla base della mia schiena.
«Hai incontrato qualcuno per cui valga la pena spendere questi cinquanta dollari in piano telefonico per chiamate internazionali?» mi chiede Alina, dopo essersi ricomposta dal suo piccolo momento nostalgico.
STAI LEGGENDO
Dark Academy - L'accademia oscura
ÜbernatürlichesI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...