La professoressa Sarah Lewis è seduta nel suo ufficio e mi guarda dall'altro lato della sua scrivania. La stanza è molto piccola, e il fatto che ci sia una libreria su ogni lato contribuisce a rendere lo spazio ancora più angusto. Trovarlo non è stato semplice. L'Accademia può sembrare una struttura piccola se la si osserva da fuori, ma al suo interno è possibile trovare una miriade di piccoli edifici, tutti circondati da un giardino sconfinato. Ha persino una serra e un campo da calcio. Ho scoperto che faccia d'angelo fa parte della squadra di calcio della scuola.
Ovviamente, sarebbe stato strano il contrario, non credi?
La mia voce interiore è sempre più acida, forse perché mi ostino a non ammettere l'effetto che Julian ha su di me.
L'ho visto correre dall'altra parte del recinto, proprio mentre mi affrettavo a trovare l'ufficio della professoressa Lewis. Le sue guance erano di nuovo rosse, come la prima volta in cui l'ho osservato. I nostri sguardi si sono incontrati per un secondo o due, poi Julian si è voltato dall'altra parte, continuando ad allenarsi.
Allora adesso ci evitiamo, è così? Perfetto.
La mia mente non ha potuto fare a meno di lanciargli questa provocazione, a cui però Julian non ha reagito, facendomi sentire ancora più stupida. D'altronde, me lo merito. Sono stata io a scappare, a non volergli dire la verità sul mio potere.
«Signorina Harper, che bello poterla finalmente conoscere di persona».
La voce squillante della professoressa mi distoglie dai miei pensieri. La donna mi scruta con i suoi occhi piccoli che le spesse lenti degli occhiali rendono ancora più minuscoli. Indossa un cardigan beige e un paio di pantaloni dello stesso colore. Il taglio dei suoi capelli biondi mi ricorda molto quello della principessa Diana negli anni novanta. Dal modo in cui ha pronunciato il mio nome si direbbe che non sia davvero poi tanto contenta di vedermi.
«Anche per me, professoressa Lewis. Purtroppo ci sono stati degli imprevisti, e quindi non ho potuto organizzare con lei l'orario definitivo delle lezioni» dico, sperando così di aver individuato il motivo della sua avversione.
La donna socchiude gli occhi per scrutarmi meglio, poi incrocia le braccia e si allunga verso di me.
«Mi dispiace deluderla, ma i suoi occhioni dolci non servono a nulla, non riuscirà a convincermi così facilmente» replica.
Diamine, un osso duro.
La tentazione di dirle tutto mi attrae, ma in questo modo aggiungerei "pazza" alla lista di aggettivi poco lodevoli che la professoressa sembra tessere nella sua mente mentre mi guarda.
«Capisco» mormoro con fare remissivo.
«Qui alla Grand Chilton non si fanno sconti. Capisco il desiderio di sua madre di darle la migliore educazione possibile, e in questo proprio non posso biasimarla. Ma quel posto all'accademia, Harper, se lo deve guadagnare».
Mando giù il boccone amaro, annuendo decisa.
«Cercherò di non assentarmi più».
«Ho già attivato un protocollo di recupero lezioni e ho aggiunto delle attività extracurriculari a cui dovrà partecipare» continua la donna, dopo aver spostato la sua attenzione su un fascicolo. Sollevandolo, noto le iniziali del mio nome stampate sulla copertina rilegata in pelle rossa. N.H.
«Ho già iniziato l'analisi del romanzo di Johann Wolfgang von Goethe che ci ha assegnato e non vedo l'ora di presentare il progetto ultimato» continuo, adottando il mio tono di voce più convincente e ignorando il dettaglio che dovrò presentarlo proprio con Julian. Riuscirà la mia mente a sopportare la sua voglia di voler scoprire tutti i dettagli che ho omesso finora? È una domanda a cui non voglio rispondere ora, ma sento che nasce per accrescere la mia ansia, proprio adesso che dovrei trasmettere sicurezza in me stessa.
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Dark Academy - L'accademia oscura
ParanormalI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...