Capitolo 26 - Foto di famiglia

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La casa della famiglia Moss è situata a Roundhaye, un quartiere periferico di Ladby sul pendio di una collina. Da qui è possibile apprezzare tutto il panorama della città e il prato è così rigoglioso da sembrare finto. Mi ricorda quella scena del film Edward mani di forbice, in cui il protagonista arriva in questo quartiere americano perfetto.

È il primo appuntamento con Julian per il progetto di letteratura e sono molto nervosa. Sono passati due giorni dall'incidente in biblioteca e le voci in classe hanno raggiunto livelli epici, arrivando a ipotizzare le teorie più strampalate. Quella della rissa fra me ed Evie è la più gettonata, e la prova più inconfutabile è proprio l'ambulanza che si è precipitata nei giardini dell'accademia.

Solo noi cinque conosciamo la verità. Io, Julian, Elliot, Evie e Lucilla.

Certo, verità è una parola alquanto sopravvalutata in questo caso, ma almeno sappiamo quello che non è successo.

C'è però un'altra sensazione che si fa largo fra le mie sinapsi, ed è molto più fastidiosa.

Io non sono all'altezza.

Non sono abbastanza brillante, non aspiro a ottenere il livello di Julian. Il mio obiettivo all'accademia è la sola e unica sopravvivenza. Ma a guardare la facciata bianca e rossa della villa a tre piani con un'elegante "M" di ferro sul cancello d'ingresso e a immaginarmi il momento in cui gli antenati della famiglia Moss l'hanno innalzata con fierezza, mi si stringe un nodo allo stomaco.

È qui che vivono i padri fondatori, ed è da questa schiera di villette in collina che hanno visto la città crescere e l'accademia nascere.

Okay, Nina, è solo un lavoro di gruppo... Julian è solo il tuo compagno di classe.

L'opera di alto convincimento prosegue per tutto il tragitto che impiego dal cancello alla porta d'ingresso. Per raggiungerla devo salire qualche scalino completamente ricoperto da rosse foglie secche, che mi spingono a cercare l'origine di questo meraviglioso mosaico autunnale. Lo ritrovo sui rami ormai quasi spogli di un acero che sembra piegarsi verso la villa, come in un inconscio desiderio di raggiungerla. Mi soffermo sul portico, una perla architettonica ricca di dettagli, dalle colonne piene di ornamenti floreali alla selezione di piante su vasi appesi, che dondolano appena al lieve fruscio del vento. Guardo il dondolo riposto in un angolo strategico della veranda, da cui è possibile apprezzare al meglio il panorama. Sospiro, immaginandomi seduta lì a perdermi fra le pagine di un romanzo avvincente e a farmi cullare dal soffio del vento.

Basta temporeggiare e basta sognare, mi intima la mia voce interiore.

Premo il campanello e nell'attesa il nervosismo cresce. La gola si fa secca e i palmi delle mani iniziano a sudare più del dovuto.

Dall'altra parte della porta arriva il suono inconfondibile di passi precipitosi che scendono le scale in legno. Conosco troppo bene questo scricchiolio, è il rumore che mi accompagna tutte le volte che scendo o salgo le scale della mia nuova casa qui.

La porta viene aperta all'improvviso e uno spostamento d'aria fa sì che alcune lunghe ciocche rosse si muovano leggiadre attorno al viso di una Evie Moss alquanto sorpresa di vedermi qui.

«Oh, sei tu» mormora.

I nostri sguardi studiano il nostro abbigliamento e in effetti devo ammettere che è strano vederla per la prima volta in abiti casual. Evie indossa un paio di jeans larghi neri e una maglia color senape a collo alto che le fascia ancora di più la vita stretta. I capelli sono sciolti e hanno l'odore di uno shampoo che ha probabilmente fatto da poco. Con un gesto meccanico passo una mano sui miei jeans blu e la mia giacca in tweed. Evie è decisamente impeccabile e la sua perfezione è una condanna per i comuni mortali come me. La cellulite, i rotoli sopra la linea dei pantaloni, le cosce che sfregano l'una contro l'altra. Tutti splendidi particolari che lei non avrà mai il piacere di conoscere.

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora