Capitolo 51 - Alina

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«Alina è riuscita ad accedere al programma di scambio culturale della scuola, e fra tutte quelle disponibili ha scelto proprio l'Accademia qui a Ladby! Non sei contenta?».

Mia madre batte le mani davanti la mia faccia e fa fatica a riprendere fiato. Deve aver percorso gli ultimi metri che la separavano dal Marial Dress correndo a perdifiato.

«Tu lo sapevi?».

Il mio tono di voce vomita tutta la mia confusione. Sono ancora qui, davanti al vestito del futuro, quello che probabilmente indosserò al Samhain e alla mia migliore amica che fino a un attimo prima ho immaginato a diverse migliaia di chilometri da qui.

Alina annuisce senza riuscire a trattenere una risata. Ho sempre amato l'effetto che mi fa, così leggera e sbarazzina, è impossibile non farsi contagiare. Ma adesso non posso che guardarla come se fosse un fantasma.

«Volevo farti una sorpresa, Ninì. Ci sono riuscita, no? Dovresti vedere la faccia che hai!».

«Certo che sapevo tutto» si intromette mia madre, quasi all'unisono, «sono andata a prenderla all'aeroporto di Edimburgo io stessa».

«Quindi non eri al laboratorio, oggi?».

Mi sento una stupida mentre pongo queste domande, ma è davvero più forte di me. Sposto lo sguardo su Alina: anche lei ha l'aria affaticata, deve aver trascinato la sua valigia a velocità sostenuta per raggiungere questo posto.

«Devo scappare, ho lasciato l'auto di Mark in doppia fila e questa volta rischio davvero grosso. Ci vediamo a casa, va bene?».

Alzo gli occhi al cielo. Perché la nostra auto non è ancora qui? A pensarci bene, però, non avere ancora un mezzo di trasporto proprio è l'unico motivo, oltre il lavoro, che la tiene ancorata a lui.

Mia madre ignora il mio sguardo accusatore e si allunga per stamparmi un bacio sulla fronte. Nascondo l'imbarazzo camuffandolo con un gesto sbrigativo della mano, che agito come a dirle di fare in fretta, per evitare le conseguenze dell'abbandonare quella brutta imitazione dei transformers che Mark si ostina a chiamare "auto" nelle strette vie del centro.

«A dopo, ciao» mormoro.

«Salve signora Harper, è un piacere immenso conoscerla».

Mia madre si volta verso la voce che le ha rivolto la parola. È Lucilla. Alle sue spalle, Evie fa un breve cenno del capo, continuando a rovistare lungo una fila di abiti appesi di fronte a lei. Lo fa in modo distratto, un'espressione indefinita striscia sul suo viso perfetto. Sembra a disagio e per un attimo penso alla sua di madre, persa nei meandri di una dimensione assurda come Onis.

Le mancherà.

Il pensiero che la mia mente mi presenta ha il potere di distrarmi.

Non mi accorgo della richiesta silenziosa di mia madre a fare le dovute presentazioni e qualche istante di troppo trascorre silenzioso fra noi.

«Oh, ecco, mamma queste sono Evie e Lucilla, le mie compagne di scuola» biascico con poca convinzione.

«Ciao ragazze, il piacere è tutto mio».

Mia madre si sofferma a studiarle dietro il suo solito sorriso di circostanza, ma non le rimane molto tempo e allora inizia a indietreggiare per non perdere di vista la sua meta, l'uscita del negozio. Rischia così di scontrarsi con un manichino alle sue spalle, che Alina si appresta a salvare poco prima che questo inizi la sua rovinosa discesa verso il pavimento.

«Ops, che sbadata, a dopo Ninì, vi passo a prendere, okay? Niente segreti, ricordatelo».

Mia madre mima le ultime parole e io la fulmino con lo sguardo. Non sono più una bambina e non voglio che mi tratti come tale. Con la coda dell'occhio osservo la reazione delle mie compagne, ma non noto nient'altro che il sorriso sognante di Lucilla.

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora