Il professor Noordman è seduto dietro la sua scrivania.
Sulla superficie del legno scuro e rigato campeggia un considerevole disordine fatto di libri e fogli sparsi. La carta domina sulla tecnologia, perché copre anche l'intera superficie di un computer fisso, un modello così vecchio che dubito di aver mai visto dal vivo. Forse in qualche foto di mia madre, quando era una studentessa negli anni novanta. Osservo i diversi post-it attaccati in fila lungo il bordo del monitor e quando l'uomo mi rivolge la parola sono ancora distratta da tutto il caos che mi circonda. Il vecchio magazzino di periferia nel quale siamo odora di polvere e umidità.
«Allora cara... come stai?» mi chiede.
Oggi indossa una giacca in tweed che lo fa sembrare molto più vecchio di quanto non sia.
Il suo aspetto mi ricorda molto il professor John Keating nel film l'Attimo fuggente.
«Molto meglio, grazie... ma sono preoccupata».
Oggi è il mio ultimo giorno di vacanze forzate e da domani tornerò fra i banchi della Grand Chilton.
Julian Moss, che è arrivato esattamente un minuto dopo di me, fa una smorfia divertita. È seduto sulla poltrona accanto, ha le gambe accavallate e la divisa della scuola perfettamente in ordine, come sempre. Lo fulmino con lo sguardo.
«Nina ha notato una certa somiglianza fra te e Robin Williams» mormora in tono divertito.
«Julian, smettila» dico a denti stretti, «oppure me ne vado».
Il professore ci guarda con un'espressione esterrefatta sul suo volto.
«Voi... potete leggervi nella mente?».
«In realtà solo io posso, e solo con Nina» precisa il ragazzo, passandosi un dito sulle labbra.
L'uomo si agita alla ricerca di un volume fra quelli che ha intorno a sé. Ne afferra uno dalla copertina piena di polvere e ne soffia via un po', per poi aprirlo. Julian si sposta accanto a lui.
«Tutto questo è stupefacente... non vedevo un fenomeno del genere da tantissimo tempo».
«Da tantissimo tempo?» chiedo, cercando di captare più informazioni possibili. Sia il professore che faccia d'angelo mi ignorano, sono troppo intenti a sfogliare il libro e a leggerne velocemente il contenuto. L'odore delle pagine ingiallite arriva fino alle mie narici.
«Credo che l'iniziazione sia avvenuta tramite un demone della fazione Shinri» spiega il professore Noordman. Ha la fronte corrugata e si preme più volte gli occhiali sul naso.
«Almeno questo spiegherebbe la vostra compatibilità e il controllo della mente che eserciti su di lei», conclude l'uomo.
Julian Moss si passa una mano fra i capelli biondi, che ricadono sulla sua fronte sottoforma di leggeri boccoli.
«Ma... io non posso più entrare in Onis e il mio potere non appartiene a questa dimensione», replica.
Il ragazzo torna a guardarmi, sa che sta per scatenare una reazione in me che vale la pena ascoltare.
Onis.
No, non posso permettere che i flashback mi tornino in mente. Non posso pensare a nulla che possa ricondurmi a quella dimensione. Un dettaglio della vecchia villa Black sfugge però al mio controllo: è l'immagine della me stessa del futuro. Chiudo gli occhi e inspiro l'aria con forza, mentre tento di cacciarla via.
«Come diavolo hai fatto a entrare?» tuona Julian. Improvvisamente mi sovrasta, e il suo volto è a un palmo dal mio.
«Jules... che cosa succede?» chiede il professore con voce preoccupata, sollevandosi dalla sua sedia d'ufficio. Il suo tono di voce nei confronti del ragazzo è cambiato. È molto più confidenziale, come se la loro formalità iniziale non fosse nient'altro che una copertura.
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Dark Academy - L'accademia oscura
ParanormalI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...