Capitolo 24 - Il tuo potere

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Lucilla Hans entra nella sala d'aspetto dell'ospedale Hopevale.

Abbiamo raggiunto questo posto nell'auto del preside Bennet. Il viaggio più lungo e imbarazzante della storia. L'uomo ha voluto accertarsi che anche noi due stessimo bene, e durante il tragitto ha ipotizzato di tutto, dall'isteria di gruppo a una perdita di monossido di carbonio. Elliot ed Evie sono stati trasportati in ambulanza, e ora si trovano entrambi in una stanza di osservazione, in cui i loro parametri vitali vengono monitorati.

La sala d'attesa ha il classico odore di clorexidina, un disinfettante spesso usato in questi luoghi, così come nei laboratori in cui giocavo da piccola, quando mia madre doveva fare gli straordinari e non c'era nessuno a cui affidarmi.

L'ospedale di Ladby è molto piccolo e le stanze sono tutte dipinte di un lilla acceso. L'ultimo rinnovo del mobilio sembra essere stato negli anni novanta e tutte le finestre hanno delle orribili tende color cachi. La luce del sole risplende ancora e attraversa i vetri, mettendo in risalto le macchie delle molte piogge degli ultimi giorni.

Lucilla ha legato i suoi capelli corti in una piccola coda bassa e si è tolta la giacca della divisa, legando le maniche attorno alla vita. Anche la mia giacca è riposta sul bracciolo della sedia, e il mio braccio è esposto. Forse questa stanza è l'unico luogo in cui non sarebbe inusuale vedere qualcosa del genere, e immaginarsi la serie di eventi che mi hanno trascinata qui, ad aspettare un parere dei medici. Ovviamente nemmeno le fantasie più sfrenate potrebbero raggiungere la verità. Lucilla stringe nelle mani due bicchieri di carta da cui esce un fumo denso. È del tè nero, e allunga uno dei due bicchieri verso di me. Nel farlo noto che la sua mano sta ancora tremando.

Anche io sono molto agitata, ma cerco di soffocare questa emozione. Tutti i miei sensi sono in allerta e cercano di captare attraverso il vetro ogni dettaglio, ogni minimo cambiamento che avviene fuori da lì, nella stanza del monitoraggio. Per ora ci sono solo un paio di infermiere che amministrano la terapia e chiacchierano tranquille fra di loro.

«Stai bene?», mi chiede Lucilla.

Okay, forse non sono poi così brava a soffocare le emozioni. Oppure Lucilla Hans è molto più abile a captare gli stati d'animo di quanto pensassi.

Con lei sento di poter abbassare le difese. Non è come con Julian o Evie, Lucilla non forza mai nulla ma aspetta che sia io a fare il primo passo.

«Non proprio», dico con un sospiro. Bevo un sorso di tè, e il suo calore è in grado di placare per un attimo il nodo che sento stretto in gola.

Lei mi osserva per qualche secondo senza dire nulla, poi si guarda intorno per capire se c'è qualcuno che potrebbe sentirci. In sala d'attesa ci sono solo due anziani signori seduti a diversi metri di distanza e uno di loro rischia di assopirsi con la faccia sul giornale aperto.

La ragazza lo nota e con la sua spalla mi sfiora il braccio per attirare la mia attenzione.

«Ladby è una città così tranquilla che a volte il giornale locale ha sbattuto in prima pagina delle notizie assurde», mi dice con un mezzo sorriso.

«Tipo?» le chiedo.

«Tipo la storia di un cane che ha cercato di mangiare ventisette paia di guanti».

Non riesco a trattenere un sorriso. Lucilla ricambia, e poi torna a sorseggiare il suo tè. Restiamo così per un po', senza dirci nulla, ma facendoci compagnia in questa situazione surreale.

«Ehi...» dico poi dopo qualche minuto, «se ti ho spaventata, mi dispiace... nemmeno io so che cosa sia successo».

Evito di guardarla mentre le confesso questo. So che se lo facessi mi bloccherei. Non è facile parlare di quello che mi sta succedendo.

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora