«Siamo bloccati» sentenzia Elliot, dopo essersi passato una mano fra i capelli.
Avrei dovuto immaginarlo, forse. Sapevo che fidarsi del rituale di Lucilla sarebbe stato rischioso, che in fondo la formula non era bilanciata.
Elliot fa una smorfia indecifrabile, poi si guarda intorno preoccupato. Forse è alla ricerca di Gyles, di cui però si sono perse tutte le tracce.
"Non è lui che mi preoccupa, ma quello".
L'indice punta in alto, verso il cielo pieno della sostanza verde smeraldo che lo scontro con il Monlor ha generato.
"Mio padre non ha fatto altro che mettermi in guardia da questo. Con il rituale del 1985 questa dimensione è diventata instabile e i più forti sono rimasti qui. Sono diventati i mostri che alimentano Onis. Più restiamo qui e più questo processo sarà difficile da controllare".
Elliot mi guarda la ferita. L'escoriazione è aperta in più punti. Il sangue esce lentamente e sembra più scuro, quasi nero.
«Come fai a esserne sicuro?» chiedo.
«Anche il mio potere cresce, è più forte che mai. Prima che tu diventassi una Shinri, aveva raggiunto un livello simile; era diventata una specie di maledizione. L'eccesso mi ha portato a sentire le voci dei mostri, a viaggiare dentro Onis a velocità sempre maggiore. Ma era anche un'arma a doppio taglio, un rifugio e una prigione. Dentro di me sentivo che a poco a poco sarei rimasto qui per sempre».
«Ma non è successo» quasi lo interrompo, tanta è la voglia di contraddirlo.
«Non è successo grazie a questa» il ragazzo mi afferra il braccio ferito, «sei stata tu a liberarmi».
Chiudo gli occhi, adesso sono ancora più frastornata. Torno con la mente al ricordo del nostro primo incontro, al momento in cui ho accettato il mio destino superando la soglia e aprendo la finestra. Mi sembra ancora di sentire la sua voce, quell'urlo gutturale, quasi disumano. Penso a quello che sarebbe successo se non ci fossimo mai incontrati. Forse non lo avrei mai conosciuto. Elliot sarebbe scomparso, come Gyles o peggio si sarebbe trasformato in un'entità di sola oscurità, un involucro di rimpianti e paure, un parassita della mente come il Monlor.
«Ti ho salvato» mormoro incredula.
«Io invece ti ho maledetto».
Un'ombra passa sul suo volto mentre pronuncia queste parole.
«Questa non è solo una maledizione» replico.
La mia mano cerca il suo viso per accarezzarlo. Elliot piega la testa di lato, preme la guancia contro il mio palmo e socchiude gli occhi. Faccio lo stesso, concentrandomi sulle sue sensazioni. Le nostre energie affiorano in superficie e si intrecciano di nuovo, annodandosi strette. Conoscono il modo di danzare insieme, di diventare una cosa sola. Sento la paura di Elliot, lo sgomento al pensiero di non poter lasciare Onis. Lascio che senta le mie emozioni, voglio che si fidi di me. Decido di sfruttare questa nuova ondata di potere per provare a rompere in qualche modo il rituale. So che Elliot percepisce le mie intenzioni, la sua stretta è più salda, i suoi occhi rimangono chiusi, concentrati. Non dobbiamo temere il vento se le nostre radici sono salde, ben piantate per terra come adesso. Da lontano, da un punto indefinito del giardino in cui siamo, sento le voci concitate di Evie e Julian.
«Ce l'avevi promesso, Hans, Nina deve tornare».
L'immagine sfocata del volto di Evie mi arriva in un lampo. La fronte è corrugata, le sottili sopracciglia rosse sono aggrottate. Mi guarda con cupa preoccupazione, un'espressione che non le ho mai visto dedicarmi.
«Ho studiato il rituale in ogni particolare, è impossibile che ci sia stato un errore».
La voce di Lucilla tradisce tutta la sua ansia.
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Dark Academy - L'accademia oscura
ParanormalI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...