Capitolo 11 - Testare il limite

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«Nina, sicura che quella sia davvero solo una bruciatura?».

La domanda di mia madre è lecita, e avrei dovuto pensare a una scusa da usare con lei, ma la corsa trafelata fino a casa è stata utile solo a regalarmi una scarica di flashback su Julian, Elliot, Evie e Lucilla.

Ladby è davvero un posto strano, sicuramente il più bizzarro in cui sia mai stata.

«Mamma... io...»

L'espressione del suo volto si rabbuia, mia madre è una ninja quando qualcosa non va, e non c'è mai il tempo di trovare le parole giuste prima che lei scopra tutta la verità. La bruciatura ha ormai conquistato buona parte del petto e la sua ramificazione si estende alla base del collo. È impossibile nasconderla.

«Ehi, fammi dare un'occhiata».

Mia madre abbandona lo strofinaccio con cui si è appena asciugata le mani e si avvicina per ispezionare il mio braccio, ancora coperto dalla divisa ormai bagnata a causa dell'umidità della sera. Io indietreggio e il movimento non passa inosservato. La guardo irrigidirsi e sollevare di nuovo le sue iridi nocciola nelle mie. È dagli occhi che la gente intuisce il nostro legame madre—figlia, perché sono praticamente identici.

«Nina, stai bene?».

Eccola lì, la domanda che rompe gli argini. Sto tremando, il dolore è ormai così forte da lasciare traccia di sé a ogni respiro e a ogni movimento.

Vorrei solo tornare indietro nel tempo e non aver mai messo piede alla Grand Chilton. Vorrei non aver mai incontrato faccia d'angelo, né Elliot e quell'abisso nei suoi occhi.

«No» mormoro infine, in un singhiozzo strozzato. Le ginocchia cedono e cado per terra, in lacrime. Mia madre si tuffa accanto a me e mi stringe a sé. Il suo calore e il suo odore sono come una carezza, mi fanno sentire al sicuro, e così mi lascio andare al pianto.

«Ssh, non fare così, mi spaventi... dimmi che cosa c'è che non va».

Vorrei tanto poterlo fare, ma l'ordine dettato da quella voce sconosciuta riecheggia nella mia testa, è come se fosse stata marchiata a fuoco.

«Non lo so, mamma, davvero».

«Non ti piace qui? Ti hanno di nuovo presa in giro per il tuo peso?».

Le domande sono così distanti da quello che davvero mi sta succedendo, che scoppio in una risata isterica. Mi sfilo con rabbia la giacca e tiro via la camicia. Il dolore vince su tutto, perfino l'imbarazzo. Mia madre resta a bocca aperta.

«Oh mio dio... che diamine ti è successo?».

Non credo che abbia mai visto qualcosa del genere.

Ho paura a guardare quello che è successo alla mia pelle, il dolore mi basta per capirne la gravità.

Trattengo un conato di vomito e socchiudo gli occhi.

«Nina, dobbiamo andare in ospedale... credo che questa sia una bruttissima infezione».

La sua voce trafelata non fa altro che aumentare le fitte al braccio.

«No, mamma... mi serve solo un po' di riposo».

"Certo, quello eterno" commenta acida la mia voce interiore.

Muovo le gambe per sollevarmi ma mia madre è irremovibile, e mi trattiene lì per terra con lei.

La sua mano freddissima si sofferma per qualche secondo sulla mia fronte.

«Ma tu scotti, hai la febbre! Chiamo Mark, la sua auto è arrivata oggi, ci faremo accompagnare in pronto soccorso da lui».

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora