Ho mandato un messaggio a Julian Moss.
Non credevo che questo sarebbe mai successo, ma sono stata io ad avergli scritto per prima. Fra due giorni dovremo consegnare il lavoro di letteratura e sono nel panico più totale. Molti aspetti del carattere della professoressa Lewis mi fanno pensare che sia molto esigente, e io non posso rischiare di beccarmi un'insufficienza da lei. Non dopo l'incidente della biblioteca e non dopo essermi assentata per più di una settimana. Da come i professori mi parlano in classe, ho capito di dover davvero rigare dritto adesso. Non posso rischiare. Non con questo progetto di letteratura, non in questa accademia.
È da quando ho premuto il tasto invia che controllo lo schermo del telefono a intervalli regolari di circa venti secondi. Tra una sbirciata e l'altra, torno a rileggere qualche pagina del romanzo che ho lasciato aperto sul comodino accanto al mio letto. Ho un problema, però. Più rileggo il messaggio e più mi sembra patetico.
"Ciao, sono Nina. Ti va di vederci per un ripasso generale?".
La chat vuota, con quel singolo messaggio inviato, è ancora più deprimente. Mi sono pentita di avergli scritto ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Mi soffermo qualche istante sull'immagine del profilo di Julian: è la foto di gruppo della squadra di calcio della Grand Chilton. Cerco nella foto i tratti angelici del suo volto, ritrovandoli in basso a sinistra. Julian è in ginocchio e indossa la divisa bianca e verde, con lo stemma della scuola all'altezza del cuore. Ha uno sguardo placido, quasi distaccato, come se non gli interessasse davvero essere lì.
La scritta online sotto la sua foto compare all'improvviso e io spengo immediatamente il display del telefono, lanciandolo ai piedi del letto sul quale sono rannicchiata in posizione fetale. Sono felice di essere dietro lo schermo. Qui il suo potere non può raggiungere i miei pensieri.
La vibrazione del cellulare arriva attutita a causa del piumone, ma è il chiaro segnale che una risposta da parte sua sia appena arrivata. Spero per un secondo che invece sia solo un aggiornamento da parte di Alina: anche lei si sta preparando per un test di matematica cruciale e negli ultimi giorni abbiamo dato il via a una nuova tradizione: studiare insieme in videochiamate di diverse ore al giorno in cui non ci diciamo davvero mai nulla di nuovo, ma che ci servono a riempire il vuoto che la distanza ha creato. La sua voce, però, non è la stessa di sempre. Alina sembra avercela ancora con me per aver dimenticato il suo compleanno e io non ho ancora pensato a un modo per farmi perdonare.
E il premio amica dell'anno va a...
Il telefono vibra di nuovo, interrompendo la mia trafila di pensieri e sensi di colpa.
Sì, magari è solo Alina e un altro dei suoi "posso chiamarti?".
Mi siedo a gambe incrociate e afferro il cellulare per riaccendere il display. I due messaggi di Julian mi colpiscono come un pugno in faccia.
"Ciao Harper".
Resisto alla tentazione di alzare gli occhi al cielo. Non ho mai capito questa usanza di usare il cognome per riferirsi a qualcuno. E poi, a dirla tutta, questo è il nome con cui tutti identificano mia madre: la famosa biologa Harper, appunto.
Io sono Nina.
Nina e basta.
Sposto lo sguardo sul secondo messaggio e per un attimo tutto si ferma.
"Sono lì tra dieci minuti".
Decisamente troppo pochi per raggiungere la mia casa da Roundhaye a piedi o con l'autobus. L'immagine di Julian sul sedile posteriore dell'auto guidata dal suo chauffeur Laurence campeggia al centro di tutti i miei pensieri, un sottile metodo che la mia stessa mente ha architettato per mettere in risalto quanto io sia capace, a volte, di perdermi in un bicchier d'acqua.
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Dark Academy - L'accademia oscura
ParanormalI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...