Capitolo 29 - Compromessi

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«Wow Bambi, la sfiga ti perseguita».

Evie Moss osserva il collare con cui sono stata dimessa dal pronto soccorso qualche giorno fa, dopo l'incidente in autobus. Per fortuna i dottori non hanno rilevato nessun danno permanente, ma il livello di ansia che questo evento ha sbloccato in mia madre è altissimo. Non è stata ancora identificata la causa dell'incidente. La versione dell'autista è la seguente: qualcosa di non ben definito ha attraversato la carreggiata all'improvviso. La stranezza dell'evento non mi stupisce affatto.

La mia mente mi riporta di continuo al bacio con Elliot. È successo davvero? Non riesco a capacitarmene. Forse è tutto frutto del potere subdolo di Onis.

Vorrei che nulla di assurdo o paranormale mi accada ancora, così ho deciso di concentrarmi sullo studio e sul progetto assegnatomi dalla professoressa Lewis: gestire insieme a Lucilla ed Evie la biblioteca della scuola. Per questo oggi ci siamo date appuntamento qui. Ho bisogno di circondarmi di cose reali, attività normali in grado di tenere la mia mente occupata.

La mia compagna di classe è già seduta dietro il bancone della biblioteca, una massiva struttura in legno su cui campeggia un computer fisso che sembra essere qui dagli anni novanta. L'odore della polvere mi pizzica le narici e mi fa trattenere uno starnuto.

«Lasciamo perdere, grazie» replico dopo essermi ricomposta.

I nostri sguardi si incrociano per qualche secondo e il ricordo dell'ultimo giorno in cui entrambe siamo state qui mi colpisce con tutta la sua forza. Non voglio ricordare, ma è più forte di me. L'immagine di Evie in procinto di svenire, con le pupille iniettate di sangue e rivolte all'indietro in modo così innaturale mi disturba.

Per fortuna è proprio la sua voce a riportarmi al presente.

«Bene, Hans è già in ritardo, io me ne vado», dice riferendosi a Lucilla. Non so quale sia l'origine di questa usanza, ma qui alla Grand Chilton tutti si chiamano utilizzando solo il cognome. La ragazza si porta la tracolla piena di libri alla spalla, alzandosi in piedi.

«Ma sono solo le tre e cinque» protesto, prendendo posto sulla sedia accanto a lei, «dalle almeno altri cinque minuti».

Evie alza gli occhi al cielo, tornando a sedersi con fare melodrammatico e sbattendo la spalliera della sedia contro una libreria. I libri esposti al suo interno tremano appena. Passano alcuni secondi di nulla, in cui non ci diciamo niente. Osservo la sala della biblioteca, al momento completamente vuota a parte noi. I tavoli per lo studio riposti paralleli al centro della stanza mi ricordano di Elliot e di quando, quel giorno, l'ho visto seduto all'angolo di uno di questi mentre sfogliava un libro. Dovrei cercarlo nella realtà, ma non ho il coraggio di parlargli. Ho paura che sia di nuovo schivo, distante... che non sia lo stesso Elliot che sto imparando a conoscere dentro Onis.

«Allora... mio fratello, eh?» riprende Evie. Non riesce proprio a mascherare il tono malizioso della sua voce, anche se avverto che lo vorrebbe tantissimo celare dietro una spessa dose di antipatia.

Sospiro.

«Dobbiamo finire il progetto di letteratura».

«Sì, certo Bambi... certo» mi risponde, soffocando una risatina.

Non la sopporto proprio quando fa così e sto per articolare una risposta abbastanza acida da tenerla lontana da questo argomento per un po', ma Lucilla si precipita all'interno della biblioteca con fare trafelato, distogliendo così la nostra attenzione dal discorso.

«Scusate, sono in ritardo, lo so. Avevo bisogno di cinque minuti per controllare la temperatura dell'acqua in serra».

Lucilla mi lancia un breve sorriso mentre abbandona la sua borsa sul bancone e si piega sulle ginocchia per riprendere fiato. I capelli neri le incorniciano il volto delicato, che ora è tutto rosso dallo sforzo di aver attraversato l'intero giardino dell'accademia.

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora