Epilogo

377 31 49
                                    


C'è un'oscurità nuova intorno a me.

Non è il buio delle palpebre chiuse poco prima di addormentarmi, la docile penombra che si trascina dietro gli ultimi pensieri confusi del giorno e cerca di metterli in ordine senza mai trovarci un senso logico.

Non è nemmeno il buio dentro Onis, anche se ha i contorni simili, quasi sfumati. Indefiniti. Come quando sei sull'orlo di un dirupo e non riesci a vedere la sua fine.

La tenebra intorno a me si appiccica alla pelle, è vischiosa e rallenta i movimenti.

Cerco di sollevare la mano per portarla davanti il viso: voglio osservare la ferita, capire se questa è tutta opera sua. Anche se ormai lo so, che è tutta colpa sua. E mia.

Al buio però si aggiunge solo altro buio.

Una sensazione di vuoto mi agguanta, sfilacciando le trame della realtà e facendomi passare attraverso di esse.

Così però mi porta ancora più in basso, come in una specie di fondale. Da qui la pressione esterna è fortissima, così tanta che il petto e il cranio potrebbero implodere.

«Mamma?».

Una voce allarmata si disperde nel vuoto, creando un riverbero esagerato. Ci metto un po' a capire che appartiene a me. Ha un tono così misero e patetico che mi viene voglia di vomitare.

«Elliot?».

Nessuna risposta.

«Julian? Alina?».

Non succede niente. Capisco però che al vuoto piace assorbire questi lamenti.

Lo intuisco dal modo in cui l'eco mi danza attorno: è un preambolo dolceamaro, poi l'onda viene risucchiata per sempre, lasciandomi di nuovo qui da sola con il buio. E me stessa.

Forse questo è solo un modo di morire. 

Ce ne sono tanti, ma questo è il mio.

Forse è meglio lasciarmi andare, fondermi con tutta questa oscura nullità.

Ma proprio quando penso di poterci riuscire, quando credo che l'ultimo brandello di ricordo stia per dileguarsi cancellandosi per sempre, diventando della stessa materia che permea lo spazio attorno a me, da qualche parte un sussurro riempie i miei timpani. Non è una voce sola, è più un insieme sinistro di lamenti, proprio come i miei.

Ma più profondi, urgenti, nefasti.

Non è facile capire che cosa mi stiano dicendo, ma lo ripetono di continuo, così tanto che insieme ai riverberi il tutto si trasforma in una melodia dal ritmo inquietante.

Nina. Nina. Nina.

Non posso dimenticare, non sono capace nemmeno di questo.

Ci sono i mostri a ricordarmelo. 

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora