La sala della musica oggi ha un aspetto diverso dal solito.
Il tramonto ha dipinto il cielo di sfumature arancioni e rosate. Un fascio di luce rossa illumina la stanza, creando un piacevole contrasto con il resto del mobilio e degli strumenti musicali fatti di legno scuro e laccato di nero.
Guardo il pianoforte a coda e penso alla prima volta in cui ho messo piede in questa stanza. È stato, a pensarci bene, solo un paio di settimane fa. La mia vita è così movimentata adesso che mi sembra passata un'eternità. Si sta pericolosamente avvicinando alla trama di un episodio di Love & Hate, il drama preferito di mia madre.
Sorrido di questo pensiero e del fatto che io sia arrivata per prima all'incontro indetto da Evie. Oggi non avrei davvero la forza necessaria a sopportare i suoi giochetti mentali e sostenere una discussione su quanto sia importante essere in orario, mi potrebbe spedire davvero al manicomio. I sogni dentro Onis sono sempre in grado di regalarmi lunghi e spossanti mal di testa. La lezione di letteratura della professoressa Lewis ha solo contribuito a rendere le fitte alla tempia ancora più forti. O forse è solo il pensiero che il lavoro di coppia con Julian abbia una scadenza sempre più vicina, chissà.
Avvicino la mano alla tastiera del pianoforte. Noto che il tasto sul quale l'indice è posato ha un alone giallognolo, come se la superficie fosse stata toccata così tante volte da lasciare il segno. Spingo il tasto e ascolto il suono librarsi nel silenzio della stanza. Il mio pensiero va a Elliot e a quello che mi ha detto nel sogno. Dovrei avere paura, chiedere aiuto, raccontare tutto a mia madre e alla mia migliore amica. Eppure, per qualche strana ragione, non lo faccio.
Il rumore della porta che viene spalancata mi scuote dai miei pensieri.
«Ci sei ancora solo tu?» tuona Evie Moss.
Entra nella stanza come un uragano. La guardo lanciare la tracolla piena di libri sulla cattedra al centro dell'aula, circondata dal resto degli strumenti musicali. L'urto della borsa contro il tavolo fa slacciare la cinghia e diversi libri finiscono per terra. La ragazza alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia, piccata.
«Già» mormoro con un'alzata di spalle, sedendomi sullo sgabello del pianoforte. Questo strumento ha un'aura particolare e non smetto di osservarlo. O forse è solo il ricordo del mio primo incontro con Elliot, proprio in questa stanza, a renderlo così interessante.
«Vedrai, Lucilla arriverà tra poco» aggiungo, con il chiaro intento di calmare le acque.
La immagino correre trafelata per coprire la distanza che intercorre fra la serra botanica e l'edificio principale in cui ci troviamo.
Evie si siede di fronte a me, dopo aver recuperato un quaderno che apre per prendere qualche appunto. Incrocia le sue gambe affusolate e per un attimo mi ritrovo a osservarle più di quanto dovrei. Non posso farci niente se sono perfette. Non è colpa mia se ogni centimetro di questa ragazza sembra essere stato creato per ricordarmi di quanto io sia diversa e lontana da questo ideale di bellezza.
Evie solleva lo sguardo, cogliendomi in flagrante. Mi schiarisco la gola con un paio di colpi di tosse, distogliendo i miei occhi dai suoi.
«Che c'è, Bambi?» mi chiede con un mezzo sorriso.
Un'altra volta l'espressione del suo volto mi ricorda in parte quello di Julian quando è assorto nella lettura. Sto per risponderle quando la porta dell'aula si spalanca, salvandomi dall'imbarazzo del momento. I miei occhi cercano d'istinto il caschetto nero di Lucilla, ma due studenti della Grand Chilton, un ragazzo e una ragazza, entrano a passo spedito. Non credo di averli mai incontrati prima d'ora.
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Dark Academy - L'accademia oscura
ParanormalI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...