Capitolo 49 - Controllo

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Julian Moss è seduto in una posizione scomposta al centro della palestra.

Le lezioni sono terminate da circa un'ora e i miei passi rimbombano lungo i corridoi deserti dell'accademia.

La luce del tramonto che penetra dalle piccole finestre sul bordo delle pareti illumina i suoi capelli biondi. Ha la testa piegata di lato, poggiata su una mano. Il suo fisico longilineo è avvolto dalla larga divisa bianca della squadra di calcio. Il suo sguardo indolente segue i miei passi, ma la mente è persa in qualche pensiero che sembra turbarlo parecchio.

Lo vedo, c'è qualcosa che lo trattiene, che lo rende insicuro.

Ripenso al messaggio che mi ha scritto ieri. Forse lui è qui solo a causa di Evie.

Devono aver discusso molto e non deve essere stato facile per lui. C'è un peso che lo trattiene, che non lo fa mai essere sé stesso. Cammino verso il centro della palestra ma ora anche i miei passi hanno acquisito la stessa incertezza.

«Dov'è Evie?» chiedo, il tono di voce ancora titubante, la mia andatura ancora più lenta. Posso davvero fidarmi di lui? Non ho scelta. Ormai sono qui, nuda con tutte le mie paure e la mia testardaggine che mi spinge a rischiare la mia vita. Per cosa, poi?

Un potere più forte di me.

Una storia più grande di me.

Julian si solleva in un movimento veloce. È molto agile e mi raggiunge in pochi passi. I suoi occhi si dilungano sulla linea che scende tra la mia nuca e la scapola, segnata dall'escoriazione. Mi maledico per non aver chiuso l'ultimo bottone della camicia, ma ormai è troppo tardi. Abbasso lo sguardo.

«I preparativi del Samhain la terranno impegnata fino a tarda sera».

Ancora quella voce piatta che odio, fatta apposta per camuffare il suo vero stato d'animo. Non è giusto come la mia mente sia per lui un libro aperto da cui assorbire ogni pensiero instabile e ossessivo, mentre davanti a me c'è solo un muro imperscrutabile.

Incrocio le braccia. Non mi vergogno più dei miei pensieri e lascio che essi scorrano indisturbati. Voglio che lo sconvolgano, che lo rendano il Julian vero, che intravedo solo a tratti quando non è chiuso in questo umore così ambiguo.

«Che c'è, hai paura Harper?».

Scuoto la testa con decisione.

«Niente affatto» replico, e poi inchiodo i miei occhi nei suoi.

«Non vedo l'ora di iniziare».

Julian interrompe il contatto visivo per poi girare su sé stesso. Con una mano afferra la mia e in uno scatto è dietro di me. Le sneakers di entrambi stridono contro il linoleum della palestra. L'odore di chiuso sembra soffocarmi. Oppure, semplicemente, è il suo corpo così vicino al mio a togliermi il respiro. Avverto la sua risata leggera solleticarmi la nuca e questo ormai basta a confermare il mio sospetto. Julian è molto consapevole dell'effetto che ha su di me e lo sfrutta fino in fondo. Fino all'ultima goccia.

«Il potere Shinri è tutto racchiuso nel controllo, molto più che per quello Shizen. Nasce da qui, dalla mente» il suo indice picchietta leggero contro la mia tempia, «e fino a che non sarai in grado di gestire alcune reazioni sarà lui ad avere il controllo su di te».

Mi volto di scatto per guardarlo di nuovo negli occhi. Julian sposta la sua presa, passando dal palmo della mano al mio braccio ferito. È la prima volta che mi tocca lì. Sussulto, anche se il dolore stranamente non arriva. Non è come con lui. Strizzo gli occhi, decisa a digerire in fretta questo pensiero.

Spero che non l'abbia sentito. Magari si è perso nella bufera di pensieri e domande che in momenti come questi bombarda il mio cervello.

Lo scruto in volto ma non è mai facile intuire quante informazioni abbia davvero assorbito.

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora