La palestra interna della Grand Chilton è stata costruita nel seminterrato dell'edificio secondario, adiacente a quello principale in cui si svolge la maggior parte delle lezioni. Entro all'interno dell'ampio stanzone. Le piccole finestre disposte sul limite superiore delle pareti mi infondono un senso di claustrofobia difficile da mandare via. Mi concentro per un attimo sulle luci al neon che illuminano il vecchio parquet sul quale sono state incollate le linee che delimitano il campo da basket. Il mio sguardo corre lungo le assi in legno. Ne osservo le striature più scure e gli innumerevoli segni del tempo. A giudicare dalla pioggia costante qui, la palestra interna dev'essere la salvezza di molte ore di educazione fisica. Oggi però, al centro del campo di basket ci sono degli sgabelli in legno riverniciati in rosso. Sono disposti in cerchio e tre di questi sono occupati da alcuni studenti: Evie, Olivia e Bram, del comitato organizzativo del festival di Samhain.
È facile intuire il fatto che questa sia una delle ultime riunioni. Evie sbatte ripetutamente la penna stilografica contro l'agenda in cuoio riposta sulle sue gambe accavallate. Ha le sopracciglia aggrottate in un'espressione concentrata mentre legge con cura la lista da lei stessa stilata. Noto per la prima volta la sua calligrafia. È piccola e disordinata, come se riflettesse il suo mondo interiore fatto di caotiche scadenze e obiettivi da raggiungere.
Il festival di Samhain mi incuriosisce. Tutti sembrano aspettarlo con ansia e nei corridoi della scuola ho già notato i primi volantini che pubblicizzano l'evento.
«Olivia, come procede con il catering?» chiede Evie.
La ragazza mima un saluto militare prima di rispondere.
«Tutto come previsto. La compagnia che si occupa del trasporto di cibo e bevande ha confermato l'ordine».
«La band?» prosegue Moss.
«Deve ancora farci sapere» replica Bram.
Il ragazzo si stringe nelle spalle, come a volersi rendere invisibile ed evitare così la reazione di Evie. La rossa infatti lo guarda in cagnesco.
«Ma certo, fate tutto come se non mancassero meno di due settimane!».
«Evie, ci stiamo provando... okay?».
La mia voce rimbomba all'interno della palestra. La ragazza mi guarda a bocca aperta, completamente sorpresa dalla mia risposta. Dopo un po' si riscuote dalla trance e prende fiato. So che sta per sputare un'altra delle sue velenose repliche, ma viene bloccata dal tempismo perfetto di Lucilla che entra in palestra con la sua solita andatura trafelata.
«Eccomi! Eccomi, ce l'ho fatta! Ho distribuito i volantini ovunque, anche i muri sanno del festival di Samhain!» la ragazza solleva un braccio per rendersi ancora più visibile e ne approfitta per agitarlo di fronte a Evie, come se ce ne sia davvero bisogno.
«Hans, sempre in perfetto orario, eh?».
Il sarcasmo di Olivia non è una novità per la ragazza, che lo ignora nel modo più astuto che io abbia mai visto.
«Ciao, Bram!» esclama con voce sicura, portandosi una ciocca dei capelli dietro l'orecchio.
Il ragazzo ridacchia, rispondendo al saluto.
«Ciao, Lucilla».
Il sollievo dilaga sul volto del ragazzo. Noto come per la prima volta i due non abbiano usato il cognome per salutarsi.
Olivia sbuffa, spazientita.
«Sarà meglio continuare con la riunione. Abbiamo ancora un milione di cose a cui pensare».
Il mio sguardo incontra per un secondo quello di Lucilla. Anche se non ci siamo parlate molto ultimamente, sono contenta del fatto che abbia trovato il modo di gestire due bulle come Evie e Olivia.
Anche se la nostra amicizia non è mai davvero iniziata, sento che mi manca parlare con lei.
La riunione finisce un'ora dopo e ci lascia, come sempre, nel caos organizzativo più totale. Io e Lucilla ci occuperemo delle decorazioni esterne. Evie vuole sfruttare così il talento botanico di Hans, ma la cosa non sembra entusiasmare troppo la ragazza, che ha accettato l'incarico controvoglia.
Olivia e Bram si sono dileguati alla velocità della luce e io sto per fare lo stesso, con la speranza di non perdere l'autobus, ma la voce di Evie blocca me e Lucilla poco prima di superare la porta della palestra.
«Non così in fretta, Bambi e Morticia».
Lucilla alza gli occhi al cielo.
«Smettila di chiamarmi così, Evie, non sei divertente».
La rossa piega la testa di lato con un'espressione assorta.
«Wow, quanto coraggio Hans... sono lusingata».
«Smettila Moss, tanto sappiamo già cosa vuoi» intervengo, avanzando verso di lei.
«Ah, sì? E cosa, esattamente?».
«Il mio potere» rispondo, mantenendo il suo sguardo con fierezza.
«Non proprio, Bambi. L'assaggio che mi hai dato in biblioteca mi è bastato. Ora però voglio capire quanto controllo tu abbia su di esso».
Il silenzio che segue alle parole di Evie è carico di tensione.
«Dai Moss, come pensi di poter anche lontanamente fare una cosa del genere?» sbotta Lucilla. La ragazza è ancora in piedi sulla soglia, la mano ferma sulla maniglia antipanico della porta d'ingresso, indecisa sulla sua prossima mossa. Andare via o restare.
Evie cammina decisa verso di lei. A ogni passo riesco a notare come l'indecisione di Lucilla accresca sempre di più. Le spalle e le braccia si irrigidiscono quando Evie le arriva accanto. La ragazza si allunga verso la maniglia della porta e dal tintinnio delle chiavi realizzo infine il motivo di questo suo movimento. Evie Moss ha appena chiuso la porta della palestra a chiave. Non potremo più uscire se non con il suo consenso.
«È vero, Morticia, non ho ancora capito come fare» replica Evie, facendo ruotare il mazzo di chiavi attorno al suo indice sinistro.
«Ma sono sicura che tu e le tue conoscenze Shizen mi aiuterete, vero?».
Spazio autrice
Cari academics,
Come state?
Dicono che in Italia ci siano temperature assurde, quindi cerco di mandarvi un po' di aria fredda scozzese con questo capitolo!
Oggi alle 21 io e DarkDarrik vi aspettiamo su IG per la nostra live pilota. Parleremo delle nostre storie e poi ci sarà un annuncio speciale :D
Vi aspetto!
La vostra,
Joey Tre
STAI LEGGENDO
Dark Academy - L'accademia oscura
FantastiqueI sogni hanno la capacità di mostrare la parte più profonda e celata dell'essere. Nella dimensione onirica le nostre difese psichiche cedono, e scopriamo una parte di noi stessi che ignoriamo. Ma cosa succede se quel mondo astratto si dimostra più c...