Capitolo 57 - Un segno indelebile

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La ballata dei Silent Throne termina dopo cinque lunghi minuti.

Una raffica di vento agita i miei capelli ed Elliot porta una ciocca che è sfuggita alla mia coda dietro l'orecchio. La punta delle dita fredde sfiora il mio volto. È così diverso ora che ci tocchiamo nella realtà. Dentro Onis il tatto è mutato - quasi silenziato, dalle continue scariche di potere, lasciando poco spazio alla sensazione della pelle sotto le dita.

La musica termina e si porta con sé anche la magia.

Ora si torna alla realtà.

Devo prendere una decisione e in fretta: aiutare Evie a raggiungere Onis o fermare tutto. Fidarmi o no.

Sposto l'attenzione sul palcoscenico nel momento in cui Leonard Hans abbandona la chitarra sul treppiedi. Il pubblico composto per la maggior parte da studenti dell'Accademia è raddoppiato rispetto all'inizio dell'esibizione. C'è un'energia inconsueta nell'aria, un misto di eccitazione e solennità. Le voci, i fischi e gli applausi si smorzano in modo innaturale e presto realizzo la ragione di ciò. Il preside Bennet è appena salito sul palco. Si avvicina al microfono del cantante, lo esige e quasi lo strappa dalle sue mani. Un fischio acuto raggiunge le nostre orecchie e smorza così le prime parole del discorso.

«Ogni anno è un onore per me essere qui. Riconosciamo le nostre radici, la storia dell'Accademia. Il Samhain è un momento di raccolta. È qui e ora che dobbiamo ricordare».

Gli angoli della bocca si piegano verso l'alto e l'uomo rivolge così un sorriso alla folla. Ma gli occhi sono gelidi, chiusi dentro una cornice di sottile disprezzo. La vista di ciò mi dà i brividi. Sento la ferita pizzicare appena e come attirati da una forza magnetica i miei occhi si spostano di nuovo su Leonard Hans. La luce del palcoscenico rende il contrasto della sua pelle con i tatuaggi neri delle braccia ancora più vistoso.

"Anche tu hai un segno sulla pelle".

Un'altra scossa che si tramuta in fitta alla tempia mi blocca il respiro.

Che cosa succede?

Mi volto verso Elliot, che mi guarda senza capire.

«Nina?».

Nemmeno la dolcezza con cui è in grado di sussurrare il mio nome è capace di placare la mia agitazione. Sento una forza nuova e ostinata avvolgermi e spingersi attraverso il lembo della ferita. È una corrente subdola e continua, devo concentrarmi parecchio per intuirne anche solo i contorni.

"Chi sei?", la domanda nella mia mente diventa una preghiera ossessiva.

Un'altra fitta, più forte della prima, rischia di farmi perdere l'equilibrio. Sento Elliot sostenermi da dietro. Mi aggrappo alle sue braccia, mentre la mia schiena nuda sfiora la sua morbida camicia.

«Che ti succede?» mi sussurra all'orecchio.

Il potere che avverto non è il suo, né quello di Julian. Lo cerco in mezzo alla folla nel punto in cui l'ho osservato ballare con Alina per l'ultima volta, ma la vista è troppo annebbiata per trovarlo.

Riporto lo sguardo su Leonard e quando il ragazzo solleva gli occhi nei miei, l'immagine del Monlor è un guizzo che investe la mente. Due buchi rossi, vacui, penetranti. Vorrei urlare, ma il dolore e il potere che mi hanno investito sono troppo forti e immediati e mi lasciano senza fiato.

«Leonard è uno Shizen?» chiedo a mezza voce.

Sento Elliot annuire, il suo volto è nell'incavo del mio collo.

«Sì, perché?».

Il ragazzo sul palcoscenico muta la sua espressione in un sorriso pacato. Un conato di vomito mi scuote, mentre un'altra onda di energia oscura colpisce la mia ferita.

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora