Capitolo 39 - La promessa

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È ufficiale: non riusciremo mai a finire il progetto di letteratura in tempo.

Io e Julian non siamo compatibili per questo genere di cose, specialmente ora che il mio cervello è un libro aperto per lui. Realizzo questo particolare nel momento in cui lo guardo scendere in fretta le scale che lo condurranno fuori da casa mia. Il suo passo è nervoso, è chiaro che non veda l'ora di parlare con Evie di quello che ha appena scoperto.

«Te lo ripeto, tua sorella non c'entra niente».

Il ragazzo salta gli ultimi gradini di legno con un movimento più lento, come se voglia darmi un'altra possibilità di spiegarmi.

Dall'alto delle scale scendo anch'io un altro gradino e sollevo la mano che lui stesso ha bendato.

«Lo sapevo che questo sarebbe successo, che avresti letto i miei pensieri e io allora ti avrei chiesto di-»

«Di aiutare te e quelle due mentecatte ad allenarti?» Julian termina la mia richiesta con un ghigno altezzoso sul suo volto. Ha già avvertito le mie intenzioni e da come mi guarda devono sembrargli davvero stupide.

«Magari collaborando le cose potrebbero andare diversamente» continuo, ma la sensazione di essere completamente fuori strada striscia dentro di me e mi rende insicura sull'ultima parola, su quel diversamente che sputo a mezza bocca.

Julian scuote la testa.

«Non voglio essere responsabile di quello che ti succederà».

Il tono di voce è ancora più cupo. Il ragazzo abbassa la testa, guardarmi negli occhi è ora impossibile. Deglutisco.

Il rumore delle chiavi che girano nel buco della serratura ci riporta entrambi sull'attenti. Julian si allunga verso la porta per anticiparne la sua apertura e mia madre, dall'altro lato della soglia, sussulta in preda allo sconcerto.

«Oh... Julian! Che sorpresa... come mai qui?».

La guardo mantenere un tono di voce gentile ma il suo sguardo si scaglia rapido verso di me per una frazione di secondo e l'interpretazione che ne deduco è più o meno questa: perché non ne sapevo nulla?

Sto per articolare una risposta neutrale che possa toglierci entrambi da questo equivoco ma Julian mi anticipa, velocissimo.

«Oggi ho dovuto saltare le lezioni per un impegno familiare e Nina è stata così gentile da passarmi gli appunti delle lezioni da recuperare».

«Già! E poi abbiamo sempre quel lavoro di letteratura, quello su Goethe. Ciao mamma, comunque... sei in anticipo oggi» aggiungo con una risata nervosa, massaggiandomi la nuca.

Mia madre però sembra non avermi sentito perché annuisce guardando Julian con un sorriso ebete. Scuoto la testa esasperata.

Evviva le tempeste ormonali.

Il mio pensiero ironico lo fa sorridere. Non è la facciata cordiale che Julian ha riservato a mia madre per poterla raggirare a suo piacimento, ma è un sorriso sincero, qualcosa che di rado ho colto sul suo viso angelico.

«Oh, certo... capisco» mormora lei.

Passano alcuni secondi di silenzio in cui sento l'imbarazzo crescere a dismisura. Inizio a sperare che la rotta casuale di un meteorite possa terminare proprio sulla nostra casa per liberarci da questo momento infinito, quando Julian mi fa un lieve cenno con il capo.

«Beh, allora io vado. Ciao Harper» mormora, per poi dirigersi verso l'esterno.

«Signora Harper» aggiunge rivolto a mia madre, per poi correggersi immediatamente, «volevo dire Zoe».

Dark Academy - L'accademia oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora