53 - Volume due

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24 ore dopo

Laura

Sono minuti interi che osservo la parete a me di fronte.

Sono tornata a casa da circa un'ora e per la prima volta, la sento vuota.

È come se dovessi vivere una vita d'ora in poi che non avevo programmato; perché sì, mi ero già vista con il pancione grande a comprare tutte quelle minuscole cose che avrebbero arredato casa.

Immaginavo di aprire gli occhi ,vedere il viso di mio figlio e sentirmi fiera per avergli dato vita.

Avevo in programma tutto quello che una mamma potrebbe desiderare e invece, mi ritrovo seduta sul braccio del divano, con un paio di occhi lucidi ed ecografia tra le mani.

La osservo e mi chiedo se fosse stato un maschio o una femmina.

Mi chiedo se avrebbe assomigliato a me o ad Ismael.

Mi chiedo se avrebbe avuto il mio carattere forte o quello dolce del suo papà.

Ma tutte le domande, sembrano sgretolarsi perché non hanno nessuna risposta.

Dentro me cresce la rabbia perché mi sento maledettamente in colpa per tutte le scelte che ho fatto nell'ultimo periodo, pensando a me stessa e non a mio figlio.

Solo ora mi sono resa conto di quante volte l'ho messo in pericolo.
Sia per la missione.
Sia per Ramiro.
Sia per quella cena che ho concesso a quel bastardo di Evan. Che neanche è il suo nome.

Non mi sono mai fermata a pensare che tutto era troppo pericoloso.

Mi accorgo di stringere l'ecografia più del dovuto, mentre le lacrime mi hanno già rigato le guance.
La stropiccio inevitabilmente.

Mi alzo e sento il mio corpo teso.

Semplicemente sto controllando un possibile attacco di rabbia.

Mi viene voglia di distruggere tutto.

Di dare sfogo alla mia anima.

Il respiro si accorcia e le mani prudono sempre più.

Maledetta la mia mente che ancora mi proietta le immagini di quella cena.

Mi sono concessa al loro gioco.

Ero davvero così cieca?

Improvvisamente mi ritrovo a gettare tutto per aria, mentre caccio un urlo di rabbia.

Mi getto a terra, piangendo sulle mie stesse ginocchia, mentre mi stringo i capelli tra le dita dalla rabbia

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Mi getto a terra, piangendo sulle mie stesse ginocchia, mentre mi stringo i capelli tra le dita dalla rabbia.

Ho perso tutto per colpa del mio impulso.

Ho perso tutto per colpa dell'amore e se l'amore è questo, beh, credo di aver appena rimosso quella parola dal mio vocabolario.

Lancio tutto quello che ho attorno, senza curarmi di cosa mi passa tra le mani.

"Vola" solo chi osa farlo {Candem}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora