48 - Volume due

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Ciro

Sono appena atterrato a Città del Messico.

Non mi è mancata per niente quest'aria di merda!

Non appena scendo dal jet, trovo il mio uomo in attesa della mia presenza.

<Luis, portami al garage> dico diretto, mentre presto attenzione a guardarmi attorno

Sono arrivato nella bocca dei leoni.

Se mi vedono, sono fottuto.

<Da questa parte, Capo> dice e mi indica la direzione in cui ha fatto parcheggiare una macchina presa in noleggio qualche ora va con un giro di chiamate

Le mani prudono e non so quanto possa tenerle buone ancora.

Quel figlio di puttana si pentirà di aver toccato Laura.

<Chiama Samir e chiedigli la situazione in ospedale> continuo e siamo giunti all'auto

Mi siedo sul sedile posteriore, dove sono oscurato dal finestrino nero.

Entra anche lui dal lato guida ed esegue il mio ordine.

<Perfetto> è l'ultima parola prima di chiudere la chiamata

<Cosa dicono?> chiedo subito

<È arrivata in pronto soccorso e in sala d'attesa c'è qualche parente. Non è sola>
<Ti ha detto come sta? >
<Non si sa nulla ancora. Mi ha detto che richiama non appena saprà qualcosa>

Sospiro e chiudo gli occhi.

<L'ambulanza quanto dopo è arrivata?> continuo a manifestare la mia ansia
<Dieci minuti scarsi, Capo>

Annuisco e penso a Laura.

Ho bisogno di sapere che stia bene e insieme a lei anche il bambino.

Non me lo ha mai detto, ma so che era tutto il suo mondo.

La felicità era concentrata tutta sul suo arrivo e mi si spezza il cuore se mai dovesse perderlo.

<Luis premi l'cceleratore, per la miseria> dico nervosamente, battendo i piedi a terra carichi di nervi
<Cercavo di non dare occhio con la velocità>
<In questo momento me ne fotto di dare all'occhio! Ho un caso da risolvere e devo farlo il prima possibile! Devo trovare chi ha fatto questo a Laura e soprattutto il perché>
<Si, Capo> dice ed esegue a pennello il mio comando

Fanculo segnaletica.
Fanculo semafori.

In poco tempo sono davanti ad uno dei miei garage.

Appena scendo dalla macchina, chiudo fortemente la portiera, rischiando di farla staccare per la troppa irruenza e cammino velocemente all'interno di queste mura che racchiudono una serie di storie tristi.

Trovo il tizio legato alla sedia, che cerca in qualche modo di liberarsi.

<Non riuscirai mai a liberarti! Dimentica questa possibilità> dico duramente e noto il strano modo di guardarmi

È normale che cerca di capire chi diavolo sono io.

Non ero previsto nel loro piano, fallito.

<Chi cazzo sei tu?> dice, ringhiando, sentendosi impotente davanti a me
<Non so quanto ti faccia piacere in questo momento... - gli faccio notare che è legato - ... Sapere chi sono> gli sorrido diabolicamente, facendolo diventare rosso dalla rabbia
<Chiunque tu sia, non mi fai paura! Sono sicuro che il mio Capo verrà a cercarmi e per te sarà la fine> ride dalla paura

&quot;Vola&quot; solo chi osa farlo {Candem}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora