51 - Volume due

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Mattino seguente

Laura

Ho chiesto al mio dottore di poter uscire da questo maledetto ospedale, ma non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando mi hanno operata per ripulirmi l'utero dopo l'aborto.

Odio anche solo pronunciarla quella parola.

Da quando Ciro è andato via oltre ad aver richiesto di rimanere sola, non ho smesso di pensare che la colpa di tutto questa è solo mia.
N

on sono nemmeno riuscita dormire, piuttosto guardo punti imprecisi da interi minuti, se non ore, navigando nel buio.

Ho sempre scelto me davanti tutto, senza calcolare le conseguenze che avrebbe potuto avere mio figlio.

Lui ha pagato il prezzo delle mie scelte.

Sento bussare alla porta.

Mi giro lentamente e mi ritrovo Léon in compagnia di un uomo che non ho mai visto prima d'ora.

<Laura... Come stai? Finalmente mi hanno fatto entrare> mi dice Léon, che avanza nel frattempo verso di me, mentre l'altro rimane discretamente in disparte, osservandomi

<Ciao> dico, trattenendo il pianto

Per questo non voglio più aprire bocca.

<Preferirei non rispondere> aggiungo, mentre stringo le lenzuola di tanto in tanto e scaricare la rabbia
<Mi hanno chiamato dall'ospedale... Ero l'ultimo nelle tue chiamate e quando ho saputo sono corso da te... Solo che l'infermiera ci ha chiesto di lasciarti riposare la notte e che volevi startene sola> è vicino a me ora, mi accarezza la guancia lentamente
<Io quello che voglio è capire cos'è successo, chi è stato, e fargliela pagare! Non mi interessa la pietà di nessuno!> lo guardo con occhi colmi di lacrime
<Pensi davvero che mi fai pietà? Sono qui perché sei la mia amica prima di tutto e sono così arrabbiato per quello che ti hanno fatto... > mi dice, portando la mano sotto al mio mento e girare il viso verso di lui
<Ti aiuterò a scoprire chi è stato, te lo prometto! Ho già cominciato a muovermi, richiedendo i filmati delle telecamere del centro commerciale... Quel bastardo si è finto un'altra persona, ovvero lui> indica l'uomo che è rimasto fermo davanti alla porta

Lo guardo confusa.
Spiazzata da questa verità.

<Chi sei?> dico e si avvicina lentamente al letto
<Comincio col dirle che mi dispiace per l'accaduto ... Io sono Evan, l'amministratore delegato del centro commerciale... Quello reale> dice e il mio cuore accelera
<Cosa?> dico a tratti
<Un uomo mi ha rapito, intrufolandosi nella mia macchina. Mi ha obbligato ad andare a casa mia , con un'arma puntata sul fianco. Non capivo nemmeno il motivo, perché sono una persona perbene, ma ho eseguito i suoi ordini per la paura. Una volta entrati nel mio appartamento, mi ha colpito alla testa e quando mi sono risvegliato ero legato a letto, imbavagliato. Ha finto di essere me solo per avvicinarsi a lei e compiere il suo dovere... Non so cosa volesse da lei, ma lo scopriremo presto perché ho raccontato tutto alla polizia. Le indagini sono iniziate da subito> dice, togliendomi un battito dopo l'altro

Quel bastardo ha fatto tutto questo per opera di qualcuno.

Torna nuovamente nella mia testa quell'unico pensiero che chi ha voluto questo, è solo per arrivare a Ciro.

&quot;Vola&quot; solo chi osa farlo {Candem}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora