Chiudo la porta di casa correndo impanicata da un lato a all'altro.
Non so cosa mettermi e scorrere lo sguardo nel mio armadio non aiuta. Non ho niente alla moda e qualcosa dentro di me mi spinge a stupirlo.
Ogni tanto sbircio dalla finestra per vedere se c'è ancora Matteo e ovviamente lo trovo sempre lì dove lo avevo lasciato poco prima. Braccia incrociate, appoggiato al lampione, con lo sguardo fisso verso il portone mentre batte nervosamente il piede destro.
Truccandomi leggermente con del mascara e scolpendo i miei zigomi con del blush e bronzer afferro dei jeans a zampa e un dolcevita nero. Passo velocemente la piastra sui miei capelli castani per farli diventare come spaghetti e afferrando la mia solita borsa blu, le chiavi e indossando un paio di scarpe bianche mi appollaio sul bancone in granito della cucina smangiucchiando una barretta energetica ai frutti rossi per placare la fame. Appena ne azzanno un pezzo, il boccone mi va per storto appena sento il citofono suonare. Molto lentamente alzo la cornetta e sento la sua voce dirmi ridacchiando:" smettila di perdere tempo e scendi".
Riattacco al volo, tutta rossa in viso con la barretta appena iniziata in mano ed esco di casa velocemente.
Sospiro appena vedo la sua figura dietro al vetro dombato della porta e afferrando il mio cappellino nero trovo il coraggio di uscire.
Lo ritrovo appoggiato al muro piastrellato di verde vicino alla rastrelliera dei nomi di ogni vicino di casa e sorridermi.
"Lo sai che sei un cafone?" Inviperita lo attacco.
"Per averti disturbato durante lo spuntino?" E indica la barretta ancora tra le mie dita.
"Un uomo sa pazientare "
"Dovresti sapere che io non sono un uomo qualsiasi"
" non ti dare aree che non ti si addicono" e un sorriso spunta dalle mia labbra.Colpito e affondato.
Appena si stacca dalla parete lo seguo impacciata.
"Qual è il programma?" Chiedo mentre cerco di passare incolume sopra una spessa lastra di ghiaccio sopra al marciapiede.
"Verso la mia macchina"
"Lo sai cosa intendo"
"La verità è che non lo so. Se hai qualche idea dimmi" ed estrae le chiavi della macchina dalla giacca. Con un bip la sento aprirsi e senza lasciare trasparire il mio nervosismo salgo sul sedile del passeggiero.Lo guardo di sottecchi mentre accende la macchina e partiamo rimanendo in silenzio. Durante il tragitto non faccio a meno di sbattere il piede ad intervalli regolari sopra al tappetino mentre contorco tra le mie mani la mia borsa. Guardando fuori dal finestrino la città cambia. Tutto sembra più lumino, rumoroso e frenetico. C'è traffico e non so con quale miracolo troviamo parcheggio. Aspetto che spenga la macchina e apro lo sportello. Una corrente artica mi investe e in silenzio iniziamo a camminare tra le lucine e le canzoni natalizie. Il silenzio fra di noi viene interrotto da un rumore di accendino. Mi volto verso Matteo con una sigaretta accesa tra le labbra mentre aspira ed espira in fumo tossico.
"Mi fai fare un tiro?" Chiedo gentilmente mentre con l'amaro in bocca aspetto con un disperato bisogno quella scarica di nicotina. L'agitazione mi sta paralizzando ed è sicuramente un male visto che la serata è ancora molto lunga e io ancora non riesco a parlare con lui.
"No"
"ti prego, ho bisogno di un po' di nicotina" mi lagno, anche perché di solito non fumo mai e sicuramente per una volta non volevo una paternale da una persona sconosciuta.
" La prima e l'ultima " e mi trucida con lo sguardo mentre me la passa, e io con piacere aspiro, già più tranquilla appena il fumo mi brucia i polmoni.
"Neanche mio padre mi fa la paternale come te, lo sai vero?" chiedo provocandolo "il fumo fa male" dice serio mentre mi osserva fare un altro tiro .
"Che ipocrita, fumi anche tu" e rido mentre espiro " per me è diverso"
"Diverso?" e faccio un altro tiro guardandolo dritto negli occhi.
"Non voglio pensare che in questo momento ti sto uccidendo con qualcosa di mio"
"Va bene papino" e sbuffo fuori il fumo " Se non posso fumare io, non fumerai neanche te" la butto a terra e con la suola della scarpa la spengo.
"Sei proprio una vipera. Dillo che se non mi fai incazzare non sei contenta" e nel mentre si avvicina al mio viso continua: " anche se mi piace molto tutto questo, credo che te lo farò passare a modo mio".
Senza darmi il tempo di metabolizzare appiccica le sue labbra alle mie. Rimango impietrita e senza parole mentre ridendo si burla della mia reazione esagerata.
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Fatidica Coincidenza
ChickLitUna sera, alla fermata dell'autobus Alice incontra un uomo. Si erano già incontrati, anche se i particolari del loro incontro non sono chiari alla ragazza, in realtà non si ricorda neanche le dinamiche di quella festa di mezza estate. I suoi ricordi...