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Rimango seduta sul divano per non so per quanto tempo fino a quando tremante vado in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua.

Non so realmente quanto tempo sia passato ma ho i pensieri talmente ingarbugliati che non ho neanche fame. Prendo un bicchiere e verso dell'acqua direttamente dal rubinetto della cucina. Non ho notato la mia mano destra che trema e neanche il tempo di avvicinarlo alla bocca che il bicchiere cade, rompendosi un mille pezzi. Esasperata lancio un grido .

Forse il dolore mi annebbia e non capisco realmente cosa sta accadendo ma, con le lacrime agli occhi mi accovaccio per raccogliere i vetri.
Vengo presa alle spalle, un uomo mi prende con forza il polso per farmi perdere la presa sui vetri rotti e come una bambola di pezza mi lascio andare.
Mi giro spaesata e noto che è Matteo, non uno sconosciuto.

Altre lacrima mi rigano gli occhi mentre mi fa alzare e mi solleva a mo di sposa per non farmi ferire i piedi nudi con i cocci. Mi rimette a terra poco lontano e mi abbraccia. Il Calore che sento da questo abbraccio riaccende la mia anima che riinizia a farmi funzionare come una locomotiva a carbone.
"Sfogati" nego con la testa "sfogati" e vedendo che ancora non emetto fiato continua "perché se sono per Jo tutte queste lacrime stai sbagliando"
"Non è per Jo tutto questo, sono io che sono un disastro. Sono una cazzo di fallita e non capisco neanche quando il mio migliore amico prova dei sentimenti per me"
"Non è colpa tua" cerca di consolarmi.
"Non dirmi queste frasi fatte, è anche colpa mia."
" cosa ne guadagno? Però hai detto bene, è anche colpa tua per essere stata cieca però, lui te lo poteva pure dire."

Rimango muta davanti al suo punto di vista. Ha ragione me lo poteva dire però, capisco anche la sua insicurezza. Mi conosco molto bene su queste cose e, mi avrebbe persa se me lo avrebbe detto. Come in questo momento, che mi sta realmente perdendo .
Non so più cosa pensare o immaginare, se solo io provassi qualcosa per lui oltre all'affetto si sarebbe tutto concluso con uno splendido bacio. E invece no, per Jo non provo nulla ma per questi occhi scuri che cercano di tranquillizzarmi inizio a sentire qualcosa.

"Secondo te perché ha tentato di aggredirmi quella sera?" dico tremolante cercando di darmi un contegno.
"Non lo so Alice, so solo che non stava bene."
"In che senso?"
"Lo conosci meglio di me e non ha mai sofferto di questi attacchi d'ira inoltre, non ti farebbe mai del male. Non ti voleva neanche dire i suoi sentimenti per i tuoi confronti se non lo costringevo . "
"Secondo me è stato spinto da qualcuno" improvviso.
"Da qualcosa vorresti dire "mi corregge lui.
"Del tipo?"
"Metanfetamina"
"Lui non ne fa uso. Certo qualche canna ogni tanto ma non gli provoca questo."
"Non lo so. Ma solo lui potrebbe dirci qualcosa di rilevante "
"Non si ricorda niente ma tenterò di parlarci" dico io presa da un moto di coraggio "Non lo so Alice ed anche se fosse non servirebbe a niente" dice dubbioso
"perché? "
"Guardati, sei praticamente scappata quando ti ha detto cosa ti ha fatto, tra l'altro senza cercare neanche una spiegazione da lui . Secondo me non sei mentalmente forte e pronta nel caso ti dicesse qualcosa di rilevante perché riscapperesti via impaurita."
"Non è vero"
"Ne sei sicura?"
"Allora vieni con me, quando mi sentirò pronta almeno vedi con i tuoi occhi se lo sono o meno" e appena concludo la proposta mi sorride
"Molto volentieri" e mi dà un bacio.

Appena si stacca da me lo vedo mentre si guarda un po' in torno, ispezione l'appartamento stranamente ordinato e pulito. Si avvicinandosi anche al lavello e mi guarda male.

"Hai mangiato qualcosa?" breve e coinciso ."Non ho avuto tempo" sospiro ringraziando il cielo di aver smesso di piangere anche se quegli occhi indagatori mi stanno di nuovo dando il colpo di grazia.
"Sei rimasta chiusa qui dentro per quasi un pomeriggio"
"Lo so ma ero indaffarata con i miei pensieri" e mi siedo sul divano dandogli le spalle mentre ancora gironzola dentro casa mia.
"Pensi un po' troppo per i mie gusti, la vita va affrontata di petto Alice"
"Lo so ma non è così semplice " e una lacrima macchia di nuovo la mia pelle arrossata.
"Basta non pensare"
"Parlare è facile, agire meno." e mi rialzo di nuovo, di scatto mentre gli vado contro "pensi che non ci abbia mai provato?"
"forse non abbastanza" dice distratto mentre inizia a frugare dentro il mio frigo come se niente fosse.
"Non è mai questione di provarci o meno, è di riuscirci che è ben diverso" .

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora