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Ho paura di dirgli addio e non voglio.

È un pensiero fisso.

Le luci della città si attenuano e la musica rimbomba nell'abitacolo, più alta delle altre volte che sono salita su questa stessa auto. Mi da quasi fastidio ma al contempo mi da la carica per questa serata tragica.
N

on so dove stiamo andando ma in fondo non mi è mai interessato quando guida l'uomo al mio fianco. Mi sono sempre lasciata trasportare come una bambolina e forse è stato questo un simbolo della mia  fiducia.

Lo vedo svoltare in una strada sterrata piena di buche. Gli ammortizzatori quasi piangono mentre io vengo dondolata come  una barca in alto mare.
Varchiamo un cancello in ferro battuto, molto lentamente. Una lunga fila di macchine costeggia la via e io inizio a preoccuparmi.
"Siamo arrivati"
"Lo vedo"
Davanti a noi, tra i pini c'è una villetta in mattoni con le luci accese e la gente sparsa in tutto il giardino.
Ci fermiamo proprio davanti all'ingresso. Vedo Matteo afferrare il telefono e scriverci qualcosa su.
Dopo neanche un secondo qualcuno di molto familiare esce dalla villetta. Un ragazzo moro, ricciolino, vestito di tutto punto con uno smoking dall'aria molto costosa ci fa cenno con la mano di seguirlo.
Facciamo tutto il giro della villa a passo d'uomo e parcheggiamo vicino a quattro macchine nere, tutte della stessa fattezze, questa compresa.
Spegne le macchina ed esce senza neanche aspettarmi lasciando persino le chiavi nell'abitacolo.
Saluta il suo compare con una stretta di mano e lo segue pronto a buttarsi nella mischia. A cinque metri di distanza, con l'umore sotto i piedi lo seguo silenziosa, mentre ridacchiano come delle ragazzine alla prima cotta. Non mi degno neanche di perdere tempo a corrergli dietro, so che è inutile quindi rimango nel mio attenta a non cadere nel viottolo ghiaioso.
Non si gira una volta e stranamentente non mi arrabbio anzi, continuo a seguirli dentro casa come un ombra .

L'apatia mi attanaglia il cuore osservando tutte queste persone rinchiuse in una scatola di sardine che si strusciano fra di loro.
Mi fanno pena, cercano solo un momento di felicità per fargli fibrillare il cuore.

Goccioline di sudore iniziano a impregnarmi la fronte e i capelli puliti rendendoli umidi ed appiccicosi.
Passando una mano sulla fronte, porgo la mia attenzione a Matteo mentre saluta la sua  combriccola con delle strette di mano e il suo migliore amico, con una pacca sul culo.
Rimanendo dietro alla sua figura, non saluto nessuno e nessuno saluta me.
Si limitano solo a guardarmi, tutti quanti persino Diana e la sua amichetta.
Mi fanno quasi schifo, tutti quanti, nei loro vestiti griffati, dall'aspetto molto costoso. La cosa divertente è che oltre alle loro macchine anche le loro facce sono tutte uguali. Hanno tutti la stessa espressione, le stesse movenze, ricoperte da uno spesso strato di trucco per non far capire quanto marcio c'è sotto.

Vedo Diana con due bicchieri in mano. Rompendo per prima il cerchio di persone, gliene passa uno a Matteo. Man mano che i ragazzi vanno via per divertirsi, lei mi guarda e mi passa il secondo bicchiere. Non so con che forza lo afferro e quindi mi ritrovo con questo bicchiere in mano senza aver chiesto niente. Non guardo il contenuto, non ascolto quello che mi dice la bambolina con quel sorriso da vipera. Lo verso a terra come se niente fosse, appena mi da le spalle, mischiando quell'alcol all'altro bitume supra a quel magnifico parquet.

"Vieni Ali" mi mima con la bocca Matteo dandomi finalmente l'attenzione che meriterei. Mi spinge fra la folla e ci disperiamo per poi ritrovarci  proprio al centro della pista. Mi prende per i fianchi e iniziamo a ballare. Una mano sulla vita e l'altra ad accarezzarmi la guancia.
"Sei così bella" anche se urla, lo sento a malapena per il volume delle casse. Non sorrido alle sue parole anzi, maschero il ribrezzo per il suo tocco e faccio finta di niente mentre cerco di nuovermi con lui. Non è un ballerino provetto.
È del tutto scordinato e quasi mi fa sorridere come cerca di impegnarsi per me e fortuna che nessuno ci vede.
Trocando il giusto mood inizio a trusciarmi su di lui spostandomi dietro i capelli, per il gran caldo dovuto all'aria consumata.
Presa da una vampata di  coraggio,  sensualmente gli sbattono i primi tre bottoni della camicia bianca, sotto al suo sguardo stupito e nuovendo i fianchi a ritmo di musica inizio a scendere  molto lentamente arrivando altezza del suo bacino per poi ritornare davanti al suo viso. Gli prendo le mani tra le mie e con un mezzo giro mi ritrovo a strusciarmi col culo sulla patta dei suoi pantaloni.
Le sue mani automaticamente stringono la presa al mio bacino mentre rimane inerme, fermandosi persino a ballare.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora