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"Hai preso tutto?" Mi urla Matteo dall'altro lato della casa. Annuisco come se potesse vedermi. Poi ci ripenso, mi fermo e mi giro ad asservarlo mentre chiude il portone di casa.
" Per la cronaca, cosa dovrei aver preso se non avevo niente con me, tranne la borsetta" palesemente dubbiosa, ingrotto le sopracciglia mentre con difficoltà lui mi raggiunge vicino alla macchina, ignodando la mia domanda.
"Mi puoi aprire il portabagagli?"
"Eccomi" gli corro incontro e lo aiuto a caricare la coperta macchina.
Sospiriamo entrambi e pronti a partire entriamo in macchina.
"Ma a cosa ti serve la coperta?"
"A quel coglione gli serviva, non so per cosa e neanche me lo domando più cos'ha in quel cervello bacato"
"Ma non glielo hai domandato?" Chiedo ancora.
"Ho smesso di fargli domande da molto tempo" e rido per la sua espressione spazientita.
"Non esagerare, non deve essere così male" mi guarda male appena lo dico e con un accenno di sorriso mi risponde:" ridimmelo quando ti chiede qualcosa"
"Pensala così,ci ha prestato questa casa per una giornata e gli hai riportato quella cosa enorme " e alzo le spalle come per costatare l'ovvio "è anche per questo che non mi sono troppo lamentato" e accende la macchina.
Con un forte rombo usciamo dal cancello . Su strada accellera repentinamente e io cerco di tenermi al sedile.
"Potresti rallentare?" si gira ad osservarmi con un ghigno mentre accelerare di più.
"Hai paura tesoro?"
"Di come guidi? Assolutamente " lo derido, mentre piano piano rallenta. Guardo fuori al finestrino e non ci sono più alberi che sfuggono al mio sguardo, ma solo figure ben distinte.
"Credo di essermi offeso. Io sono un attimo guidatore"
"Se ti affendi per così poco stai messo male" mi burlo ancora di lui. Lui si gira a guardarmi negli occhi e accosta. Mi guardo intorno e non c'è niente oltre alla spiaggia. Mi impanico, lo guardo dubbiosa mentre adesso lui mi derire con quel sorrisetto da strapazzo.
"Adesso sono tutti orecchi. Cosa hai detto sulla mia guida?"
"Mi stai minacciando?" Lo provoco, stando al suo gioco. Mi avvicino al lui lentamente, le labbra si sfiorano e lui sospira rumorosamente . Fa scendere lo sguardo su di esse e senza aspettare un secondo mi bacia.
Non mi aspettavo che cedesse così velocemente e presa alla sprovvista mi mette la lingua in bocca.
Il bacio non dura a lungo, infatti si stacca e ripartiamo sgommando.
Inizia a battere le dita sul volante per il nervosismo e sospirando dice:" non mi piace giocare con te"
"Perché?" E lo asservo divertita " vinci sempre "
"Perché prima stavamo giocando?" e appoggio una mano sulla sua coscia facendo su e giù lentamente. Si gira di scatto con occhi languidi e mi sposta la mano bruscamente .
" quando mai non lo facciamo " e serio ritorna a fissare la strada.
Non passa molto prima di arrivare al primo centro abitato.
"Hai voglia di mangiare qualcosa?" E il mio stomaco brontola come a rispondere. Lui sorride e di poco accellera .
" E se ci fermiamo lì?" E indico un piccolo pub a lato della strada. Matteo gira repentinamente e mi appiccico allo sportello per la velocità sostenuta .
"Matteo" Urlo inviperita "cosa?" Risponde indifferente mentre parcheggia.
"Sei impazzito, mi hai fatto spaventare" boccheggio mentre il mio cuore scalpita per lo spavento.
"Esagerata" mi sbeffeggia mentre raccoglie il portafoglio, il telefono ed estrae le chiavi dal quadro della macchina. Apre lo sportello e come se niente fosse, esce. Si gira un attimo ad osservarmi, mentre sono ancora dentro alla macchina e con un cenno mi invita ad uscire. Scuoto la testa e finalmente esco. Vorrei quasi urlare dalla gioia quando calpesto la terra ferma ma rimango impassibile mentre lo sorpasso, proseguendo verso la porta del locale.
Mentre mi accingo ad aprire la porta, mi sento tirare indietro per un braccio. Senza neanche rendermene conto, Matteo mi circonda il collo con un braccio e mi da' un sonoro bacio sulla guancia . Cerco di staccarmi da lui, inutilmente, ed evitando il mio nervosismo mi trascina dentro.

Ci mettiamo direttamente seduti su un tavolo vicino alla porta. L'uno davanti all'altra . Neanche il tempo di levarmi il giubbetto che un cameriere ci raggiunge, dicendo:" Buongiorno, se volete vedere il menù qui c'è il qr- code" ed estrae dalla tasca un piccolo quadratino di cartoncino e ce l'appoggia sopra al tavolo.
"Grazie mille" gli dico sorridendo mentre lo osservo andare verso al bancone.
" è I-tech questo posto " dico ironica mentre estraggo dalla tasca il telefono e inquadro quel piccolo quadratino in bianco e nero. Comincio a scorrere il menù , andando direttamente nella sezione degli hamburger. Comincio a leggerli ad uno ad uno, studiandomi per bene ogni ingrediente all'interno. All'ennesimo, alzo lo sguardo e trovo Matteo a braccia incrociate ad osservarmi.
"Cosa c'è?" Chiedo riposando i miei occhi allo schermo del telefono.
"Scelto?"
"Secondo te?" Ribatto " il camiere sta scalpitando per prendere le ordinazioni "
"Un attimo si aspetta, non mettermi fretta" dico imbronciata. Continuo a scorrere, confusa dalla moltitudine di ingredienti all'interno di un solo panino.
Sospiro e chiudo per un secondo gli occhi, quando li riapro mi ritrovo una figura nera al mio fianco. Alzo lo sguardo e il cameriere ci chiede: " siete pronti per ordinare?" .
Matteo subito annuisce, ancor prima del mio no che però non esce dalle mie labbra.
"Per me un cheeseburger con le patatine" poi lo sguardo del ragazzo cade su di me.
"E per te?" Mi chiede mentre impanicata scorro per l'ultima volta il menù, arrendoni subito dopo.
Afflitta dico:" un hamburger regolar con le patatine anch'io" e lo vedo anch'io mentre si gira e se ne va. Lo osservo per bene mentre entra in cucina. Capelli biondi, occhi azzurri e un visino da angelo. Gli do all'incirca diciotto anni, forse poco più , però, devo scommettere che fa faville tra le donne.
"Adesso punti a un toy boy?" Matteo interrompe I miei pensieri.
"Scusa, cos'hai detto?" Chiedo strabuzzando gli occhi " hai capito benissimo " mi rimbecca sorridendo.
"Certo che ho capito, ma è ridicolo quello che hai detto. Lo sai che io non sono poi così tanto più grande di lui"
"Si dice, non sei così tanto vecchia" mi derire. Scatto appena sento queste parole, tirandogli il tovagliolo in stoffa.
"Stupido"
"È la verità. Non sono io che gli volevo saltare a dosso a quel povero giovane"
"Adesso perché lo stavo guardando me lo volevo anche scopare" ribatto coprendomi gli occhi con il palmo di una mano. Quasi rido per quello stupido pensiero.
"Ammettilo"
"Ma cosa?" Urlacchio " te lo volevi spupazzare"
"Ma stai zitto, costatavo tra me e me che fa faville tra le ragazze"
"Tra cui te" e adesso anche lui ride sbefeggiomi.
"Se non la smetti subito" e non finisco a minacciarlo che il soggetto delle nostre chiacchiere ritorna con due piatti in mano. Ci serve e ritorna a lavoro . Appena lui gira le spalle Matteo mi tira un sonoro calcio sulla gamba . In risposta gliene ritiro uno anch'io e all'ennesima risposta di lui faccio per alzarmi e dirgliene quattro ma appena apro bocca mi ficca due patatine all'interno.
"Calma tigre, adesso mangiamo"
"Ma hai iniziato te" dico concitata mentre mi imbroncio. Lui mi ignora e con un gran morso addenta il panino e con lui inzio anche io. Mangiamo in silenzio, bevendo di tanto in tanto l'acqua portata dal cameriere, appena ci siamo seduti.

Ovviamente lui spazzola tutto ancora prima che io arrivi a metà. E si inizia a guardare in torno mentre rumorosamente batte il piede sul pavimento. Il bancone in legno e gli sgabelli abbinati sicuramente creano un bell'ambiente, insieme alle enormi finestre che danno sul mare.
Non c'è molta gente, tranne qualche famigliola ma posso giurare che d'estate questo posto brulica di giovani anime pronte a ballare e a sbronzarsi perché il cibo è ottimo, le porzioni abbondanti e le patatine croccanti, quindi sarebbe strano il contrario.

All'ennesimo morso sento la salsa barbecue colarmi al lato della bocca, alzo lo sguardo e incontro subito gli occhi del moretto di fronte a me. Non distolgo lo sguardo da lui mentre con il dito mi pulisco, anzi mi avvicino a lui appoggiando rumorosamente i gomiti sul tavolo. Come se fosse un mio riflesso anche lui si avvicina me, faccia a faccia. Abbasso lo sguardo sulle sue labbra carnose e con gli occhi languidi mi avvicino ancora di più a lui. Con un riflesso incondizionato lui si lecca le labbra secche e senza più perdere tempo , con la mano ancora sporca di salsa mi ripulisco lungo la sua guancia.

Incredulo, strabuzza gli occhi mentre si passa il tovagliolo lungo la strisciata di salsa barbecue. Inizio a ridere contro ogni mio pronostico.
"Te lo avevo detto che vinci sempre te"
"Forse sei te a lasciarmelo fare" lo provoco appoggiando il mento sopra il palmo della mia mano. Alza lo sguardo su di me e sorridendomi di sbiego , a mezza voce dice:" hai ragione" .
Abbassa gli occhi al suo piatto, ci passa dentro l'indice e molto lentamente sporca la punta del mio naso con del ketchap. Sorrido anche io, scuoto la testa e scoppio a ridere di gusto.
"Me lo sono meritato "
" Forse ti meriteresti pure altro"
"Tipo?" Continuo a provocarlo " non so, essere baciata fino a seccare quelle tue labbra, toccare ogni centimetro della tua pelle, mangiare il tuo profumo a forza di tutti i baci che ti darei sul collo" mi afferra la mano intenta a pulirmi il naso " questo e di più" continua serio. Inizia a farmi dei cerchi sul palmo della mano con il pollice. Le labbra mi si seccano e per il nervosismo mi mangio una patatina. Mi si avvicina e con un morso, sfiorandomi le labbra mangia la metà restante . Innervosita scalpito sulla sedia.
"Mi aiuti a finire le patatine?" Gli chiedo cercando di cambiare discorso. Lo sento solo sorridere, quasi rumorosamente oserei dire, lasciarmi la mano e portantosi alla bocca una patatina.
Una volta finito alza lo sguardo.
"Dolce?"
"Sono stra piena e fortuna che non ho preso qualcosa di più articolato. Se lo vuoi però fai pure"
"Tranquilla, non vado matto per i dolci." E lo vedo alzarsi "dove stai andando?"
"Aspettami qui che vado a pagare " .
Dopo neanche cinque minuti ritorna al tavolo accartocciando lo scontrino nella mano.
"Quanto hai pagato?"
"Non ti faccio pagare la metà, stai tranquilla " e si mette il giubbotto.
"Matteo, non farmi arrabbiare"
"Alice, non mettermi nelle condizioni di lasciarti a piedi" mi rimbecca guardandomi male e mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi. Lo seguo in silenzio mentre usciamo dal piccolo locale confortevole e ritornando alla macchina.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora