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La luce filtra dalla mia finestra interrompendo il mio sonno, strizzo le palpebre, mi stiracchio e finalmente metto a fuoco la mia stanza.
"Non sei scappata" sento al mio fianco
"Non scappo più" dico mentre guardo il soffitto bianco scrostato. Matteo mi porta una mano sulla mia guancia "lo spero perché non ti lascerei più andare"
"Lo sai che adesso ci dobbiamo lasciare per forza che devo andare a lavoro?"
"Ci devo andare anche io se è per questo"
"Allora andiamo" rido spensierata " mi butti fuori casa tua senza neanche far colazione?"
"Non ho praticamente niente in frigo"
"Inventati qualcosa, non si trattano così gli ospiti"
"E quindi te saresti un ospite?" Chiedo alzando un sopracciglio perplessa.
"Certo"
"Non sono molto sicura di questa affermazione perché se sei un ospite sarei felice ad averti qui con me, mentre invece è tutto il contrario"
"Piccola vipera" dice solo mentre mi si butta a capofitto per farmi il solletico. Scalcio e mi appallottolo per sfuggire dalla sua tortura, invano. "Ritira quello che hai detto" dice mentre si ferma. "Mai"
"Lo hai voluto te" fa per ricominciare ma lo interrompo prima: " okay, okay mi arrendo sei un mio ospite"
"Bene, così ci intendiamo donna. Adesso vai a prepararmi la colazione" e si accascia sul letto con le braccia sotto la testa. Fa per chiudere gli occhi mentre gli tiro una manata sullo stomaco, subito si rialza senza fiato mentre mi guarda male e fa per protestare, ma lo interrompo prima.
"Adesso stai esagerando, non fare il coglione e alzati pure te".

Mi alzo e esco dalla mia camera per entrare nel bagno, a darmi una sciaquata alla faccia. Mi guardo allo specchio e con un dischetto intriso di struccante mi levo il rimasuglio del mio filetto di mascara che solito mi metto per andare a lavoro.
Apro il tubetto del dentifricio e ne verso un pò sullo spazzolino rosa e inizio a spazzolare sovrappensiero, ripensando alla serata interminabile di ieri sera. Mentre sto per sputare Matteo spalanca la porta facendomi ingogliare per lo spavento il dentifricio.
"Ma sei scemo?"
"Cosa?" Chiede innocente mentre si posiziona dietro di me per darmi un bacio sulla guancia e poi per andare a fare la pipì.
"Mi hai spaventato" dico guardandolo abbassarsi i pantaloni e i boxer , lasciando il suo culo sodo sotto al mio sguardo.
"Per aver aperto la porta?" Fa per girarsi e interrompo il contatto visivo da quel gran pezzo di marmo e continuo a spazzolarmi i denti. "Potevi bussare" dico piano mentre lo guardo rivestirsi "dai mi sono fatto perdonare "
"Scusami?" Dico con capendo il filo del discorso "ti ho visto che hai sbirciato dallo specchio"
"Ma" faccio per dire mentre lo rivedo uscire dal bagno "almeno lavati le mani prima di toccare qualcosa con quelle manacce zozze"
"Lo farò" lo sento gridare "quando lo farai?" Grido di rimando per farmi sentire "quando mi troverai dei vestiti puliti che devo farmi la doccia"
"Sarà fatto " ed esco dal bagno quasi correndo pur di non farlo trafficare tra la mia roba con quelle manacce zozze.
Mi passa di fianco e lo vedo socchiudere la porta mentre mi fa un occhiolino "se vuoi ti puoi unire"
"Sto bene così, grazie" dico ridendo mentre vado in camera cercando qualcos'altro che gli possa stare bene. Spulcio di nuovo l'armadio e trovo una felpa bianca con dei pantaloni coordinati oversize purtroppo miei, comprati in una seduta di shopping online compulsiva, e un mio paio di boxer neri con dei cuoricini rossi.
Con il mio bottino in mano entro con cautela nel bagno e silenziosa glieli appoggio sopra al lavello.

Appena uscita, ritorno in camera per indossare qualcosa di decente, rispulcio nell'armadio e ritrovo il maglioncino azzurro che pensavo di aver lasciato a casa di Jo, lo indosso e con esso un paio di skinny jeans neri. Completo il tutto con un paio di calzini di spugna rosa per non varmi venire le vesciche ai piedi con i miei anfibi neri, comprati all'incirca cinque anni fa. Abbastanza soddisfatta afferro il mio mascara abbandonato sopra il comodino. Mi posiziono davanti allo specchio in estremo silenzio per non rischiare di infilarmi lo scovolino nell'occhio.
"Non ti serve quella robaccia per essere bella" mi interrompe Matteo prendendomi alle spalle e facendomi impaurire. "Vedi, ti sei anche sbagliata " e lo fulmino, mentre con un dito cerco di ripulire la striscia nera al di sotto del sopracciglio, ovviamente facendo peggio.
"Mi sono sbagliata per colpa tua tanto per la cronaca"
"Cosa centro io?"
"Potevi evitare di prendermi alle spalle facendomi impaurire, ero in un momento delicato" dico ovvia " non la vedo proprio così"
"Potevo accecarmi"
"Un motivo in più per non metterlo"
"Certo, una volta che sono senza un occhio è inutile metterselo" rispondo ridacchiando mentre cerco di finire la mia opera.
Mentre continuo nel mio intento lo osservo spulciare nella mia camera con la mia tuta bianda addosso.
" vedo che ti entra " dico ovvia " questa volta di chi è?"
"La tuta?" Chiedo mentre lo vedo annuire " la mia, mai resa dopo una seduta di shopping compulsiva"
"Te la restituisco, quando la lavo"
"Insieme al resto?" sorrido "si, insieme al resto " e sorride anche lui.
"Se vuoi questa puoi anche tenerla" dico dopo averci pensato un po'"
"e te cosa fai?"
"Tanto mi è troppo grande, starebbe comunque nell'armadio a prendere polvere" e concludendo esco dalla camera per andare in bagno a rispulirmi con lo struccante. Lui mi segue silenzioso osservando minuziosamente ogni mio gesto.
Ripulita e sodddisfatta mi rivolgo a lui: " andiamo?" e lui annuisce sorridendomi mentre continua a seguirmi fuori dalla porta dopo aver preso la mia borsa.
Chiudo la porta a chiave silenziosi e iniziamo a scendere le scale fin quando un brontolare allo stomaco interrompe la mia camminata. Mi giro verso Matteo ridendo e dico:" vedo che hai fame "
"Ho una fame da morire, è diverso."
"Allora muoviamoci, non vorrei mai avere un ospite sulla coscienza per averlo fatto morire di fame" ed usciamo dal casa. Dopo un piccolo tratto a piedi entriamo nel bar poco distante dove un caloroso Mario mi accoglie con un buffetto sulla guancia, mentre lo rivedo scomparire dentro al magazzino.
Mi posizono subito dietro al bancone per sistemare le brioche appena consegnate e per vedere se Mario come ogni giorno ha acceso la macchinetta del caffè.
Accertata di questo, osservo Matteo seduto sullo sgabello di fronte a me mentre aspetta pazientemente il suo turno.
"Puoi rubare quello che vuoi tanto offro io"
"Non sono abituato ad una donna che offre"
"Ripensando alle tue amicizie posso immaginare" dico ovvia mentre gli faccio un caffè e glielo porgo in un piattino con un bicchierino d'acqua.
"Quale brioche vuoi ?"
" ce n'è una al pistacchio?"
"Ovviamente " e gliela passo mentre rubo una brioche vuota per me. Mentre mangiamo in rigoroso silenzio osservo i primi clienti entrare e mi metto subito al lavoro. Dopo un paio di caffè serviti, Matteo attira la mia attenzione con un cenno. Mi avvicino sorridendo e chiedo:" passata la fame?"
"Adesso si" dice ridendo "però devo andare, ci vediamo quando stacchi?" E annuisco "va bene"
"Allora a dopo" si avvicina e mi da' un bacio a stampo per poi scomparire dietro alla porta, accompagnato dagli schiamazzi dei soliti clienti pettegoli.
"E quindi hai trovato il fidanzatino" dice Mario spuntando alle mie spalle "non iniziare"
"In realtà ho già concluso" e riscompare dentro al magazzino.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora