50 PASSIONE

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"Ho bisogno di una mano"
"Per farti andare a fanculo anche due" non risponde alla mia provocazione ma fa solo cenno di seguirlo fuori. La disperazione nei suoi occhi mi fa desistere e in pigiama lo seguo.
"Cos'è successo?" Il mio tono è amplificato dall'eco ma non è coperto dai nostri passi frettolosi sulle scale. Le mie ciabatte di gomma fanno un rumore strano, quasi come delle pernacchie ma facendo finta di niente ci fermiamo sul pianerottolo.
"Non mi si accende la macchina" mi blocco di scatto e incrociando le braccia lo guardo male.
"Mi hai fatto scendere in fretta per questa cagata?"
"Come vado a casa ?"
"A piedi" ringhio poco convinta della mie parole. Fuori è notte, freddo e neanche io mi sarei messa in testa di farmela a piedi.
"Oppure in taxi" continuo più piano. Apre  con l'interruttore il portone e mi fa cenno di proseguire davanti a lui. Appena svoltato l'angolo vedo l'auto parcheggiata con il cofano aperto.
"Lo sai fin troppo bene che non sono un meccanico"
"Purtroppo lo so ed è per questo che devi solo mettere in moto l'auto mentre vedo cos'ha che non va"
Abbastanza perplessa, apro lo sportello e mi siedo sul sedile del guidatore e dopo un paio di lunghe accensioni a vuoto lui con un sonoro schiocco richiude il vano motore.
"La batteria dev'essere scarica" Parla mentre si guarda in torno e poi con un lampo negli occhi si rivolge a me:" i tuoi vicini mi posso aiutare a ricaricarla con dei cavetti"
"La vedo dura, la metà non li conosco e l'altra metà sono fuori per il weekend" sbuffa e mi risponde scocciato:" ma chi non conosce i vicini?"
"Chi si fa i cazzi suoi" e dandogli le spalle faccio per andarmene in casa. Mi blocca dal gomito sussurrandomi uno "scusa"  prosegue con un: "Ma come faccio adesso?"
"Chiama un carroattrezzi"
"Spendo più per il trasporto che per la batteria in se"
"Allora dillo che ti stai inventando questo problema per rimanere con me"
"Magari" e un sorriso gli increspa le labbra " controlla tu stessa".
Mi trascina davanti alla sua auto. Mi apre il cofano davanti e illuminando con la torcia del telefono mi indica di osservare. Non faccio a meno di nascondere una faccia perplessa mentre do un'occhiata veloce senza capire un granché in quello Shangai di cavi e di tubi.            
Riesco solo a dire:" se qualche filo è staccato?"
"Non ci avevo pensato" con un colpetto d'anca mi sposta di lato e con concentrazione si rimmerge con la testa in quel singolo groviglio ma, solo dopo qualche secondo lo vedo di nuovo sospirare arrabbiato e richiudere il tutto con un altro colpo secco.
"Mi serve un meccanico"
"Sono le otto e mezza del primo di gennaio, non c'è nessuno disponibile" e lui continua per me con dispiacere dicendo:" e temo neanche un carroattrezzi"
Guarda lo schermo del telefono ed aggiunge :" ed ho pure il telefono scarico"
"Il karma" pronuncio quasi con semplicità forse per vendicarmi del male che le sue parole mi hanno fatto. Lui capisce fin troppo bene ma rimane in silenzio, abbassa lo sguardo e prendendo il cappotto dai sedili posteriori si mette in marcia, senza neanche salutare.
Mi fa pena e con una spinta faccio:" entra in casa, carica il telefono e poi fai quello che vuoi. Non è saggio uscire a quest'ora senza telefono, in primis con i pazzi che girano per strada"
"Ti preoccupi per me?" Il suo sguardo di riaccende di speranza ma lo spengo subito borbottando un:
" lo farei con tutti" mi giro e risalgo le scale, sentendo i suoi passi seguirmi come un fantasma.
Appena apro la porta di casa il torpore e l'odore familiare mi avvolgono e levandomi le ciabatte ai piedi giro solo con i calzini rosa ai piedi.
Vado dritta in camera mia, prendo il caricatore dalla camera e glielo tiro, indicandogli la presa più vicina.
Lui, accompagnato dal suo solito silenzio aspetta che il telefono si rianima e si accascia sul divano vicino a me. Si guarda di nuovo in torno, si accorge dei fazzoletti smoccolati vicino a lui e guardandoli con tristezza lì butta via, rialzandosi dal divano.
"Mi dispiace per le parole di prima, sono stavo cattivo"
"Quanto vorrei poter dimenticare"
"Riuscirò nell'impossibile, te lo prometto" mi accarezza dolcemente una guancia, come il suo solito e sottona come sono, lo lascio fare sospirando e beandomi quel leggero tocco.
"Non voglio farti del male, mai più, e quei fazzoletti mi hanno fanno sentire un verme. Io ti amo, Alice."
"Ti amo anch'io, solo non capisco il tuo cambiamento d'umore".
Lo vedo stringersi nelle spalle e prendere il telecomando della TV per accenderla.
"Non li capisco neanch'io, delle volte" e prendendomi per le spalle mi costringe ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Prende una coperta rossa vicino a lui e la stende sulle nostre ginocchia, cambia canale e restiamo a guardare per qualche minuto un film sconosciuto, non prima di parlare di nuovo.
"Non si va a dormire arrabbiati"
"Voglio solo cercare di risollevare la serata, senza continuare a fare danni " mi sorride dolcemente " e poi, fra poco ritorno a casa"
"Cosa?"
"Aspetto che il telefono carichi e ritorno a casa"
"Rimani qui" mi esce spontaneo mentre gli poggio le mani sul petto come per pregarlo. Tentenna, lo vedo dal suo sguardo, ma non demordo.
"Non è saggio uscire a quest'ora"
"Sono un uomo, cosa mi può mai capitare?" Le sue splendide labbra carnose si aprono in un risolino di scherno ma, purtroppo per lui , non lo lascerò andare così facilmente.
"Non farmi preoccupare inutilmente "
"E perché dovresti?" Ride "sono un uomo"
"Perché ti amo e dovresti rimanere qui con me" ci guardiamo intensamente negli occhi ma, per primo lui li distoglie rialzandosi in piedi.
"Mi tratti come se fossi tuo ma le tue parole dicono il contrario"
"L'importante sono i fatti"
"Non solo quello " fa per raccogliere il telefono ma lo fermo. Gli prendo le mani e lo trascino nella mia camera da letto.
Lui rimane in silenzio, in attesa forse di qualche conferma e l'avrà.
Lo faccio sedere sopra al mio letto e mi metto vicino a lui, con una mano gli accarezzo i capelli e lo volto verso di me. Avvicino le mie labbra con le sue ma prima ancora che si tocchino lui mi fa:" non farlo"
"Non darmi ordini".
Le nostre labbra s'incontrano. Si cercano come l'acqua nel deserto e combaciano come due pezzi di un puzzle.

Siamo perfetti insieme, anche senza etichette e glielo farò capire a modo mio.

"Che cosa fai Alice?" Con una lunga scia di baci sul collo lo zittisco. Sento che annaspa vicino alla mia orecchia, mentre i mie denti mordicchiano e succhiano una piccola porzione di pelle, lasciando un segno rosaceo appena evidente. La mia lingua però prosegue a scorrere lungo tutto il suo collo mentre mi sistemo a cavalcioni sul suo bacino. Stanca di tutti questi strati che separano i nostri corpi, con un movimento fluido gli levo la felpa lasciandolo in canottiera davanti a me. La sua collanina d'oro è evidente mentre sbrilluccica contro la sua pelle olivastra come i suoi occhi, che tradiscono la sua lussuria. Quel colore però che tanto amo oramai è oscurato dal piacere  che gli fa socchiudere le palpebre.

Tento di togliergli anche la canottiera bianca ma come una magia che si spezza, mi blocca entrambi i polsi.
"Che cosa fai Alice?"
"Non è ovvio?" Rispondo provocante mentre mi libero dalla sua presa e scoprendogli un piccola porzione di pelle gli accarezzo la peluria intorno all'ombelico.
"Perché lo fai?"
"Vuoi una dimostrazione del mio amore, meglio di questa?"
"A me basta un'etichetta" sorrido tristemente mentre tentennando gli sussurro all'orecchio:" sono più brava con i fatti" e gli sfilo la canottiera.
Questa volta non oppone resistenza ansi, rimane in balia delle emozioni che gli faccio provare. Si distende sul letto e stringendomi i glutei mi porta con sé. Capovolge la posizione e ritrovandomi sotto di lui mi travolge con un bacio ruvido e passionale. Sento la sua lingua bramarmi, così come le sue mani. Le sento toccarmi, palparmi ovunque e riscaldare la mia pelle nuda e fredda.  Quando mi toglie del tutto il pigiama, lasciandomi in intimo davanti a lui, non provo vergogna sotto il suo sguardo attento e malizioso, neanche quando mi toglie il reggiseno bianco e gli slip in ciniglia.
Quando mi rendo conto di essere più nuda di lui, gli abbasso la tuta di qualche centimetro lasciando intravedere l'elastico degli slip blu. Capendo l'antifona in un attimo si rialza, se li sfila e lancia tutto a terra.   Travolgendomi come un tornando si fionda sul mio corpo, cerca di togliermi persino i calzini ma ridendo gli faccio cenno di non farlo.
"Sei tipa da calzino a letto?"
"Vuoi veramente parlarne mentre sono nuda davanti a te?" Ribatto ridacchiando venendo seguita da lui che mugugna:" hai ragione, adesso non è importante" .

Mi divarica le gambe, posizionandosi perfettamente tra di esse. Mi guarda un secondo come per accettarsi che sono consenziente e dopo poco sento le sue dita penetrarmi. Il mio gemito sorpreso viene zittito dalle sue labbra; i miei desideri vengono soddisfatti dai movimenti esperti e irruenti delle sue dita che entrano ed escono dal mio corpo. Mi sento bagnata, accaldata e amata dai suoi gesti: dai suoi baci su ogni centimetro del mio corpo e dai suoi occhi che rimangono fissi sui miei.
"Sei bellissima "
"Ha parlato il Dio Greco" dico sfiorando i suoi addominali appena scolpiti. Ridacchia contro la mia pelle e senza più aspettare unisce il suo corpo col mio. Il suo membro si fa strada nella mia carne, facendomi arrivare all'apice del piacere. Trattengo un gemito mordicchiando le mie labbra fino a farci uscire del sangue. Lo afferro per i glutei per incitarlo ad andare più veloce mentre osservo in trans la sua collana d'oro pendolare tra il mio e il suo corpo. Questa immagine di lui, con i capelli scompigliati, la fronte sudata e completamente nudo non me la scorderò neanche se mi lavassi gli occhi con la candeggina.

Riesce persino a trovare del tempo per spostarmi dolcemente un ciuffo di capelli davanti al viso mentre ritmicamente entra ed esce da me. Lo guardo e lui capisce che sono arrivata al limite. Con il pollice mi libera il labbro ancora incastrato fra i denti, mi posa un casto bacio sulle labbra e sussurra:" lasciali che ci sentano"
"Che figura farei?" Cerco di rispondere ansimando sempre più forte mentre, anche la testiera del letto incomincia a sbattere contro il muro con un rumore sordo e coinciso.
"La figura dell'egoista" e con due movimenti secchi, al limite tra il piacere e l'insoddisfazione mi fa:
"Devi venire?"
"Si" Urlo stringendo il cuscino sotto alla mia testa, contorcendomi dal piacere.
"Qualche altro secondo " lo sento mormorare in seria difficoltà mentre serra gli occhi come la presa sulle mie natiche. Mi fa quasi male ma, il piacere copre quel dolore trasformandolo. Mi accende e senza  aspettare vengo urlando il suo nome. Dopo qualche spinta lui mi segue, riversandosi sulla mia pancia e cospargendola del suo liquido seminale.
Si fiacca di su me, col fiatone, con il suo metro e ottanta e sorridendomi dolcemente mi pizzica la guancia sussurrandomi:" Ti amo".

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora