22 Ricordi

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JO

Ho sempre cercato di vederla per quella che è: stronza, fredda, acida, forte e bellissima.
Non sono mai riuscito a conquistarla né a mandarla a fanculo quindi mi sono accontentato e le sono diventato amico.

Che stupido.

Penso, mentre come un coglione sono qui ad osservarla come una qualsiasi sera in cui usciamo insieme. Questa volta però, Alex non è al mio fianco, ansi non so proprio dov'è andato a finire. Di solito lui è la mia spalla, quello che mi impedisce di fare cose azzardate cosa. Cose, che non nego che sto pensando di fare anche adesso.

Vederla ballare, non al mio fianco, è una tortura, in più circondata da ragazzi non è il massimo per la mia gelosia. Sono appoggiato alla parete bianca, al lato della stanza per ammirarla da lontano . Non ho il coraggio di avvicinarmi a lei.  Lei, nei suoi pantaloncini striminziti bianchi e quel top, fa fermare il tempo e in contemporanea fa girare tutti verso di sè. Strega tutti con i suoi modi di fare e neanche se ne accorge.
Mi sono sempre ripromesso che gli  avrei detto che per me è qualcosa di più di un'amicizia nata anni fa tra i banchi di scuola, mettendo in gioco  la nostra amicizia ma, ogni volta  il mio coraggio diminuisce. Non so per quanto tempo deciderò di farmela sottrarre da sotto al naso dal primo coglione che capita. Sono perfetto per lei, ci conosciamo da una vita e i suoi segnali contrastanti non mi hanno mai impedito di prendermi libertà che lei non volesse. Talvolta dormiamo insieme, indossa i miei vestiti, ci facciamo le coccole, come farebbe una coppia normale, solo che noi non siamo fidanzati. In realtà non c'è stato neanche un minuscolo bacio fra di noi ma io  sono innamorato e qualsiasi cosa lei è disposta a darmi io l'accetterò.

Scuoto la testa, mi allontano e vado verso la cucina per versarmi un bicchiere di vodka liscia. Ogni ubriachezza parte sempre da questo, una buona dose di alcol e delle emozioni che annebbiano il tutto.
E così è anche questa volta, da una vodka si passa alla seconda fino ad arrivare alla terza. Quando comincio a sentire gli effetti dell'alcol il bicchiere mi viene strappato dalle mani e una moretta tutta gambe e tette lo beve al posto mio. Mi sorride, si avvicina al mio orecchio e mi dice:" ci vogliamo divertire?"
"Mi voglio sempre divertire" non è la verità ma anche questa volta voglio evitare la stronzata di parlare ad Alice dei miei sentimenti quindi, preferisco andare con lei che affrontare la realtà. "dei miei amici hanno roba forte, fidati ti divertirai" dice solo e mi prende la mano. Velocemente saliamo le scale e arriviamo davanti  alla porta finestra che da sul terrazzo esterno. Apre la finestra e usciamo, l'aria fresca mi ridesta dalla vodka e comincio a pensare alla mia stupidità ma, tutto si ferma quando iniziano le presentazioni.
Stringo la mano a tutti senza badare al loro nome e al loro aspetto. Tante maschere e pochi volti, come sempre.

Rimango in piedi mentre la moretta si mette a sedere con le gambe a penzoloni sul davanzale del terrazzo, mentre ascolta le chiacchiere inutili di questi tizi da cui sono accerchiato.
Alzo lo sguardo verso il cielo limpido di una notte di mezza estate, calda e afosa, senza nuvole e con la luna piena che mi guarda. Sento che mi compatisce con il suo sguardo, per la mia codardia di non esprimere i miei sentimenti verso Alice. Mi ricorda sempre che prima o poi qualcuno me la ruberà da sotto al naso e io rimarò lì, come un pezzente a sperare che lei prima o poi si accorga di me.

"Quindi com'è che hai detto che ti chiami?" dice il tizio vicino a me con il collo pieno di tatuaggi e la faccia da idiota "non l'ho detto, infatti" cerco di fare una battuta idiota non colta perché mi guarda male e, arrendendomi rispondo:"Jonny". Mi chiedo perché ho decido di seguire questa misteriosa ragazza che mi ha promesso del divertimento.

Per il sesso

Risponde il mio inconscio, zittindosi un secondo dopo. Annuisco fra me e me, sperando veramente in un lieto fine post serata.
"Diana ci ha detto che vuoi divertirti"
"Dipende in che modo" dico cercando di mettere le mani avanti "con queste" e il biondino al lato estrae dalla tasca una bustina trasparente con delle pillole arancioni.
Sorrido tra me e me, accontentandomi della droga per ricucire le ferite. O almeno per questa volta.
Mi avvicino e prendo, sorridendo, il sacchetto tra le sue mani "che roba è?" Dico estraendo una pillola dal sacchetto e osservandola per bene, capendo di non averla mai vista in commercio.
"Yaba"
"Viene dal Bangladesh se te lo stai chiedendo" mi dice l'idiota.
"Mai sentita" dico io " quanto viene?"
"Questa te la offriamo" risponde subito Diana strappandomi il sacchetto dalle mani e distribuendone una a testa.

La guardo capendo di fare una pazzia ma, me ne frego e insieme agli altri la mando giù tutta in un fiato. Non è mai stato semplice per me prendere una medicina in pasticca , infatti di solito la sbriciolo sempre, come un bambino. Per la droga è diverso, mi viene talmente facile e veloce ingerirla da non pensare neanche alla difficoltà di deglutirla.

Dopo minuti interi e interminabili sento finalmente la spensieratezza che cerco. L'ebbrezza pervade le mie sinapsi e senza neanche salutare gli altri ritorno in casa.
L'effetto dello Yaba si mescola con la musica tecno, formando  un'amore interminabile per il mio cervello. Tutto in torno a me rallenta fino a che non vedo Alice, che balla ebbra di alcol . Mi avvicino trovando il tanto beneamato coraggio che ho sempre cercato. Le prendo una mano, la giro verso di me e prima che reagisca le faccio fare una giravolta. Presa alla sprovvista si catapulta verso il mio corpo e continuiamo a ballare attaccati. Quando la musica per un attimo si stoppa, mi trascina non so dove . Spaesato e frastornato non noto neanche il momento in cui si separa da me per prendere da bere. Ritorna con questo bicchiere in mano e con questo sorriso indecifrabile. Come tutto di lei.

Mi incanto a fissarla. Non noto di averla presa per i fianchi . Non noto neanche che la faccio indietreggiare verso il muro, spingendola verso esso. Lei continua a sorridermi e le cominciò a dare dei baci sul collo salendo sulla guancia, fermandomi ad osservarla mentre ride.
Non ascolto ciò che mi dice.
Ascolto solamente le mie parole:" ti amo" .
E La magia si spezza, lei tenta di staccarsi da me e io prontamente la stringo a me dandole un bacio sulle labbra. Il bacio più bello di tutta la mia vita che forse non mi ricorderò o che lei non si ricorderà, ma non mi importa.

Mi ridensto quando mi spinge per allontanarmi da lei. Non capisco più niente, specialmente quello che mi urla. Dalla sua espressione è chiaramente incazzata con me, ma non mi importa più nulla.

In me si accende un fiammifero. Mi arrabbio per questo suo rifiuto. Vedo nero e inizio a urlare parole sconnesse. Vedo tutto in terza persona come se non fossi più io a guidare il mio corpo. Vedo che la prendo per le spalle e la stringo mentre lei si blocca dalla paura. Non so cosa dico ma la scuoto sbattendola alla parete per poi avventarmi su di lei e iniziandole a baciarle il collo con audacia.
Lei non tenta neanche più di allontanarmi fino a quando non sento spingermi da dietro. Vedo un paio di occhi intenti a guardarmi con disprezzo mentre mi tira uno schiaffo.
Ricomincio a sentire. Sento il suono della sua voce attutita dalla musica mentre mi urla cosa mi prende. Non rispondo completamente inerme e martoriato dal pensiero di cosa potevo farle.

La paura mi risveglia da quello stato. Nella mia testa un blackout, cominciando a scordarmi tutto ciò che avevo fatto e pensato prima di questo momento.
Vedo questo ragazzo correre verso Alice che tenta di respirare, mentre mi guarda incredula.

Vedo che tenta di respirare alle prese con un attacco di panico. In questo momento mi sto sentendo una merda, ma giuro che non sono in me.

Mi giro un attimo per prendere della carta per asciugarmi il sudore e quando mi rigiro, lei non c'è più. La cerco disperato , pronto a correre verso di lei qualora l'avessi vista ma qualcuno mi ferma.
"Lasciala in pace"
"È la mia migliore amica, devo cercare di spiegarle cosa mi è preso"
"Se le vuoi bene, riprenditi da questo stato"
"E chi aiuterà lei a riprendersi?" Chiedo disperato mentre le lacrime invadono i miei occhi.
" ci andrò io" dice prendendomi sotto spalla facendomi salire le scale.
Apre una porta mentre non sento più le mie gambe, gli cado sopra al suo corpo quasi a peso morto. Non so come ancora mi tiene in piedi.

Mi appoggia sopra al letto, mi fa distendere e mi copre. Va verso il bagno annesso e mi porta un bicchiere d'acqua  e me lo fa bere.
Acconsento inerme. Non sento più niente, non ho più niente nè la forza nè una migliore amica.
"Riposati" sento solamente mentre chiudo gli occhi e sento la porta chiudersi con un tonfo.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora