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"Ma chi me l' ha fatto fare" dico tremante mentre cerco di coprirmi il più possibile con il mio piumino ormai logoro e attorcigliandomi al collo la mia sciarpa blu.
"Non vuoi realmente sapere la risposta" mi prende i giro Jo dandomi un buffetto sulla guancia, sorpassandomi e cominciando a camminarmi davanti.
"Rinfrescami il perché tu sei voluto venire con me" Chiedo dubbiosa mentre ripenso a come lui si sia alzato in piedi quando ho nominato Jo e abbia riiniziato a vestirti, senza neanche una minima spiegazione immaginandosi già tutto.
"Perché innanzitutto è notte e non è prudente andare in giro da sola e poi perché presumo che tu ci voglia parlare anche se molto probabilmente sia ubriaco" e annuisco distratta mentre ragiono sulla sua risposta fin troppo sensata.
"Come fai a sapere che è ubriaco"
"È quello che farei anche io se fossi nei suoi panni"
"Onestà portami via" dico ironica ridendo e lui mi fa l'occhiolino.
"L'unica cosa che non so è dove siamo diretti"
"Nel bar dietro l'angolo"
"Lo Stevenson?"
"Proprio lui " e sospiro "chissà perché proprio lì è andato"
"È quello più vicino" dice semplicemente Matteo " ho capito ma non gli piace nemmeno quel posto"
"Mica gli deve piacere, voleva solo annegare i neuroni, un bar vale l'altro"
"Non ne sono molto convinta del tuo ragionamento"
"Già che ci stai pensando è sbagliato, i maschi non pensano, agiscono e basta. Sarà passato per di qua e avrà visto il bar e come ogni maschio ha pensato che ubriacarsi era la soluzione migliore" e conclude alzando le spalle.
Scuoto la testa scoppiando a ridere non rimanendo neanche un po' scioccata per questa rivelazione sul mondo maschile.

Continuando a camminare la musica dello Stevenson diventa mano a mano più forte. Prima di entrare tiro un lungo sospiro per farmi forza ed entro seguita da un Matteo più silenzioso del solito.

Chissà dove si sarà cacciato Jo.

E neanche il tempo di pensarlo che lo trovo seduto su uno sgabello, ubriaco fradicio mentre canta a squarciagola.
Mi avvicino rapidamente facendomi spazio tra gli uomini di mezza età che ridono mentre lo ascoltano e incitano.
"Yo soy loco cuando lo mueve' así" e non gli do il tempo di finire il ritornello che gli attappo la bocca con la mia mano e lo tiro per un braccio verso il bagno.
Con la mia sequenza repentina lui rimane frastornato.

Lo porto vicino alla porta del bagno e mi fermo.
"Che stai facendo Jo?"
"Non è ovvio? Mi sto divertendo e te stai rovinando tutto un'altra volta "
"Un'altra volta? Chiedo frastornata.
"Non fare la finta tonta, hai rovinato questo momento come hai rovinato la mia vita facendomi innamorare di te"
"Non lo pensi realmente. Mi hai chiamato perché mi volevi qui, ti ricordi?"
"E chi ti vuole qui Alice?"
Guardami negli occhi e dimmi che mi menti.
La prima cosa che ho pensato, però ci sono dei momenti in cui la vita si ferma e non siamo più succubi del tempo che scorre irrimediabilmente, a ritmo costante.
La testa inizia a essere pesante, le figure in torno a me si appannano e tutto rallenta.

"Sei scemo?" Dico mentre gli salto completamente addosso. Cadiamo a terra nel mentre che io tento di picchiarlo.
Vengo alzata di peso da Matteo che cerca di staccarmi da lui " non ti sei mai accorta di me, dei miei sguardi e di come ti trattato, sono sempre stato solo tuo amico" lui dice mentre si ricompone a stento ancora ubriaco " sono pur sempre un uomo e quella sera, ubriaco e triste non sono riuscito a trattenermi. Eri così bella con quel vestito, sei così bella adesso. Ma non ti è mai importato di me"
"Adesso non cercare di dare la colpa a me. Ti stai autocommiserando e questo non toglie il fatto che se non ci fosse stato Matteo adesso saresti stato sotto accusa per aggressione. Non mi sarei mai immaginato questo da te"
"Adesso sei te che ti stai autocommiserando, da quando c'è questo damerino, pensi solo a lui, stai solo con lui. Per te, io e Alex siamo morti" dopo quelle parole un mio pezzo di cuore si è distrutto.

È la verità quella che dice, dopo quella sera che avevo conosciuto Matteo non li avevo più calcolati, sia perché avevamo litigato sia perché mi sono totalmente risucchiata da lui.
"Perché non mi hai mai detto quello che provi per me?"
"Cosa vuoi che ti dica Alice, sei sempre stata il mio tutto , la mia stella che illuminava la mia vita buia. Per me sei tutto e sempre lo sarai, però non ce la faccio neanche io a spiegarti cosa mi sia preso. Di quella sera mi ricordo a tratti. Mi ricordo di te, quando sei entrata dentro la mia macchina e quando mi sono appartato con la moretta e gli altri per non pensarti troppo. Da lì non ricordo più niente, solo il momento in cui ti tenevo tra le mie braccia, con la testa che mi girava peggio di una trottola.
Ho ancora gli incubi, in cui mi guardi come un mostro, mi guardavi come mio padre ecco perché non volevo che scoprissi questa storia. Sono un mostro e come dici te ho rischiato una denuncia, cercando di fare il porco con te che sei la mia persona." e piangendo si accascia alla parete con le mani a coprirgli il viso.
"Lo odio ancora Matteo, ma grazie a lui non ti ho fatto del male e lo ringrazierò per tutta la vita. Non me lo sarei mai perdonato, avrei preferito uccidermi che distruggere te" concluse infine lui.

Sospiro. Non so proprio che dire, troppe informazione tutti insieme . Cerco di estraniarmi da tutto il resto, dalla puzza di fumo, dalla gente che entra ed esco dal bagno guardandoci per storto e dalla musica assordante. Vorrei scappare e vivere un' altra vita, vorrei non essere me stessa , vorrei non essere mai nata per non commettere gli errori che puntualmente faccio. Errare è umano, tutti me lo hanno sempre ripetuto ma mi sono stancata. Mi sono stancata di essere giudicata per ogni mia brutta decisione in qualcosa che credo, mi sono stancata di sentirmi una fallita senza sogni.

"Ho bisogno di pensare Jo, la notte porta consiglio e voglio sfruttarla a pieno. Ammetto che mi hai messo in una brutta situazione, non voglio scegliere perché sei sempre stato la mia famiglia ma non posso ignorare il tutto. Mi dispiace, spero che capisci"
"Vai Alice, scappa. Scappa da me e da questo posto di mera ma ricorda che più corri più il tutto ti perseguiterà come il tuo passato" .

Non voglio più ascoltare e non voglio più nascondere i miei sentimenti. Mi ha ferito ed ho sbagliato a venire qui. Gli do le spalle girandomi e guardando dritto esco nell'aria pungente della notte. Inspiro ed espiro cercando di calmare il casino che ho in testa. Tasto le tasche del mio giubbetto cercando una sigaretta di emergenza, che aiuta a calmarmi in questi casi.

"Tieni, ne hai bisogno" vengo spaventata dalla voce di Matteo che come una presenta mi ha affiancato ed ha estratto dal suo pacchetto una sigaretta. Mi fa cenno di prenderla e senza neanche tentennare lo faccio, mi avvicino con la sigaretta in bocca alla fiamma già pronta del suo accendino verde, e finalmente inspiro a pieni polmoni. Le mani smettono di tremare e la testa si fa più leggera. Quanto vorrei sentirmi così per sempre, senza rimanere stordita dalla nicotina che avvelena il mio corpo.

Non mi importa di morire, voglio solo stare bene e se mi avvicina ad un passo alla morte ben venga perché saprò che sono morta felice. Matteo che fino a quel momento, mi fa cenno alla strada prima di dire: "andiamo?"
"buona idea" e gli sorrido, più contenta che mai di poter toccare letto e dormire per chiudere definitamente questa giornata di merda. Inizio a camminare senza aspettarlo, prima di fermarmi quando mi sento chiamare.
"Dove vai?"
"a casa" dico ovvia " dobbiamo portarlo a casa" e mi indica Jo seduto a terra mezzo addormentato" Dio lo ha dotato di due gambe perfettamente funzionanti, quindi si alzi e cammina"
" in una situazione normale ti avrei dato ragione ma, guardalo avrà due gambe ma il cervello è completamente fuso dall'alcol" e sospiro perché oltre ad avermi convinto il mio cuore mi dice di non lasciarlo da solo al freddo.
"Sia chiaro, non dorme a casa mia"
"Macché, lo riportiamo a casa e poi ce ne andiamo" e così concordato lo alza di peso prendendolo per un braccio, mi avvicino affiancandomi a Jo prendendolo per l'altro braccio e iniziamo a camminare.

"ricordami chi me lo ha fatto fare di venire fin qui"
" se non ricordo male sei stata proprio te ad insistere di venirlo a prendere "
" e perché ancora non mi hai dato una bastonata?" dico ironica "perché abito proprio qui dietro quindi, il piano è di prendere la mia macchina e di riportarlo a casa" e annuisco distratta da Jo che farfuglia parole incomprensibili.

"Perché non mi hai detto niente?" chiedo dal nulla a Matteo, era il suo momento delle spiegazioni " non ti ho detto niente perché innanzitutto era tuo amico e poi c'era qualcosa che non mi quadrava mentre lo staccavo da te. Farfugliava, vedeva nero, non sembrava neanche lui, come ti avevo già detto. L' hai visto quando ti parlava, ti ama, si vede e non ti farebbe mai del male a mente lucida e in quel momento non lo era."
"Hai preferito rimanerne fuori"
" non è del tutto vero, perché sono stato un intermediario. Se me ne rimanevo fuori non lo avrei spinto a dirtelo e sarei scomparso dalla tua vita"
" perché non lo hai fatto?"
"cosa?" chiede di rimando " scomparire" dico ovvia " perché oltre ad essere figa non potevo ignorare cosa avevo visto"
"e cosa hai visto?"
" oltre alle tue tette?" scherza mentre rimango scioccata " dai stupido"
"adesso faccio il serio." cerca di dire tra una risata e l'altra " Ho visto due ragazzi che non si potevano separare per un qualcosa di tanto vero quanto finto "dice una volta ricomposto, adesso fin troppo serio. Neanche il tempo di rispondere che delle luci arancioni lampano della notte.

"Siamo arrivati baby" dice Matteo di nuovo felice "non voglio neanche chiedermi da dove ti è uscita questa"
"vengono spontanee, come te lo posso spiegare se non lo so neanche io a volte" e scuoto la testa " è ora di salire in macchina, che la situazione sta degenerando" e buttando poco delicatamente sui sedili posteriori Jo ripartiamo diretti a casa sua.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora