12

12 2 0
                                    

Oggi non sono andata a lavoro, o almeno ci ho provato ma appena sono entrata nel bar, raffreddata e con la tosse Mario mi ha rispedita a casa.
Appena rientrara nell'appartamento mi sono rimessa a letto, con la testa che ricominciava a pulsare. Mi sono girata del letto invano per cercare di riaddormentarmi e ce l'ho fatta solo quando ho preso una tachipirina per farmi abbassare la febbre.

Passano non so quante ore, ma appena apro gli occhi vedo l'ora, mezzogiorno. Mi alzo già sentendomi meglio e mi dirigo in cucina dove con mia somma sorpresa, Mario, avendo le chiavi del mio appartamento, mi ha lasciato un termos con un bigliettino a fianco.
Mi avvicino e leggo:

Mi sono permesso di usare le chiavi che mi avevi dato e ti ho portato una vellutata. Mangiarla che ti farà stare meglio.

Sorrido e prendo un piatto cupo per poi versarci il contenuto del termos. Vellutata di carote e zucca, la mia preferita.
Mangio appoggiata all'isola della cucina. Appena finito, appoggio il piatto nel lavello e vado a farmi una doccia.
L'acqua calda è inebriante per il mio corpo, spazza via oltre allo sporco anche tutti i miei pensieri e vorrei rimanerci per sempre in questa fattispecie di mondo parallelo ma, quando noto le dita rugose esco.
Mi metto l'accappatoio e mi fisso allo specchio, consapevole che la mia esistenza gira intorno ad esso. Friziono i capelli con l'asciugamano e quando esco dal bagno vado diretta verso il telefono abbandonato sul tavolo da pranzo. Metto la prima playlist che mi capita e vado verso la camera da letto per cercare qualcosa comodo da mettere. Apro le ante e comincio a cercare la tuta biancache ho abbandonato tra le pile di vestiti che si trovano all'interno. Appena trovata, chiudo le antre e i miei occhi cadono sul piccolo cactus, vicino alla finestra che avevo comprato per Matteo. Non so se glielo darò, ma poco mi importa. Quello che mi importa è che sono talmente tanto confusa da non saper più che fare. Matteo mi confonde, so che voglio qualcosa con lui, qualcosa di indefinibile però ci sono delle volte che neanche lo voglio vedere. Oggi è una giornata di quelle.

Lo odio, odio come mi guarda e come mi sorride e specialmente come non mi protegge dai suoi amici, tutti così spocchiosi e viziati abituati alla bella vita senza neanche una misera lira, una vita fatta di scroccaggine.
Matteo gliela dà sempre vinta, non consapevole di ciò che sono realmente, e tra me e loro ero io la stupida e questo non mi sta bene. Io gli voglio bene e voglio proteggerlo ma snobbarmi per quegli individui è un insulto per me.
Valgo più di qualsiasi conto in banca a confronto loro.

Mi vesto, accendo il phon e comincio ad asciugarmi i capelli. Una volta finito, accendo la televisione e appena sto per sedermi sento bussare alla porta.
"Ci siamo permessi di entrare anche sensa suonare al citofono" davanti a me c'è Alex con una splendida ragazza dai capelli rossi. Appena nota che la guardo ci presenta "Alice lei è Samanta, Samanta lei è la mia migliore amica" e le stringo la mano.
"Entrate, che fate qui fuori" gli faccio cenno ad entrare e chiudo la porta alle loro spalle. "Siamo passati per vedere come stai e per portarti questo" e mi allunga un sacchetto della spesa "dentro ci sono delle verdure per un brodo veloce e un petto di pollo"
"E anche delle arance ricche di vitamine C per farti stare meglio" lo interrompe Samanta "non vi dovevate preoccupare però vi ringrazio lo stesso"
"Invece ci dovevamo preoccupare, ho visto il tuo frigo semi-vuoto e ti devi ricordare che mangiare è importante " mi bacchetta "lo so, ma non ho avuto tempo questi giorni di andare al supermercato. Però non serve, comunque che ti preoccupi. Fatevi offrire,almeno un caffè per ringraziarvi "
"Volentieri " dice subito Samanta e Alex le sorride. Prendo la moka dal pensile in alto e la riempio con dell'acqua e dopo con il caffè e la metto sul fuoco, sempre in rigoroso silenzio.

Mi giro e noto che la coppia ha preso posto sugli sgabelli dell'isola "Jo non è voluto venire"
"Non mi meraviglio" dico mentre prendo uno straccetto per pulire i rimasugli di caffè sul bancone "è ancora arrabbiato per come hai trattato Matteo"
"Ho sentito cos' ha detto ieri non serve che me lo ripeti" dico sfinita mentre mi massaggio le tempie e butto lo straccetto nel lavabo "lo so, scusa. Però credo che fra poco gli passerà, o almeno capirà che ha reagito veramente male, senza alcun motivo"
"Io invece penso che il suo istinto di protezione a volte lo deve mettere da parte perché so cosa sto facendo e non ho più dodici anni" dico cattiva mentre verso il caffè nelle tazzine di vetro. "Non c'è mai stato niente tra di voi?" Domanda imbarazzata Samanta "no, assolutamente. Siamo come fratello e sorella. Perché questa domanda?"
"Perché da come mi ha raccontato Alex, ho pensato che, o non ti vede solo come amica o che ha paura"
"Paura di cosa?" Dico incuriosita "non so, paura di perderti?"
"Ci sarò sempre per lui"
"Ma glielo hai mai detto?" E rimango in silenzio.
Loro nel mentre finiscono il caffè "Adesso noi dobbiamo andare che la devo riportare a casa " proruppe Alex .
"Certamente, sapete già la strada. Spero che ci rivediamo presto con te, Samanta" le dico mentre ci scambiamo due baci sulle guance. Appena chiudono la porta, ripenso alle parole della ragazza, un nanosecondo, per poi sbarazzarmi di quei pensieri per ricercare un po' di tranquillità nella televisione.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora