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"È strano come in inverno tutto diventa così triste" dico guardando in trans il paesaggio dal finestrino dalla macchina.
" ma non eri te che ti piaceva il mare d'inverno?"
"Appunto perché è triste e fa anche riflettere" e concludo con un bel occhiolino.
"È difficile capire voi donne"
"Fidati, è più facile del previsto" e tamburello ritmicamente sul sedile.

"Rettifico, è difficile capire te" e rido di gusto mentre finisce a dire queste parole.
"Lo prendo come un complimento"
"Non so se lo era" dice perplesso, si gira ad osservarmi per un secondo per poi ridare la sua attenzione alla strada.
"Almeno non sono prevedibile "
"Su questo non posso mettere bocca" e rimaniamo in silenzio per un po'. Il paesaggio inizia a cambiare con il passare sei minuti. Il mare scompare facendo posto a banchi di nebbia che non fanno distinguere neanche un misero paesaggio invernale.

"Dove stiamo andando?" Mi chiedo mentre lo osservo non girare alla svolta per il paese.
"Se vuoi possiamo fare un salto da tua nonna" interrompe i miei pensieri.
"Sei serio?" Chiedo sorridendo " certo"
"Sei un pazzo"
"Un pazzo che vuole solo renderti felice" e non mi trattengo mentre lo dice. Mi slaccio la cintura e gli salto a dosso dandogli un sonoro bacio sulla guancia.

Lo prendo alla sprovvista con il mio gesto avventato. Sbanda per lo spavento e va a finire fuori strada ma riprende subito possesso delle sue facoltà mentali e ritorna in carreggiata grazie anche al clacson dell'auto dietro di noi. Urlacchio per lo spavento mentre mi risiedo al mio posto di fianco a lui, con le lacrime agli occhi.
"Adesso sei te la pazza" dice ancora sconvolto mentre si gire verso di me a bocca aperta. Non posso fare a meno di non ridere a crepapelle per questa scossa di vita.
"Ma che cazzo ridi, stavamo per morire"
"Esagerato come sempre" minimizzo.
Lo vedo scuotere la testa sconsolato mentre un sorrisino gli increspa le labbra, incerto.
"Guarda che ti sto vedendo" cerco di provocarlo "cosa?"
"Quella cosa che stai facendo con le labbra. Il sorrisino " dico ovvia.
Non mi risponde, ci guardiamo negli occhi mentre il mondo si ferma come se lui non stesse guidando e io non stessi ancora osservando il mondo dal finestrino.
"Non voglio risponderti sennò ti obbligherà a scendere dalla macchina"
"Che gentiluomo " ridacchio, minimizzando la sua minaccia. Scuote ancora la testa, si gira ritornando a fissare la strada e alza la musica. L'abitacolo si riempie con altre voci umane, molti più intonate delle nostre e rimaniamo ad ascoltare.
Con il passare dei minuti la macchina ha un effetto soporifero per il mio cervello, e incomincio a chiudere gli occhi, alternando attimi di lucidità ad attimi di caotico buio.

Come un lampo tutto ritorna in allerta ed apro gli occhi.
"Non ti ho mai chiesto come facevi ad essere li quella sera" lo interrompo, seria.
"Ero andato a trovare una persona"
"Posso chiedere chi?" Parole amare, non sapendo se realmente voglio una risposta a queste.
"Mio nonno , al cimitero"
"Quindi mia nonna può conoscerlo, se abitava lì"
Tutta la mia ebbrezza viene cancellata con un :"ti stai sbagliando ".
"Perché?" Ritento "lui è nato lì poi si era trasferito in città da giovane"
"Ah. Per quel che vale mi dispiace" sono sincera mentre lo dico e quasi mi vergogno per la poca fede che ho avuto nei suoi confronti.
"Anche a me. Era stato un periodo molto stressante e avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno che ascolta ma non mi giudica"
"Perché non ti può rispondere" dico scettica " anche questo è vero, ma se apri il tuo cuore puoi ancora sentirli, tutti quanti" continua serio.
"È molto interessante questa tua teoria"
"Sempre la solita scettica. Quella sera io ho aperto il cuore e ho sentito mio nonno mentre mi spingeva ad andarmene dal cimitero, così ho fatto e ti ho incontrata"
"Tu pensa che fortuna"
"Ogniuno ha il suo punto di vista, ma non puoi negare che ti ho sconvolto la vita" un sonoro tuono lo interrompe. Mi soffermo ad osservare il cielo grigio dinanzi a noi.
Nuvole minacciose coprono il cielo e i tuoni rendono tutto più reale.
"Sta arrivando un temporale" dico in trans "speriamo di arrivare a casa di tua non prima che la pioggia ci porti via"
"Già" rispondo incerta, non credendo alle sue parole . Il vento inizia a sbuffare burrascoso e i lampi illuminano il cielo. Sento Matteo accelerare mentre le prime gocce di pioggiano bagnano il parabrezza. Poco dopo la situazione degenera e tutto diventa confuso. I tergicristalli faticano e le gomme slittano con la pioggia.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora