Appena usciamo l' aria gelida mi investe. Tremo per il freddo e mi stringo nella mia felpa viola. Indosso solo dei jeans e le pantofole rosa calpestano l'asfalto ghiacciato, un abbigliamento non adatto a una serata invernale. Mentre seguo Matteo palesemente su di giri, lo osservo aprire l'auto, farmi cenno di avvicinarmi e con difficoltà ne estrae un enorme scatolone .
"Alice, sveglia!" Mi fa un cenno con la mano " Vieni a darmi una mano"
Mi riscuto e corro verso di lui. Prende lo scatolone da un lato e io dall'altro e rientriamo nello stabile con difficoltà. Il fatto che questo enorme scatolone marrone sia molto lungo non rende pratica la manovra arrivati al gomito della scala e il tintinnio che proviene dall'interno inizia a farmi paura.
"Ma che cos'è?" Chiedo cercando di tenere a freno la mia agitazione. Continuiamo a salire le scale a fatica e rientriamo al calduccio nel mio appartamento.
Di scatto lascia il pacco con un tonfo, lasciandomi ancora con l'altra estremità ancora in mano . Rido mentre fruga nel disordine della mia cucina, aprendo cassetti e richiudendoli di scatto, cercando qualcosa di a me sconosciuto. Ritorna con un paio di forbici.
Con un gesto mi fa capire di lasciare l'altra estremità e con un tonfo non me lo faccio ripetere due volte. Si accuccia a terra, taglia lo scotch che chiude il pacco e ne estrae un aggeggio di plastica. Mi avvicino curiosa osservandolo mentre incomincia a montare una specie di treppiedi, lo appoggia a terra e a mano a mano estra dalla scatola uno sciangai di rami di abete, ovviamente finti."Non è Natale senza un albero" mi guarda, si siede a terra e inizia a trafficare nello scatolone.
"Sei un pazzo" rispondo senza parole.
"Voglio solo farti passare il più bel Natale del mondo"
"Ma dove lo hai preso questo? Non può essere l'ennesimo regalo" dico indignata ripensando al mio povero cactus, così misero in confronto a tutto questo.
"Sapevo che ti saresti arrabbiata quindi diciamo che è in prestito. "
"Però ancora non mi hai detto dove cazzo l'hai trovato"
"Non l'ho trovato " e gesticola senza trovare le giuste parole " diciamo che l'ho preso in prestito anche io" e sogghinga.
Mi passo una mano sulla fronte e comincio a sudare freddo.
"L'hai rubato?" La mia voce trema, sperando che non si sia messo nei pasticci per questo coso.
Lo sento ridere mentre infila i rami nel piedistallo, stratificandoli.
" Davvero pensi che sia un tipo del genere?"
"Lo sei?" Lo provoco " No, Alice. " continua fissandomi leggermente indignato anche lui. Aggrotto le sopracciglia mentre cerco di capire come possa esserne il proprietario.
"Tranquilla bimba, l'ho preso in prestito dal mio condominio. Lo abbiamo comprato per le scale condominiali ma come vedi nessuno l'ha addobbato quest'anno. È anche mio quindi lascia che te lo presti per un po' di tempo"
"Se finisci nei pasticci?"
"È un cazzo di albero. Tutti dentro il mio condominio sono dei sporchi opportunisti quindi neanche si ricorderanno della sua esistenza ".
Continua il suo lavoro mentre comincio ad annoiarmi solo a guardarlo.
"Non mi aiuti?" E si gira verso di me. Ancora con la testa tra le nuvole mi inginocchio vicino a lui, al suo fianco e lo aiuto.
"Non credo che ci entrerà mai questo nel soggiorno"
"Sii fiduciosa del processo" e aggiunge un altro pezzo all'albero.
"È alto poco meno di me ed ancora non abbiamo finito. " bisbiglio tra me e me e continuo silenziosa, poco fiduciosa delle sue parole mentre continuo meccanicamente ad aprire i rami per renderli più vaporosi e verosimili.Aggiungiamo al piedistallo un altro paio di pezzi e già l'albero supera la mia altezza, non riesco più ad infilare il perno dell'abete al resto e come una presenza astratta Matteo, da dietro mi prende in mano la punta e completa l'albero.
Mi beo del suo tocco, del suo petto appoggiato alla mia schiena, del suo respiro contro la pelle del mio collo.
Dopo neanche tre secondi il freddo mi avvolge e come una presenza se nè andato.Lo osservo estrarre dei sacchi pieni di palline colorate e mi spaventa tutto questo. Da anni non facccio un albero di Natale e sicuramente non ho tutta questa delicatezza per maneggiare quelle palline dall'area molto fragile.
Senza neanche aspettarmi Matteo ne prende in mano una e la infila in un ramo, meccanicamente. Mi avvicino anch'io al sacchetto e senza neanche toccarle una cade e come un fiume in piena le altre le seguono. Palline di tutti i tipi: colorate, glitterate con le foto di folletti alquanto buffi.
Mi copro la bocca con le mani, sconvolta aspettandomi una bella strigliata da lui e un pavimento scricchiolante per i vetri rotti.
"Non ho fatto niente, non le ho neanche toccate" e guardandomi bene in torno neanche una pallina si è rotta, fortunatamente.
"Fortuna che sono di plastica" ridacchia lui e ne raccoglie una da terra e continua come se niente fosse.
STAI LEGGENDO
Fatidica Coincidenza
ChickLitUna sera, alla fermata dell'autobus Alice incontra un uomo. Si erano già incontrati, anche se i particolari del loro incontro non sono chiari alla ragazza, in realtà non si ricorda neanche le dinamiche di quella festa di mezza estate. I suoi ricordi...