37 Ricordi

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Sbadiglio davanti allo specchio passandomi un secondo strato di mascara sulle mie ciglia. Chiudo il tubetto e mi allontanto facendo delle strane pose per osservare la mia figaggine.

Scherzo.

Indosso una felpa bianca abbinata ai pantaloni bianchi della tuta e le converse. Finisco in tempo sistemandomi la coda super tirata e impiastricciata di gel, quando sento il clacson di una macchina suonare all'impazzata. Sbuffo capendo senza affacciarmi il proprietario della macchina, prendo le chiavi di casa e il telefono chiudendo la porta per poi correre lungo le scale, per non sentire quei due scemi lamentarsi come loro solito. Chiudo il portone e salgo al volo nel posto posteriore della macchina di Joe. Senza neanche aspettare che io chiuda lo sportello lui parte, spiaccicandomi al sedile. Mi sistemo la cinta di sicurezza e guardo fuori, sperando di ritornare presto a casa.

Mi sto pentendo .

"ciao, eh?!"
"Si saluta, specialmente quando ti veniamo a prendere" continua Alex dando manforte a Joe girandosi verso di me, prendendomi evidentemente in giro per il mio brutto umore. Lo ignoro sapendo che se volevo potevo andare anche a piedi, ma anche loro sapevano che non sarei venuta se avessi avuto la possibità. Joe alla guida della macchina rossa del padre si ferma poco dopo, parcheggiando sopra al marciapiede.
Aspetto che Alex mi apra la portiera per il blocco dei bambini piccoli e andiamo.
"Certo che ti potevi vestire meglio. Tipo mettendo in mostra quel culetto che ti ritrovi"
"Alex" sento dire da Joe vicino a lui tirandogli uno scappellotto dietro alla testa.
"Non ne avevo voglia e sono fin troppo bella anche cosi" .
Continuo a camminare iniziando a sentire dalla strada la musica latina.
"Sei bella per andare a dormire non per una festa"
"Mi stai provocando?" Dico alzando un sopracciglio, fermandomi e incrociando le braccia a mo' di sfida.
"Io non ti sfido mai, dico solo quello che vedo" e mi supera entrando nel vialetto di casa della festeggiata.

Mi guardo e sbuffo capendo che li avrei dovuto sentirli per tutta la serata e annoiata mi tolgo la felpa. Me la appoggio sulle spalle, lasciandomi in canottiera bianca. Come se niente fosse li raggiungo e quando Joe si accorge del mio cambiamento si ferma.
"Sei nuda"
"Siamo a una festa" ribatto riprendendo le parole di quell'altro testone del nostro migliore amico e fregandomene entro in casa. Inizio ad ancheggiare sin da subito attirando lo sguardo di qualche ragazzo e capisco subito il perché.

Joe aveva ragione, sono abbastanza nuda ma la vita è una. Ho diciannove anni, sono a una festa vestita comoda e con una canottierina che mette in risalto il mio seno nudo e il mio pircing al capezzolo.
"Prendiamola con filosofia" parlo a voce alta, consapevole che nessuno mi sentirà e vado dal barman, lasciando indietro i miei bodyguard.
Accerchiato da una folla di adolescenti, vedo Jeremy, il barista e nostro compagno di scuola correre in evidente difficoltà. E' sicuramente un bel ragazzo, mulatto, ricciolino e con una passione evidente per la palestra. Quando finalmente lo vedo avanti a me, il tipo al mio fianco mi soffia la comanda.

"Vodka redbull" .
Mi giro e lo guardo male. Uno spilungone del cazzo, con un accenno di addominali mesti in evidenza da una maglietta bianca si appoggia al bancone sbattendo malamente sulla mia spalla.
"C'eri tu?" Mi Indica, curioso anche se il danno era già stato fatto, staccandosi quell'odiosa sigaretta dalle sue labbra.
"Sarebbe stato carino se me lo avessi chiesto prima, ormai hai già fatto" .
Non riesco a trattenere il tono da vipera, mentre lo asservo prendere il suo cocktail nel bicchiere di plastica trasparente con più ghiaccio che alcol e fare un sorso.
"Scusa, se vuoi ti do' il mio" e me lo porge, palesemente alticcio.
"Grazie " gli mimo con le labbra, schifata dal suo comportamento e rigirandomi cerco di ottenere l'attenzione di Jeremy. Sbuffo quando sento ancora lo sguardo del ragazzo vicino a me farsi insistente ed a un passo nell'andarmene, quei due occhi color cioccolati rinchiusi in uno splendido cioccolatino al latte mi porge, senza averglielo chiesto un rum e pera.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora