6 GIORNI

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Tutti affrontano degli eventi che ti cambiano la vita o almeno la percezione che hai del mondo ed anche per me è stato così. Ho imparato con il tempo che noi esseri umani siamo cattivi per natura. Tendiamo a interessarci solo dei nostri affari e dei nostri vizi e non è semplice andare avanti con questa consapevolezza ma, è per questo che mi ripeto ogni giorno che devo contare solo su me stessa.

Sono rimasta sola gran parte della mia vita per mia scelta, nessuno ha mai cercato di capirmi o per lo meno compatirmi, quindi mi sono distaccata dal mondo . Erano tutti con le loro famiglie perfette ma imperfette, e mi sono accontentata delle mie piante che hanno assorbito quel rancore impresso nel mio cuore.
Adesso che ci ripenso e non so neanche se quel dolore era realmente esistito. Forse me lo ero semplicemente immaginato perché un giorno mi sono alzata era sparito, come per magia.

Ho ricominciato a sorridere e ho imparato la seconda lezione: fare buona faccia a cattivo gioco. Me lo ripeteva sempre la nonna e ho capito il significato quando non mi ha più toccato una sola parola uscita dalla bocca di mia madre. Non è stato semplice disintossicarsi dalla sua presenza, ma mi ha fatto capire la terza lezione, quella principale: non farsi mai distruggere dall'amore.

Lei era diventata il fantasma di se stessa dopo che con mio padre si erano lasciati. L'amore l'ha trasformata da una donna sorridente e piena di vita al suo alter-ego. L'ha perdonato per tutto quello che ci ha fatto, a quel bastardo, ma come una vigliacca non l'ha mai ammesso. Lui è sempre il suo punto debole perché è stato il periodo più bello della sua vita anche se poi si è trasformato nel suo incubo. La cosa più triste è che non lo ha ancora dimenticato anche mentre sta nel letto del suo nuovo uomo .

Ancora mi ricordo quel giorno in cui si è presentata fuori dal mio appartamento pregandomi di venire al suo matrimonio. Le ho richiuso la porta in faccia . L'ho lasciata fuori dalla porta a sbattere sull'asse di legno ed a urlare come un'ossessa mentre, con la musica nelle orecchie cercavo di dimenticare sia chi ero, sia i pensieri rumorosi nel mio cervello.

Dopo un po' non ho sentito più niente, neanche il battito del mio cuore, mi sono tolta le cuffie e non sentendo le sue urla mi sono stesa sul letto, provata, non riuscendo neanche a tenere gli occhi aperti. Poi il mio corpo si è burlato di me, perché appena stesa sul letto non ho più avuto sonno e sono rimasta con le braccia conserte e con gli occhi spalancati tutta la notte, osservando le ombre proiettate dalla finestra aperta fino a quando l'alba non è sorta. Mi sono alzata per osservare quel sole pigro mentre si levava e immersa tra quell'arancio ho ritrovato la pace.
Quando sono entrata nel bar, Mario non mi ha detto niente, mi ha solo osservato, senza giudicarmi né compatirmi, sapeva la mia storia e conosceva mia madre. La sua freddezza la contraddistingue e non bastavano né parole per farmi stare bene né ringraziamenti per averla portarla via dalla mia porta quando ha sentito le sue urla .

Finito il turno mi sono diretta alla fermata del bus diretta a casa di mia madre, non per chiederle scusa ma per conoscere Sandro, quello che sarebbe diventato il mio patrigno.
Sapevo quello che stavo facendo, sapevo che mia madre non sarebbe stata a casa e sapevo che lui il pomeriggio staccava alla mia stessa ora da lavoro. Sapevo tutto e anche se non mi importava di mia madre volevo sempre tenermi aggiornata sulle sue nuove conquiste. Sapevo di Sandro già da anni e ci siamo, inoltre, già incrociati fuori casa di mia madre mentre lui ritornava da lavoro, ma lui semplicemente non sapeva chi fossi.

Dopo circa trenta minuti suonai alla porta verde smeraldo e quando lui aprii la porta ci siamo osservati in silenzio, per qualche minuto e mi lasciò entrare. Quel pomeriggio parlammo, di tutto e di niente. Non abbiamo mai toccato il rapporto tra me e mia madre o quello che era successo il giorno prima.
Quel pomeriggio abbiamo costruito un legame e poco prima di andarmene lui mi ha abbracciato e mi ha chiesto scusa. Scusa non so di cosa, ma so solo che con quell'abbraccio il mio cuore si è fermato e i miei occhi sono diventati lucidi.
Non sono una persona che si commuove facilmente ma, quel pomeriggio, quell' abbraccio mi ha fatto sentire amata dopo tanto tempo, anche se lui era praticamente uno sconosciuto per me. In quelle poche ore mi sono sentita più compresa da lui che da mia madre che mi conosceva da una vita intera.
Me me andai e ritornai a casa, stanca psicologicamente ma con un sorriso che non cercai nemmeno di reprimere e andai a dormire con la mia anima in pace e con i pensieri che non facevano poi così tanto rumore.

Fatidica CoincidenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora