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Quando finalmente atterrammo, il senso di spossatezza abbandonò il mio corpo. Il volo da Roma a Parigi era stato in realtà abbastanza breve, circa due ore abbastanza tranquille, ma il nervosismo che mi portavo dietro ormai da settimane era sfociato nel momento stesso in cui avevo preso posto a sedere sull'aereo.

Cambiare vita da un momento all'altro era una cosa che mi spaventava ma affascinava allo stesso tempo. Nell'ultimo mese avevo finalmente terminato tutti gli esami universitari del mio corso di laurea magistrale, avevo prodotto tutti i documenti necessari per far sì che venisse approvata la mia domanda di tirocinio all'estero, per la precisione in Francia, in una delle agenzie di assicurazioni più grandi e importanti del Paese, e avevo anche abbandonato il mio amatissimo lavoro in Italia pur di inseguire il mio sogno di far carriera all'estero.

Era un bel cambiamento, dovevo ammetterlo, ma mi sentivo pronta ad affrontare tutto, sia le cose belle, sia quelle meno belle. Il check-out in aeroporto fu più veloce del previsto.

Afferrai la mia pesantissima valigia dal nastro trasportatore e mi avviai lentamente verso l'uscita, con la voce robotica di sottofondo che annunciava nuovi arrivi e nuove partenze nell'immediato. Era ormai sera, il sole era tramontato da un pezzo e la stanchezza cominciava a farsi sentire.

In lontananza scorsi un ragazzo più o meno coetaneo, che sventolava il braccio in aria per attirare la mia attenzione, con un cartello nell'altra mano che mostrava il mio nome: Chloé Roux. Sì, il mio nome era francese, ma non avevo avuto mai nulla a che fare con quel Paese e la sua cultura fino a quel momento. Ero francese da parte di papà, tragicamente scomparso quando io ero nel fiore dell'adolescenza. Mamma, invece, il mio unico punto di riferimento, era italiana.

Mi avvicinai a quel ragazzo e sfoggiai il mio miglior sorriso per ringraziarlo di essere venuto in aeroporto a prendermi.

-Bonsoir! Chloé, giusto?-

Annuii e allungai una mano verso la sua, per stringerla in un formale saluto.

-Sono Jérémy Dobois, tuo futuro collega! L'agenzia mi ha mandato qui sapendo del tuo arrivo in tarda serata-

-Siete gentilissimi, grazie- sorrisi timidamente. Dovevo ammetterlo, trovarmi catapultata in un nuovo Paese, da sola, era un po' spaventoso. Il solo aeroporto era enorme e avevo rischiato di perdermi un paio di volte prima di trovare l'uscita. Masticavo un po' di francese, ma a livello scolastico, nulla di eccezionale.

Jérémy mi scortò fino all'uscita, dove mi accolse un'aria gelida e secca, per poi guidarmi fino alla sua macchina aziendale aiutandomi con il bagaglio.

-Hai portato solo questo?- mi chiese.

-Non avevo molte cose da portare con me, in verità...-

Dopo la morte di papà, ovviamente io e mia madre dovemmo tirare un po' la cinghia: lei, fortunatamente, aveva un lavoro che le permetteva di mantenere me e il tetto sotto cui vivere, ma non senza difficoltà. Non appena raggiunta la maggiore età, per permettermi gli studi universitari dovetti trovare un lavoro e sacrificare gran parte del mio tempo libero per poter studiare ciò che mi aveva sempre affascinato. Ero fiera di me stessa, ma sentivo di non aver vissuto al meglio gli anni migliori della mia vita. Si è giovani una volta sola, no?

Non mi reputavo vecchia, diamine, avevo solo 25 anni, ma sentivo di non aver fatto le stesse esperienze dei miei coetanei: non ero mai andata a una festa, non ero mai tornata ubriaca a casa, magari ridendo e inciampando per strada con la mia migliore amica a braccetto, non avevo mai dormito fino all'ora di pranzo e oziato per tutto il giorno. La mia routine quotidiana era scandita da orari ben precisi, e me l'ero fatto andare bene. In fondo, se in quel momento ero lì, nella capitale francese, con un contratto di tirocinio nella migliore agenzia di assicurazioni, non era per fortuna o per caso.

Il viaggio in macchina fu più o meno lungo, e soprattutto silenzioso. Ammiravo dal finestrino le luci della città che pian piano si avvicinava sempre di più e che stava diventando finalmente realtà. Non era il momento di fare un tour dei punti salienti di Parigi, ma mi ero ripromessa di farlo nel weekend, quando avrei avuto del tempo libero per me.

Tutto d'un tratto, Jérémy accostò al marciapiede spegnendo il motore.

-Questa è casa tua- mi allungò un mazzo di chiavi indicando un balcone del palazzo di fronte a noi -l'azienda offre ai tirocinanti stranieri un posto dove stare per tutta la durata del loro contratto, ma questo probabilmente già lo saprai-

Annuii. Avevo passato l'ultimo mese su quei dannati documenti, ero preparatissima.

-Ma ti avverto, è arredata con l'essenziale. Col tempo la farai sentirai davvero tua, te lo assicuro-

-Grazie mille, è una grandissima opportunità per me. Dormirei anche a terra!-

Jérémy rise, poi uscì dal veicolo per recuperare la mia valigia nel bagagliaio. Lo seguii a ruota.

-Inizierai domani mattina, ci vediamo in ufficio alle nove!-

-Alle nove?- chiesi incredula -Così tardi?-

-Benvenuta a Parigi, Chloè- fece l'occhiolino e salì di nuovo a bordo dell'auto, allontanandosi velocemente dal marciapiede su cui mi aveva lasciata. Sospirai emozionata, afferrai le chiavi che quell'assistente mi aveva lasciato e con difficoltà trascinai quel macigno che avevo al posto di valigia per le scale del portone. Non c'era l'ascensore, ottimo. Avrei svegliato tutti. Fortunatamente il mio appartamento era al primo piano, già col mio nome stampato sul campanello, ma comunque lo raggiunsi a fatica, col fiatone e con le braccia che bruciavano per lo sforzo. Aprii lentamente la porta; l'appartamento era grazioso, la tipica casetta in stile parigino, elegante e minimal. Forse troppo minimal, aveva ragione Jérémy, serviva qualche elemento di arredo per renderla completamente efficiente, ma ci avrei pensato a tempo debito.

Mi affacciai alla finestra e sospirai sollevata, stava cominciando una nuova avventura.

Unexpected love || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora