11.

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La mattina seguente mi alzai con una strana energia in corpo. Ero pimpante, già dalla sei del mattino, e mi preparai con calma per una nuova giornata di lavoro. Uscire mi faceva bene; uscire con Neymar, forse, ancora di più. Non potevo mentire a me stessa, avevo pensato a quel pomeriggio con Neymar tutta la notte. Sarei stata una bugiarda dicendo che Neymar non mi attraeva fisicamente. Cercai di non illudermi troppo, in fondo avevamo fatto un semplice giro per Parigi, ma la verità era che ero elettrizzata. Una volta pronta, uscii di casa e raggiunsi la metro per andare a lavoro.

**

Le prime due ore filarono abbastanza lisce. Riuscii a concludere la maggior parte dei miei compiti, lasciandomi un paio di pratiche alla fine, che avrei sbrigato subito dopo una meritata pausa. Appena misi in stand-by il computer, sentii bussare alla porta.

Jérémy.

-Bonjour!- portava in mano due tazze fumanti di caffè -girano strane voci su di te, sai?-

Strabuzzai gli occhi. Gli feci segno di sedersi alla sedia di fronte la mia scrivania e afferrai la tazza calda di caffè.

-Che cosa intendi? Sono qui da meno di una settimana e faccio già qualche scandalo?-

Jérémy rise. Beh, almeno non era nulla di grave. Appoggiò i gomiti alla scrivania e si avvicinò lentamente a me, divertito.

-Questa la devi sentire- sussurrò -Céline, la receptionist, hai capito chi? Quella che non ti ha saluta...-

-Sì, Jérémy, ho capito, va' avanti per favore-

-Beh, Céline giura che ieri Neymar Jr in persona le abbia parlato. Pare abbia chiesto di te. Se prima non ti salutava, ora Céline ti odia- concluse la frase ridendo, appoggiandosi di nuovo allo schienale della sedia.

Neymar mi aveva accennato della sua "gita" in azienda, effettivamente. Non sapevo cosa inventare, non avevo voglia di raccontare del pomeriggio passato insieme. Oltretutto, non sapevo come l'avrebbe presa Neymar.

-Oh, beh, sì. Ricordi quella sera, dopo la partita? Alla festa ho perso il portafoglio, la fortuna ha voluto che Neymar lo trovasse. È stato così gentile da restituirmelo-

Jérémy sembrò abboccare. Annuì quasi consapevole, come se avesse assistito alla scena -Mio fratello parla sempre bene di Neymar, anche se ultimamente gli è sembrato un po' nervoso durante gli allenamenti-

-Sai perché?- la domanda mi venne spontanea. Mi pentii subito dopo di aver aperto bocca. Non volevo sembrare ficcanaso, curiosa o interessata alla faccenda. Lui alzò le spalle, dicendo che non aveva idea del perché fosse turbato. Rimasi delusa da quella sua non risposta.

-Beh, è ora di tornare a lavoro- si alzò dalla sedia, riprendendo le due tazze ormai vuote.

-Merci, Jérémy. A buon rendere- sorrisi e lo salutai mentre scompariva dalla mia vista. Prima di ritornare sui documenti, afferrai il telefono e aprii la chat whatsapp di Neymar, ancora vuota.

"Beh, è stato lui a dirmi di scrivergli" pensai tra me e me.

Digitai quella frase con le mani tremolanti. "Allora oggi dove mi porti?"

Neymar POV

Dopo l'allenamento mattutino, accompagnai Bruna in aeroporto per il suo ritorno in Brasile. Arrivammo giusto in tempo, qualche minuto prima che il gate chiudesse, e la salutai frettolosamente con la promessa che ci saremmo sentiti presto. Bruna sembrava tranquilla, felice di ritornare a casa, ma dispiaciuta di separarci per qualche settimana. Io, d'altro canto, non sapevo cosa provare in quel momento.

Dovevo ancora abituarmi a questo nuovo ritorno di fiamma. Aspettai in sala d'attesa che il suo aereo partisse e poi mi avviai verso l'uscita, ancora indeciso su cosa fare quel giorno. Una notifica mi distrasse dall'organizzare i miei piani. Era un numero sconosciuto.

"Allora oggi dove mi porti?"

Sorrisi. Era sicuramente Chloé. Zoomai sulla foto del profilo per avere la conferma, e rimasi qualche secondo a studiare ogni dettaglio del suo viso in foto. Le ragazze minute e bassine non erano mai state il mio tipo: tendenzialmente cercavo ciò che mi faceva ricordare casa, come dei capelli scuri, occhi nocciola, o cose simili. Lei era tutto il contrario del mio "tipo ideale di ragazza".

Rischiai di andare a sbattere contro una famiglia carica di valigie, così mi fermai un secondo e le risposi "ci vediamo alle tre a casa tua".

Misi in tasca il telefono, sorridendo divertito da quella situazione, e mi fiondai in macchina.

**

Tutti i miei tentativi di optare per delle strade secondarie per evitare il traffico furono vani: ero imbottigliato da più di mezz'ora e i clacson di chi credeva di poter risolvere qualcosa suonando all'impazzata facevano da cornice a quella mattinata orribile. Avevo dormito poco e male, mi ero svegliato presto per l'allenamento, poi di corsa in aeroporto: la ciliegina sulla torta era quel maledetto traffico. Sbuffai colpendo il volante, poi guardai lo schermo touch della mia auto, pensieroso: volevo parlare con Leo degli ultimi due giorni, ma lui era uno dei pochi a sapere del mio ritorno di fiamma con Bruna. I paparazzi erano ancora ignari, molto probabilmente perché Bruna si rifiutava ancora di farsi vedere in giro o allo stadio con me; i miei compagni di squadra, quelli più stretti per lo meno, ci avevano visti bazzicare in giro per qualche locale discreto, con salette private e abituato a clienti di un certo livello.

-Al diavolo!- sbuffai. Chiamai Leo, che non tardò a rispondere.

-Ti manco già?-

-Cosa?-

-Tutto bene, Ney? Ci siamo salutati allo stadio poco fa!- Leo rise. In sottofondo si sentivano gli schiamazzi dei suoi figli.

-Hai ragione, cazzo, scusa-

-Ma figurati, c'è qualcosa che non va?-

-In realtà va più che bene, ho accompagnato Bruna in aeroporto e sto tornando a casa-

-Cavolo amico, questa sì che è una relazione forte e sana- rise ancora. Lui era il primo scettico sulla mia relazione con Bruna.

-Oh avanti, non intendevo quello!-

-No, no, certo. Continua pure- non capivo cosa ci trovasse di tanto divertente.

-Ti ricordi quella ragazza alla festa, sabato scorso? Quella che ha chiesto una foto con te?-

-Vagamente, perché?-

-Ci sono uscito ieri, e probabilmente ci esco anche oggi- lo dissi quasi con soddisfazione. Come un bambino che si vanta della sua figurina super rara dell'album dei calciatori.

-Aspetta, aspetta... mi sono perso qualche passaggio. Non hai appena accompagnato Bruna, la tua ragazza – sottolineò -in aeroporto?-

-Si beh, questo non mi vieta mica di avere amici, o sbaglio?-

-No, no, assolutamente- non sembrava molto convinto.

-Beh, nulla. Mi andava di dirtelo, magari ci vediamo più tardi alla festa di Achraf-

-Va bene, riga dritto!- chiusi la chiamata ridendo. Lionel era sempre stato un po' il mio secondo padre, dai tempi del Barcellona. Quando c'era da divertirsi, ci divertivamo. Quando bisognava concentrarsi e lavorare sodo, Lionel era il primo a dare l'esempio. Mi ero appena ricordato di quella dannata festa di compleanno di Hakimi. Arrivato al campo per allenarmi, sinceramente, non avevo idea del perché tutti fossero attorno a lui. Fortunatamente, prima di fare qualche brutta figura, sentii un "Bon anniversaire" gridato da Ethan Mbappe.

Unexpected love || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora