Prologo

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Stavo tornando da scuola. Avevo sette anni e per andarci e tornare a casa mi servivo dello scuolabus.
Quel giorno una bambina mi chiese il perché di un livido nerastro sulla mia mano destra.
- Un incidente con gli attrezzi per il giardino - dissi sbrigativa, ricordo.
Papà diceva che non sarebbe ricapitato più se avessi fatto la brava, e così io ci avevo creduto. "Farò la brava" pensai.
Scesi dallo scuolabus salutando Adam, il guidatore, e mi diressi verso casa.
Entrai nel vialetto e, dato che la porta era aperta, entrai in casa. Sentii un odore molto strano rispetto al solito.
- Mamma? Papà? - chiesi titubante. Nessuna risposta.
Sentii delle risate provenire dal salotto. Tutte le finestre erano chiuse in casa e anche le tende. Arrivai al salotto e mi affacciai. Mamma e papà stavano fumando qualcosa che non mi sembravano essere sigarette, e sul tavolino vi era della polvere bianca. Non capivo cosa fosse.
Si accorsero della mia presenza e il loro sguardo cambiò di colpo.
- Non ti abbiamo detto che si bussa prima di entrare in una stanza, bambina di merda? - disse mia madre, gli occhi colmi di rabbia. Papà si alzò e si sfilò la cintura dai pantaloni.
- Giusto, non te lo avevamo detto? Hai disubbidito -.
Si avvicinò a me con fare minaccioso e io iniziai a correre, con lui che iniziò a inseguirmi.
Riuscii a chiudermi in camera mia.
- Anna, sei stata una bambina maleducata. Devo educarti - disse lui con un tono che somigliava più a una cantilena. Tremai. Che cosa era successo? Cosa avevano per comportarsi così? Educarmi?
Papà iniziò a prendere a calci la porta, poi si fermò.
Credetti che se ne fosse andato, così aprii la porta. Mi sbagliavo, era ancora la.
Mi buttò sul letto, strappandomi i vestiti da dosso. Urlai, ma non servì a niente.
- Piccola mocciosa, bastarda che non sei altro.. ti insegno io cosa succede a scappare dal proprio padre.. - mi disse, con quasi la bava alla bocca. Sentii mia madre che era arrivata sulla porta della stanza e incitava mio padre a farmi del male.
- Forza, James, deve imparare che non si disturbano gli adulti - disse con un ghigno perfido.
Non ricordo quante ore passarono, quante cinghiate mi scoccò sul corpo, quanti schiaffi mi inflisse, quanti oggetti mi tirò violentemente addosso.
Poi arrivò la parte peggiore, che non capii al momento, ero solo una bambina.
Si.
Mio padre, l'uomo che mi avrebbe dovuto amare e proteggere da ogni male, mi aveva stuprata.

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora