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Ero sicura che fosse stato Austen a segnalare il tutto a Milligan.

In più mi aveva anche prenotato a prescindere dalla mia opinione delle sedute dallo psicologo della scuola. Almeno era amico di Milligan, quindi mi fidavo leggermente di più, però una parte di me non voleva aprirsi.

Volevo prima vederci chiaro con Austen. 

Avevo trovato strano il fatto che fosse uscito prima da scuola, ma gli inviai ugualmente un messaggio per potergli chiedere un confronto dopo la scuola. 

Fortunatamente la sua risposta fu positiva, mi sarebbe passato a prendere con l'auto all'uscita. Non riuscivo a capire quali fossero le mie emozioni in quel momento. In parte ero arrabbiata, perchè aveva detto delle cose che potevano rimanere private anche senza smuovere un professore e uno psicologo, ma dall'altra parte lo aveva probabilmente fatto per il mio bene.

Aspettai Austen fuori scuola con ancora la colazione che gli avevo preso quella mattina, ma non si fece attendere molto. Vidi la sua auto che si parcheggiava davanti al portone, e io scesi quei pochi scalini che mi separavano dalla strada.

Ero felice comunque di vederlo, ma un piccolo pezzo del mio cuore si sentiva triste e tradito.

Aprii la portiera del passeggero, entrai nell'abitacolo e mi sedetti.

Seguirono pochi secondi di silenzio, poi Austen ruppe il ghiaccio.

- Ehi. - 

- Ciao. - 

Lo vidi abbassare lo sguardo e increspare leggermente le labbra. Probabilmente aveva capito che non fossi completamente di buon umore. 

- La.. la colazione. L'hai dimenticata a scuola prima di uscire - gli dissi mentre gli porgevo il sacchetto, per addolcire un po' l'atmosfera. Non volevo si creasse un ambiente pesante, dovevo calmarmi e ragionare lucidamente.

- Oh.. grazie. Però davvero, non avresti dovuto. - 

- E invece si, ahah. Ho mancato di parola nello scriverti ieri, quindi volevo farmi perdonare - risposi. In automatico gli accarezzai dolcemente prima la guancia e poi i capelli. Avevo bisogno di quel contatto per calmarmi di più, e funzionò. Austen mi sorrise, si sporse verso di me e posò le sue labbra sulle mie sfociando in un bacio appassionato ma allo stesso tempo dolce, mentre la sua mano destra si poggiò delicatamente sulla mia coscia. 

I brividi mi percorsero la schiena, ma erano brividi positivi, brividi di piacere. 

Era quello di cui avevo bisogno, assieme ai gesti che gli avevo rivolto prima. Avremmo parlato, però credo che prima avrebbe fatto bene tutto questo a entrambi.

Ci staccammo piano piano da quel bacio, come se nessuno dei due volesse smettere. Ci scappò una piccola risata, e per pochi secondi entrambi guardammo le labbra dell'altro prima di rituffarmi io nei suoi occhi che avevano il colore del cielo.

Quegli occhi dove ogni volta mi perdevo da quanto fossero profondi e trasmettessero purezza.

- Magari andiamo a casa mia. Parleremo lì, è più tranquillo.. ti va? - mi chiese con un leggero sorriso sul viso, uno di quelli che amavo di lui.

- Certo.. saremo più tranquilli - risposi. Poi posai nuovamente le mie labbra sulle sue, e ci baciammo per qualche altro secondo per poi staccarci lentamente. Mi sorrise, mi baciò la guancia e poi partimmo verso casa sua. 

*

Mi aveva calmata tutto quel contatto di prima. Però avevo provato anche un'altra sensazione, oltre a quella di rilassamento.. quasi una sensazione di "desiderio", come viene chiamato. E mi sembrava di aver visto anche negli occhi di Austen quella luce.

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora