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Rimasi paralizzata dopo ciò che Austen mi disse. Mi spiegai il motivo di quella cicatrice che gli avevo intravisto qualche giorno prima. Gli avevano fatto del male. Quel bastardo voleva ucciderlo. 

Austen strinse più forte la mia mano, la voce rotta da un pianto che stava per iniziare.

- Mi risvegliai in ospedale dopo non so quanto tempo passato in stato di incoscienza. I miei genitori erano distrutti, e avevano scoperto da qualche mio compagno di classe che cosa mi succedesse a scuola. Eddie era stato immediatamente arrestato dalla polizia, e date le prove non venne nemmeno mandato a processo. Venne fuori che soffrisse di schizofrenia non diagnosticata, mi trattava in quel modo e mi aveva fatto del male quella notte perchè credeva di avere davanti a se il Demonio. - 

Prese un'altra pausa, e le lacrime iniziarono a scorrergli copiose sul volto. Vederlo così e sentire tutte quelle cose orribili, mi frantumò il cuore in mille pezzi.

- Mi chiesero i miei genitori e il poliziotto che venne a farmi visita due giorni dopo che mi ero svegliato, se volessi denunciare anche Sheela e Aalan per il fatto di essere stati in qualche modo complici di questo "incidente". Loro avevano dichiarato che volevano solo spaventarmi, non immaginavano che Eddie portasse con se un'arma e che la utilizzasse in quel modo contro di me. Decisi di non farlo, non sarei riuscito ad andare a un processo, non volevo più guardargli negli occhi. - 

- Quelli erano i miei amici.. e hanno usato il mio disturbo contro di me, per trattarmi male tutti quegli anni. Non volevo più vederli, avrebbe fatto troppo male, e così fu. Iniziai un percorso con un analista e uno psicologo, in modo da parlare di questo trauma e dell'ansia, e piano piano migliorai, diventai  molto più estroverso e felice. Dopo la convalescenza, mio padre chiese il trasferimento a Londra per farci cambiare aria e non avrebbe potuto fare scelta migliore. - 

Mi avvicinò a se e mi abbracciò forte, affondando il viso nell'incavo del mio collo. Gli accarezzai i capelli delicatamente.

- Ieri.. Sheela mi ha telefonato - disse. 

- Il numero era sconosciuto, ma decisi di rispondere perchè a volte mia madre e mio padre mi chiamavano dal telefono dell'ufficio, quindi immaginai  fossero loro. Appena sentii la sua voce, mi crollò il mondo addosso, e non sapevo nemmeno come avesse ottenuto il mio nuovo numero - continuò. 

- E.. cosa ti ha detto? - gli chiesi leggermente titubante. Non volevo farlo stare male con questo genere di domande, però volevo sapere e volevo che si sfogasse.

- Mi.. mi ha chiesto inizialmente come stessi, e io non risposi. Poi mi disse che le dispiaceva per quanto successe quella notte, e che voleva incontrarmi assieme ad Aalan per parlarmi. Non ho detto a nessuno che avrei cambiato città, non volevo più avere contatti con quelle persone e non volevo che sapessero dove mi trovassi. Tutto mi riaffiorò nella mente, e dimenticai completamente in quel momento il percorso con gli specialisti: tutta la paura uscì nuovamente fuori. - 

Gli posai dei baci delicati sulla fronte. 

Quei bastardi avevano anche avuto il coraggio di telefonargli e di chiedergli come stesse. Come potevano anche solo averlo pensato?

- Mi dispiace di averti trattata male.. - 

- Non è colpa tua, Austen. Sono stati loro a farti del male, la tua reazione non è stata inusuale - lo rassicurai. Si mise a sedere composto nuovamente, appoggiò delicatamente una mano sul mio viso e ci scambiammo dei baci delicati. Rimanemmo al parco ancora per un'oretta, e successivamente recuperammo Billy per tornare a casa.

*

Tornai a casa mia nel pomeriggio, avendo promesso a Austen che ci saremo sentiti per messaggio prima di dormire e che sarei passata da lui dopo la scuola. 

Ciò che gli occhi non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora