Ron
Da quando Anna era venuta a farmi visita, qualcosa di pesante come un mattone gravava sul mio cuore. Un senso di preoccupazione mi squarciava l'animo.
Avrei chiamato la polizia. Avrei detto loro tutto riguardo alla droga e all'incidente.
Mery non poteva passarla liscia.
Aveva strappato una bambina innocente a un'altra famiglia e le aveva inflitto tutte quelle violenze solo per egoismo.
Quella donna che avrebbe dovuto amarmi non aveva fatto altro che assecondare il mio problema di tossicodipendenza per farmi fare quello che voleva, così da avere le mani pulite alla fine della storia.
Era colpa mia però..
Io l'avevo privata della sua innocenza da così piccola.
Meritavo la morte per questo.
Ma Anna mi aveva perdonato.
Nonostante tutto quello che aveva passato, nel suo cuore aveva trovato posto per perdonarmi.
Però restavo sempre un mostro..
Quale padre che ama sua figlia la stuprerebbe? Quale padre che ama sua figlia la picchierebbe e la insulterebbe?
Guardo il soffitto dal mio lettino, e sento gli occhi pizzicarmi. Stavo per piangere. Che codardo.
Non dovevo piangere, non meritavo redenzione o comprensione per le mie azioni.
Mi stropicciai gli occhi e cacciai indietro le lacrime.
Allungai la mano al comodino di fianco al lettino, e premetti il pulsante per chiamare le infermiere. Una giovane donna coi capelli mori a caschetto fece capolino sulla porta.
- Aveva chiamato, signore? - chiese timidamente. Dovrà essere stato il suo primo giorno, di solito le altre infermiere erano molto più spigliate e decise.
- Si.. vorrei mettermi in contatto con la polizia. Devo denunciare una questione. Potrebbe chiamare lei per me? Mi chiamo Ron White - le risposi, cercando di non usare un tono che avesse potuto metterla in difficoltà.
- Certo, la chiamo subito. E'.. è successo qualcosa? -
- Diciamo che c'entra con il motivo per il quale mi trovo qui - dissi soltanto.
Lei annuì, e sparì nel corridoio.
Guardai nuovamente il soffitto e presi un respiro profondo.
- Non si torna indietro. -
*
Si era fatta tarda notte, ormai. Ma almeno l'infermiera l'aveva contattata la polizia?
Mah.
Nell'attesa che la qualche agente arrivasse, mi misi nuovamente a guardare in alto. Non avevo molto da fare qui. Con lo stadio di tumore così avanzato e le ferite alla testa, facevo ancora fatica ad alzarmi o anche solo stare sulla sedia a rotelle.
Non volevo accettare le cure per il tumore, ma avevo promesso a mia figlia che lo avrei fatto.
Il problema è che non meritavo tutto quell'amore da lei. E non lo avrei mai meritato.
Per quanto lei mi abbia dimostrato il contrario, io non sarei mai riuscito a darmi pace o a redimermi.
Avrei pensato successivamente alla questione inerente alle cure. I dolori peggioravano, ma non volevo darci peso.
Prima avrei dovuto aiutare Anna.
Un cigolio di ruote catturò la mia attenzione.
- Bene signor Bill, per questa notte rimarrà in questa stanza. Quando il letto si libererà, la porterò al terzo piano - disse la voce gentile di un'infermiera più adulta. Alzai il collo dal cuscino e notai un uomo su un lettino di fronte a me.
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Ciò che gli occhi non vedono
Teen FictionLondra, 2017. Anna ha 17 anni e nella sua vita ne ha passate veramente tante. Proveniente da una famiglia dove suo padre e sua madre infliggono violenze su di lei ogni volta che ne hanno la minima possibilità, inizia a sviluppare una corazza che la...